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Testamenti fatti in tempo di peste (1629-30)

dal p. Giovanni Calta in Somasca e