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LA NUOVA URNA DI BRONZO PER S. GIROLAMO MIANI
NEL SANTUARIO DI SOMASCA (1927-1930).




p. Maurizio Brioli crs.
Somasca, 23 gennaio 2004.




Cap. 1. SI PROGETTA, SI ASPETTA, SI SOGNA LA NUOVA URNA.


Sul numero di sett./ott. 1927 della Rivista della Congregazione di Somasca, a pag. 210, è riportata la decisione presa dal Venerabile Definitorio dei Padri Somaschi riunitosi a Roma presso la nostra casa di S. Alessio all’Aventino nei giorni 25-30 agosto; tra le molte proposte attivate ed approvate, si delibera: “… Per arrestare il processo di decomposizione che, secondo uno studio di persona competente, minaccia le Venerate Ossa del nostro Santo, fu deciso di far attuare subito il rimedio proposto (pulizia e consolidamento delle ossa) onde conservarle, e poi far comporre con esse una statua plastica giacente in un’urna di bronzo statuario dorato da porsi sotto l’altare all’uopo trasformato e sorretto da quattro colonnine tortili anch’esse di bronzo dorato: l’urna riuscirà una vera opera d’arte per finezza di ornamentazione e di cesellatura”.

Sul numero di novembre 1927 il Bollettino mensile “Il Santuario di S. Girolamo Emiliani” accenna per la prima volta di un’urna nuova di bronzo dorato per le Ossa di S. Girolamo e lo fa con un breve trafiletto intitolato “Per la ricomposizione del Corpo di S. Girolamo”, in cui riferisce di una lettera ricevuta dal Parroco indirizzatagli dal Rev.mo Padre Generale p. Luigi Zambarelli: “… Per il IV Centenario della fondazione del nostro Ordine il Ven. Definitorio tra le altre proposte ha approvato quella dell’urna nuova di bronzo dorato per le Ossa di S. Girolamo. Le mando il disegno che potrà far mettere in una cornice ed esporlo nella Chiesa con accanto una cassetta per le offerte; più avanti ci accorderemo per illustrarne lo scopo, la necessità e il modo onde verrà confezionata, ricomponendo le Sacre Ossa proprio costì per un riguardo alla popolazione di Somasca così devota al nostro Santo Fondatore”. Si dice poi nel trafiletto che il disegno dell’urna è ora già esposto in Chiesa, e che il disegno dà solamente l’idea della forma della stessa, la quale a lavoro compiuto sarà molto più bella per il lavoro della cesellatura che renderà l’opera veramente artistica e pregevole, data la nota valentia del prof. Barbieri.

Già, il prof. Barbieri: romano, scultore, autore nel 1922 dell’altorilievo in bronzo della tomba di papa Benedetto XV posta nelle Grotte Vaticane sotto la Basilica di S. Pietro in Roma. I nostri Padri quindi erano andati a pescare un pezzo grosso per onorare S. Girolamo!

A gennaio del 1928, sempre sul Bollettino del Santuario, si ripete l’invito caloroso ad amici e conoscenti per la raccolta di offerte: “… Le Sacre Ossa del Santo Benefattore dell’umanità saranno ricomposte in un’urna artistica cesellata dal valentissimo artista Cav. Prof. Barbieri, competentissimo in simili lavori, con l’approvazione del Sommo Pontefice, del rev.mo Mons. Vescovo di Bergamo e di altri Ecclesiastici amici nostri e devotissimi di S. Girolamo …”. Come si può capire, l’entusiasmo è al massimo. Sembra cosa ormai già bell’e fatta!

Finalmente sul numero di febbraio dello stesso anno appare in prima pagina la riproduzione del disegno della nuova urna, posta sotto la mensa dell’altare tra colonnette di bronzo di bella fattura, e si aggiunge che “… l’urna sarà di bronzo statuario, cesellato, di stile classico del Rinascimento, e verrà eseguita dallo scultore Prof. Cav. Giulio Barberi, autore del celebre monumento a Benedetto XV nelle Grotte Vaticane. La spesa per l’urna e per la decorazione dell’altare, sotto il quale verrà collocata, sarà complessivamente di £. 54.000”. In stile rinascimentale, quindi. Nella pagina successiva si riproduce una lunga lettera inviata dal Barberi al p. Zambarelli in cui, tra l’altro, dice: “… intendendosi eseguire il modello plastico della figura di S. Girolamo Emiliani (in cera policromata) da collocarsi dentro la nuova urna di bronzo, le Sacre Reliquie precedentemente trattate e pulite potrebbero essere omologamente situate, e qualora lo si desiderasse servendosi di porzioni di cristallo sostituenti in parte le superfici (ad esempio di un arto), lasciando così intravedere nell’interno la positura delle ossa … Firmato: Giulio Barberi, scultore”. Bene, così ora sappiamo il nome esatto; ed è curioso che il primitivo progetto fosse di creare una statua con volto e mani ecc. in cera colorata. Ma soprattutto fa pensare il fatto che il progetto tendesse a eliminare l’urna d’argento che tuttora si venera, cancellando così con un colpo d’arte secoli di devozione! Infatti l’urna d’argento, creata nel 1867 per le feste centenarie della Canonizzazione di S. Girolamo, aveva sostituito sì l’urna precedente creata nel 1748 (l’anno successivo alla proclamazione di Girolamo Beato), ma la disposizione delle reliquie, cranio, ossa ed ampolle con la polvere delle stesse, era stata conservata così come il Verbale della ricognizione del 1748 ce la racconta. Sarebbe dunque sparito tutto. Ma non dimentichiamo che il 14 marzo 1928 il Papa Pio XI aveva proclamato S. Girolamo patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata.

Sul Bollettino del Santuario di aprile si incita a promuovere le offerte, testualmente: “… Un illustre prelato Milanese, devotissimo di S. Girolamo, avuto notizia del progetto ebbe a dire: Deve essere onore e vanto della Valle San Martino il fare essa da sola la nuova Urna di S. Girolamo, perché essa più di tutti risente i vantaggi della protezione di questo Gran Santo …”. Si riporta anche il nobile proclama del Podestà di Merone ai Meronesi, affinché “ascrivano a proprio orgoglio il proprio spontaneo e sincero contributo per l’urna del Santo che onorò la nostra terra”.

Nel mese di maggio il Bollettino riporta una “Notizia importante: Il Prof. Cav. Giulio Barberi è venuto a Somasca il giorno 8 maggio. L’urna d’argento fu aperta dal Prevosto p. Francesco Salvatore delegato da S.E. Mons. Marelli Vescovo nostro, alla presenza della Ven. Fabbriceria, del Rev.mo Parroco di Vercurago, dei Padri della casa, e del sig. Pietro Valsecchi Vice Giudice Conciliatore e Manzoni Luigi fu Angelo, cassiere e rappresentante della Ven. Confraternita del SS.mo Sacramento. Fatti i rilievi opportuni e prese le misure delle Sacre Ossa, l’urna fu chiusa e sigillata come prima, fino al ritorno del prof. Barberi, che sarà verso la fine di Giugno o i primi di Luglio”. Pare quindi che i lavori procedano bene. Anche il Podestà di Merone si fa vivo consegnando ben £. 400 raccolte in quel paese dalla sottoscrizione aperta. Sempre in maggio “l’Altare del Santo è stato demolito e presto cominceranno i lavori per la costruzione dell’altro secondo le direttive e norme impartite dal Prof. Cav. Giulio Barberi alla Ditta assuntrice Fratelli Calvasina di Lecco … Riproduciamo ancora su queste pagine il cliché della nuova urna, secondo il progetto del Prof. Cav. Giulio Barberi il quale la sta eseguendo”. Ma la doccia fredda deve ancora arrivare …

Luglio 1928, laconicamente il Bollettino registra che “… causa indisposizione dello scultore, la nuova urna non sarà pronta per le feste centenarie imminenti; sicché quest’anno si faranno con l’urna attuale che è anch’essa bella ed artistica e fu fatta nel 1867 in occasione del primo centenario della Canonizzazione di S. Girolamo. La nuova urna sarà pronta per la seconda metà di agosto …”. Quando si deve prendere tempo … Ma la fortunata fu l’urna vecchia: viene così portata in processione a Calolzio il 14 luglio, ad Olginate il 16, il 17 a Garlate, a Brivio il 18, alla sera del 18 e per tutto il 19 a Caprino, poi rapido cursu trasportata a Erve fino alla sera del 19; di là poi a Vercurago dopo una sosta a Rossino. Da Vercurago al mattino del 20 viene riportata solennemente a Somasca dove iniziano le solenni funzioni. San Girolamo è tornato così a girare per la sua Val S. Martino!

Poi sul Bollettino di agosto-settembre 1928 si deve cedere: “Informazioni: non possiamo precisare il tempo in cui sarà pronta la nuova urna di S. Girolamo. Del resto ora che le feste sono state celebrate il ritardo non importa più tanto …”. Bella consolazione! Ma la vera consolazione arriva sul Bollettino di dicembre, dove si annuncia “una notizia che farà piacere a tanti e tanti: la Commissione incaricata della ricomposizione del Corpo di S. Girolamo, aderendo ai desideri e voti manifestati da parecchi devoti, specialmente della Brianza, ha stabilito di conservare anche l’attuale urna del Santo con la preziosa Reliquia del S. Teschio. Le altre ossa saranno messe nella statua plastica entro la nuova urna. In tal modo viene esaudito anche il voto dei buoni Somaschesi che mal si sapevano rassegnare a non vedere più il S. Teschio del loro Santo entro la tradizionale urna d’argento che è una bella e preziosa opera d’arte”. Meno male che finalmente si è capito! Povero San Girolamo, non ti lasciano proprio in pace nemmeno da Santo. Poi tra le righe del Bollettino di gennaio-febbraio 1929 si legge quasi di sfuggita “La nuova urna, che ha subito più di un ritardo a causa di indisposizione dell’artista Cav. Prof. Barberi, sarà a Somasca per le feste. Questo ci è stato assicurato da persona autorevole in grado di sapere”. Perbacco, allora si può davvero stare tranquilli, non si è poi aspettato invano. Ma passano le feste di S. Girolamo e sul successivo Bollettino di marzo compare una lettera di scuse dello scultore al Padre Generale di questo tenore: “Roma, 6 febbraio 1929. Rev.mo padre Zambarelli … la prego di far comprendere ai Signori del Comitato e a tutte le persone che stanno in attesa impaziente dell’urna, che il solo torto che a Lei può attribuirsi è di aver affidato il lavoro a un giovane artista, il quale però ama essere giudicato tardo nell’eseguire piuttosto che preciso nel consegnare frettolosamente ma di quella precisione inconsistente che non giunge a far buona impressione poi all’Arte … fra giorni inizierò la fusione in argento della testa e degli arti superiori e, a proposito di questo mutamento di materia (dalla cera policromata all’argento, che non porterà ad aumento di spesa) sono venuto in questa determinazione per evitare possibili alterazioni di colore e per dare al lavoro un senso più nobile e più duraturo. L’argento potrà essere patinato, raggiungendo un impressione di tinta, dall’avorio all’argento antico e non già smagliante. Appena fuse e cesellate queste parti, sarà mia cura eseguire buone fotografie perché siano vedute dagli interessati”. Il risultato artistico lo abbiamo fortunatamente ancora sotto gli occhi, ed è veramente valsa la pena attendere un po’ di tempo in più ma avere una rappresentazione di S. Girolamo veramente bella e gradevole alla vista degli occhi e del cuore anche dei devoti di oggi dopo più di settant’anni.

Arriva inaspettata, ma covava sotto la cenere, sul Bollettino di luglio 1929 una staffilata allo scultore, mista all’avviso dato ai lettori: “Ci ha promesso ancora l’urna per le feste di S. Girolamo il prossimo 2 luglio … Noi, per quanto proclivi in passato a credere alla sua parola, non possiamo più essere ottimisti e crediamo che il lavoro subirà ancora qualche ritardo … E’ ormai provato che l’artista è piuttosto lento nella esecuzione, preoccupato com’è di fare un’opera d’arte, che possa affrontare trionfalmente le critiche degli altri artisti. Ci vorrà ancora un po’ di tempo, per gli scrupoli dello scultore, che intende fare un’opera d’arte che si imponga alla ammirazione non solo del pubblico, ma anche degli intenditori di arte cristiana”. Qui non si sa veramente se biasimare più lo scultore o il redattore del pezzo; ci è sembrato effettivamente un po’ troppo cattivello … anche se doveva in qualche modo dir qualcosa ai suoi lettori! Oggi diciamo: meno male che l’artista ha realizzato un’opera d’arte. San Girolamo non meritava certo una qualsiasi statuetta fatta in qualche modo purché a tempo!

Successive informazioni ai lettori nel Bollettino di ottobre: “Possiamo questa volta assicurare che la nuova urna di S. Girolamo è quasi ultimata. Persone influenti del Comitato, le quali sono state personalmente a visitare la Fonderia e lo Studio dello scultore Prof. Cav. Giulio Barberi, hanno constatato che i lavori procedono alacremente. Il ritardo ci porta, gradita sorpresa, un’opera d’arte anche più bella di quella del primitivo progetto e un minor peso di circa un quintale! Ci dicono che è un lavoro veramente splendido. Verrà stabilita poi l’epoca della inaugurazione dell’urna a Somasca, perché il Rev.mo Padre Generale ha deliberato di esporla per qualche tempo nelle chiese dei Padri Somaschi in Roma, al fine di farla ammirare e giudicare dagli artisti e dal popolo, e raccogliere ancora offerte per l’urna stessa e per la collocazione nella sua Cappella della Chiesa”. Splendida, veramente un’opera d’arte. Lo possiamo ripetere a ragione. Lo scultore ne poteva giustamente andar fiero.

“Somasca, maggio 1930. E’ stata accolta con grande entusiasmo la nuova urna destinata a contenere le spoglie mortali del nostro Santo Padre; i visitatori unanimi esprimendo la loro ammirazione dicono l’opera superiore all’aspettativa” (la notizia è pubblicata tardiva sul numero di sett./ott. 1930 della Rivista della Congregazione di Somasca, a pag. 312). Invece nel “Libro degli Atti” di Casa Madre, alla data del 6 maggio si annota testualmente: “Il giorno 6 maggio 1930 è giunto il Rev.mo P. Generale Zambarelli da Roma, con la tanto attesa Urna di S. Girolamo, la quale doveva esse pronta fino dal luglio del 1928 … Tutta Somasca era ad attendere questa opera di cui tanto si era parlato. Trasportata in una stanza della foresteria fu ivi scoperta ed esposta: riuscì di gradimento generale ed ogni giorno fu un continuo affluire di visitatori per ammirare la bella opera, ma soprattutto per raccomandarsi al nostro S. Girolamo”.

Poi più nulla fino al Bollettino del Santuario di giugno 1930, su cui si legge: “… di bronzo, la bella urna ha l’aspetto caratteristico dei sarcofaghi, liberata però dagli elementi pesanti e massicci che impone la costruzione in pietra. E’ lunga m. 1,75, larga cm. 70 e alta 90. Da un piano di base, sul quale si adagia sopra rossi cuscini la figura serena del Santo, le parti angolari balzano snelle in colonnine del più puro rinascimento, sormontate da capitelli e sovrastati da una piccola cimasa che interrompe squisitamente la morbida linea di copertura. Il tetto dell’urna ricorda, con la sua copertura squamata e con la sua forma, quelle caratteristiche dei sarcofaghi del Quattocento. E un illustre Prelato, tanto devoto di S. Girolamo così ci ha scritto <Ho avuto ieri la cara fotografia dell’urna, che mi ha rievocato tante pie reminiscenze lontane e recenti, tutte legate a Somasca. La ringrazio di cuore. Non so quando potrò contemplare realmente la preziosa urna, certo non presto, ma in ogni modo sarà una delle prime visite, appena potrò tornare in Italia. Berlino, 15 maggio 1930. Mons. Cesare Orsenigo, Arcivescovo e Nunzio Apostolico>”.


Cap. 2. LA NUOVA URNA FINALMENTE A SOMASCA.


A sorpresa sul Bollettino del luglio 1930 si annuncia a tutta pagina “S. GIROLAMO EMILIANI E UNA VERA OPERA D’ARTE SACRA NEL IV CENTENARIO DEL SUO ORDINE RELIGIOSO”. Si tratta di un bell’articolo di alcune paginette a firma del p. Stanislao Battaglia crs., che si dilunga a descrivere sia il nuovo simulacro del Santo che la nuova urna. Passata completamente la velata ruggine verso lo scultore, il “battagliero” articolista si dilunga in lodi e apprezzamenti di tipo artistico e devozionale. Così a titolo di esempio: “… l’artista prescelto si dimostrò, nonché raro, forse l’unico capace di tanta impresa in questo secolo … l’ammirazione onde l’opera d’arte è accolta da grandi e da piccoli … opera che i tecnici hanno già incondizionatamente ammirata ed encomiata; e gli zelatori di arte sacra se ne sono già compiaciuti …”. Il p. Battaglia, pur con la sua nota irruenza, era però uomo e religioso capace di dire pane al pane e riconoscere il vero e il bello e di rendere il dovuto onore a chi se lo meritava. A tal proposito riporta uno stralcio della relazione inviata dallo stesso scultore dell’urna:

“… Sopra un’ossatura metallica rettilinea sono applicate le parti decorative in bronzo fuso. Necessariamente esse sono riportate per la conveniente legatura con quelle costruttive; ma queste legature rivelano la forza risolutiva, sicura che ha superato trionfalmente le particolari difficoltà meccaniche di esecuzione. L’urna posa sopra sei sostegni a teste di serafini: quattro angolari e due centrali per evitare ogni possibilità di inflessioni. La cornice inferiore, portante la targa, crea con la sua parte superiore orizzontale il piano per l’appoggio degli elementi verticali. Questi sono formati da porzioni angolari rettilinee a facce piane; e ad interrompere e ravvivare il motivo troppo semplice di queste, è applicata su ciascuna in prossimità dello spigolo una mezza colonnina (con base e capitello), dal cui movimento plantare nasce il motivo di quello della trabeazione. Questa è interamente cesellata in ogni modanatura, con gli acconci elementi ornamentali, e chiude il vano del cristallo. Come motivo terminale e di chiusura superiore dell’urna, questa è coperta da un tetto di squame riccamente cesellato. Le parti metalliche sono interamente dorate …”.

Tale nuova urna e simulacro viene solennemente benedetta ed inaugurata dal Vescovo di Bergamo mons. Marelli durante il solenne pontificale delle ore 9.30 di domenica 20 luglio 1930, Festa di S. Girolamo Emiliani. Sul Bollettino di agosto poi troviamo la descrizione particolareggiata di tutti i festeggiamenti e anche quattro fotografie che ci mostrano il card. Schuster Arcivescovo di Milano in atto di portare, assieme ad altri tre prelati, l’antica urna di S. Girolamo in processione per il paese nel pomeriggio della stessa domenica. Il piccolo e umile cardinale aveva fatto sapere con lettera del 9 luglio che sarebbe passato “… arrivando da Rovello, dove mi trovo in Visita Pastorale; farò una volata a Somasca. Non potrò arrivare che alle 15.30 e sarò costretto a ripartire molto presto, contando di fermarmi a Somasca appena un’ora. E’ tutto quello che posso fare, e lo faccio molto volentieri, sia per compiacere i Padri Somaschi sia per onorare la visita che S. Carlo Borromeo fece alla tomba di S. Gerolamo …”. Nell’accettare l’invito, ha espresso il desiderio di poter sorreggere una delle aste dell’urna che si porta in processione, dicendo che S. Carlo sarebbe stato lieto di portare in trionfo le Ossa di Girolamo Miani.

Per la cronaca riportiamo i nomi dei Comitati per i festeggiamenti civili dell’inaugurazione della nuova urna. Il Comitato d’Onore era presieduto dal Comm. Ing. Giacomo Santamaria e composto dal Sig. Podestà di Vercurago, dai Parroci della Valle S. Martino ecc. Il Comitato Esecutivo era così costituito: presidente Manzoni Andrea, vicepresidente e cassiere Barzaghi Francesco, membri Bolis Girolamo, Valsecchi Pietro, Bonacina Angelo, Milani Luigi e Riva Silvio per Somasca; Milani Martino e Angelo Bonacina per Vercurago. “Particolare lode e ringraziamento merita il Comitato Esecutivo di Somasca che ha lavorato proprio con amore ed alacrità e, coadiuvato dalla intera popolazione del paese, in una sola settimana ha saputo organizzare così bene tutto ciò che riguarda l’addobbo delle case e delle strade, l’illuminazione della facciata e campanile della Chiesa e del crocione sulla Rocca, il servizio della Banda Musicale di Calolzio, da attirare l’ammirazione e il plauso incondizionato degli illustri personaggi e delle migliaia di pellegrini intervenuti alla festa. Mandiamo anche un grazie sincero ai giornali <L’Italia>, <Il Resegone>, <L’Eco di Bergamo>, <L’Ordine di Como>, <La Domenica del popolo> ed altri per la gentilezza usataci nel pubblicare avvisi, inviti e articoli su S. Girolamo e sulle feste celebratesi per la inaugurazione dell’Urna”.

Compare, come ultimo atto di gratitudine e di festa, sul Bollettino di ottobre 1930 il ringraziamento al card. Schuster da parte del Padre Generale, in forma poetica di sonetto:


“All’ Em.mo Sig. Card. Ildefonso Schuster
Arcivescovo di Milano
ricordando la festa del 20 Luglio a Somasca.

Già lunge è il dì che il verde colle ascese,
peregrinando fervido d’amore
da le insubri contrade il gran Pastore,
ch’al Mian, primo, onor di santo rese.

Ei per superno lume o intuito apprese
quanto accetto quel pio fosse al Signore;
e, disvelate a un vago arcano odore,
ne incensò l’ossa che a l’oblio contese.

Tu, successor del Borromeo, rinnovi
coi forti esempi di virtù e di zelo
la gloria di quel giorno e l’alta gesta:

ché anzi onusti gli omeri tu muovi
col pondo sacro, mentre esulta i cielo
e il popol tutto e la natura è in festa.

P. Luigi Zambarelli C.R.S”.


Cap. 3. DESCRIZIONE DELLA NUOVA URNA.


Le urne in genere, e in particolar modo quelle che, destinate a vani angusti devono contenere reliquie di dimensioni normali, presentano particolari difficoltà di realizzazione. Occorre conciliare la necessità della resistenza strutturale del lavoro con quello della visibilità dell’interno dell’urna: il che impone sia la scelta di uno stile adatto e rispondente ad esse, sia particolari accorgimenti nella costruzione e nell’accordo delle varie parti. Ed in questo sta appunto la differenza tra l’opera d’arte e il semplice lavoro meccanico. Per quanto riguarda la nuova urna, le combinate necessità di spazio e di visuale hanno condotto alla scelta dello stile del Rinascimento. La linea elegante degli aggetti armoniosi, propria di questo stile, era l’unica che avrebbe consentito di proporzionare l’efficacia ornamentale di parti metalliche di limitata superficie con l’ampiezza degli spazi liberi da esse incorniciati. Tali parti dovevano ricevere il massimo vigore di effetti da un appropriato lavoro di decorazione che ne avesse utilizzato la caratteristica di luminosità e di colore e a tale scopo si sono dovuti studiare e disegnare motivi decorativi formanti un preciso gioco di piani e di ombre che rispettando la classicità della linea, avessero, col motivo del chiaro scuro, irrobustito l’aspetto della trabeazione necessariamente sottile.

Una notevole estensione in lunghezza della trabeazione medesima e della cornice di base avrebbe dato, malgrado l’ornato, una inevitabile impressione di monotonia; per cui si è dovuto cercare qualche varietà adatta a interrompere garbatamente le linee troppo lunghe. Allo scopo hanno servito lo stemma gentilizio della Famiglia Emiliani e lo stemma dell’Ordine dei Padri Somaschi, apposti alla trabeazione, e la targa alla cornice inferiore. Quanto alla targa si è dovuto adattare una espressione stilistica meno rigida del Rinascimento dovendo il piano recante la iscrizione essere inclinato in senso opposto al profilo complessivo della cornice su cui la targa stessa si innesta.

Secondo le regole dello stile descritto, si è proceduto alla costruzione dell’urna. Infine, dentro la stessa sopra un cuscino di damasco rosso ricamato in oro, posa il corpo del Santo vestito degli abiti dell’Ordine. Ha il capo e le mani fusi in argento. Nell’urna il 17 luglio 1930 sono state collocate parti delle Reliquie di S. Girolamo, come consta dal Verbale che si conserva nell’ Archivio di Casa Madre in Somasca:


Verbale della collocazione della nuova urna di bronzo contenente il simulacro di S. Girolamo. Somasca li 17 luglio 1930.

In data odierna il M.R. P. Prevosto Cesare Tagliaferro alla presenza dei Padri Somaschi, Stanislao Battaglia, Michele Mondino, Italo Laracca, e dei testimoni, Giuseppe Benaglia fabbriciere e Pietro Valsecchi esercente, ha collocato un tubo di metallo contenente polvere e frammenti delle antiche casse che racchiusero il corpo di S. Girolamo nel simulacro della nuovissima urna di bronzo dorato e l’ha posto sotto la veste ai piedi del simulacro stesso; così pure ha collocato sul petto del simulacro l’ampollina di vetro contenente polvere d’ossa tolta dall’urna di argento, indi dietro le spalle ha posto un pergamena con le seguenti parole:

<Anno Domini MCMXXX, die XVII Julii, testibus P. Stanislao Battaglia, Michaele Mondino, Italo Laracca C.R.S. et Iosepho Benaglia, Petro Valsecchi, ego P. Caesar Tagliaferro, Praepositus Collegii S. Bartholomaei Somaschae, ex delegatione Rev.mi et Ex.mi D. Aloysii M. Marelli, Episcopi Bergomensis, et Rev.mi P. Aloysii Zambarelli, Praepositi Gen. Cler. Reg. a Somasca, collocavi in hac urna thecam vitream semiplenam fragmentis et pulvere ossium S. Hieronymi Aemiliani extractam e veteri urna argentea sita super hoc altari eidem Sancto dicato; item aliam thecam cylindraceam ex aurichalco crystyallis occlusam, plenam fragmentis et pulvere vetustissimae arcae ligneae, extractae e loculo in cornu evangelii altaris maioris huius ecclesiae, ubi iam conditum erat corpus Fundatoris nostri. Ambae thecae munitae sunt filo serico rubro et sygillis Curiae Bergomensis>.

(L.S. Collegium Cl. Regul. S. Barthol. Somaschae)

Firmato:
P. Cesare Tagliaferro, preposito, delegato vescovile.
P. Italo Maria Laracca - P. Stanislao Battaglia
P. Mondino Michele
Benaglia Giuseppe - Valsecchi Pietro

(L.S. Praep. Provinc.) P. Ceriani D.n Giovanni Prep. Provinciale”.


Nei giorni precedenti alla grande festa, precisamente il 14 luglio 1930, sono state compiute attorno alla sepoltura e all’urna d’argento antica che racchiude le Sacre Reliquie di S. Girolamo una serie di operazioni di riordino e sistemazione (mentre era Preposito del Collegio S. Bartolomeo di Somasca il p. Cesare Tagliaferro crs.) che vale la pena ricordare, e di cui conserviamo la documentazione autentica nel suaccennato Archivio. Se ne dà pertanto la trascrizione:


Verbale sulla reposizione dei resti della antica cassa di legno che conteneva il corpo di S. Girolamo. Somasca il 14 luglio 1930.

Oggi verso le ore 14 il superiore p. Tagliaferro col provinciale Ceriani ha tolto dall’avello posto in cornu Evangelii dall’altar maggiore i resti delle casse che racchiusero il corpo del nostro S. Fondatore. Sono stati trovati avanzi di due casse di legno e tre lastre di piombo che racchiudevano le casse di legno, come si rileva da un manoscritto esistente in questa Casa in cui si narra la elevazione del S. Corpo fatta il 22 settembre 1748; ivi si dice <levaronsi le due viti e la ferrata e trovossi una cassa di legno lunga braccia 1, once 9, larga once 7.1/2, alta braccia 1 once 1.1/2 della suddetta misura distante dal muro per ogni intorno once 1.3/4 e dal suolo di cotto once 4. Si levò parimenti con scalpelli e martelli il coperchio della cassa che era bene inchiodata, e con somma consolazione ritrovossi una cassa di piombo su cui erano scolpite a caratteri d’oro le seguenti parole: BEATI HIERONYMI AEMILIANI PATR. VEN. ORPH. ET CONGREG. SOMASCHAE FUNDATORIS OSSA. Essendo stato ordinato dalli detti Monsignori di levarla e portarla sul tavolone ecc. ecc. e avendo parimenti ordinato di aprirla, fu dalli detti padri con scalpelli e martelli aperta, e trovossi un’altra cassa di legno alquanto umida su cui abenché in qualche modo consunta si distinguevano e conoscevano impresse le seguenti parole: B.P.HIERONYMI AEMILIANI OSSA. Delle due casse una è molto umida e quasi sembrerebbe spugna, l’altra è più consistente; su una delle lastre di piombo è scritto: B. HIERONYMI AEMILIANI ORPH. P. ET CONGR. SOM. FUND. OSSA.>. Della polvere delle casse con frammenti di legno delle casse stesse, si sono riempiti due grossi tubi di ottone chiusi con cristalli alle basi, di cui uno, sigillato col timbro della Curia, si riporrà nella nuovissima Urna che si inaugura quest’anno il 20 luglio 1930; l’altro tubo di ottone sigillato colla sigla C.R.S. servirà per farne altre reliquie. Tutti i resti poi e della cassa e del piombo sono stati posti in un’urna nuova di noce rivestita internamente di piombo e suggellata con la medesima sigla C.R.S. Firmato: p. Cesare Tagliaferro, preposito delegato vescovile, p. Italo Laracca, p. Stanislao Battaglia, p. Michele Mondino, Benaglia Giuseppe, Pietro Valsecchi. Visto: p. Ceriani Giovanni preposito provinciale”.


“Verbale della apertura della Urna d’argento per toglierne delle reliquie da collocare nella nuova Urna di bronzo. Somasca li 14 luglio 1930.

Oggi alle ore 4 pomeridiane alla presenza dei Padri Don Giovanni Ceriani Prep. Prov. venuto da Como, P. Michele Mondino, P. Giovanni Ciscato e P. Italo M. Laracca C.R.S. e di Giuseppe Benaglia fabbriciere e Pietro Valsecchi esercente, il P. Prevosto Don Cesare Tagliaferro, Delegato Vescovile, verificati i sigilli ecc. ha aperto l’ Urna d’argento che racchiude le ossa del nostro Padre S. Girolamo ed ha estratto un osso del Santo dell’altezza di circa 10 centimetri per collocarlo nel nuovo Reliquiario, dono fatto a questa casa dal Padre Generale Luigi Zambarelli. L’osso messo nel Reliquiario è stato suggellato coi timbri Vescovili. Inoltre il P. Prevosto ha tolto due ampolle di vetro contenenti polvere di ossa dello stesso santo di modo che delle sette ampolle che ivi erano state poste come risulta da Relazione fatta nel 1748, ora sono rimaste cinque. Una delle ampolle estratte è da mettersi nel simulacro del Santo nella nuovissima urna di bronzo insieme col tubo pieno di polvere e frammenti delle vecchie casse di legno; l’altra si conserva per fare piccole reliquie di S. Girolamo.
Finita questa delicata operazione, sulla pergamena esistente nell’ Urna d’argento sotto il teschio del Santo e che già fu scritta nel 1867 con firma del Vicario Generale di Bergamo Mons. Colombelli, delegato di Mons. Speranza, il P. Prevosto ha scritto queste testuali parole:

<Anno Domini 1930, die 14 Julii,
ex delegatione Rev.mi et Ex.mi Episcopi Bergomensis Aloysii M. Marelli, et Praep. Gen. Ordinis nostri P. Aloysii Zambarelli, ego P. Caesar Tagliaferro, Praepositus, praesentibus P. Michaele Mondino, P. Ioanne Ciscato et P. Italo Laracca C.R.S., testibus Iosepho Benaglia et Petro Valsecchi, hanc urnam aperui, unum ex ossibus extraxi, et in theca peculiari collocavi; item duas thecas vitreas cum fragmentis ex ossibus, quarum alteram in novo simulacro sub altari inclusi, alteram servavi ad conficiendas parvas reliquias.
(L.S. della Curia di Bergamo)
f.to P. Caesar Tagliaferro Praepositus>.

Quindi riposta la pergamena sotto il teschio del Santo nell’ Urna d’argento, alla presenza dei suaccennati testimoni e Padri, eccetto il M.R. Provinciale ripartito per Como, il M.R.P. Don Cesare Tagliaferro ha suggellato l’ Urna con i timbri della Curia Vescovile e l’ha rimessa al suo posto sull’altare al Santo dedicato.

(L.S. Collegium Cl. Regul. S. Barthol. Somaschae)

Firmati:
P. Cesare Tagliaferro, preposito, delegato vescovile.
P. Italo Maria Laracca - P. Mondino Michele
Benaglia Giuseppe - Valsecchi Pietro
P. Stanislao Battaglia
V.o P. Ceriani D.n Gius. Praep. Prov.le”.

Ultima importante annotazione, soprattutto per i più giovani: entro l’anno 1967 tutto l’altare della Cappella di S. Girolamo viene smontato dalla parete a sud e rimontato sulla parete di est, dove si trova tuttora; questo perché viene creata ex novo la navata di destra della Chiesa; in questa occasione verrà eliminata la mensa del settecentesco altare, sotto cui stava dal 1930 la nuova urna di bronzo (questa mensa, un unico bel pezzo di sarizzo, verrà posta in opera sopra la mensa dell’altar maggiore e lì si trova tuttora); l’urna verrà posta sotto moderno altare staccato e posta al centro della Cappella, secondo le rinnovate norme liturgiche, così come ancora oggi si può vedere. Le belle colonnine tortili di bronzo dorato finiranno nel 1974 a par da sostegno al piccolo altare nella chiesetta della Risurrezione al cimitero della Valletta, risistemata un po’ l’anno prima.

Ultimissima: nell’anno 2003 la ditta Pozzoni di Cisano Bergamasco ha sponsorizzato, tra l’altro, i lavori di ridoratura dell’urna bronzea; in questa occasione si è provveduto a dotare la stessa di cristalli antisfondamento.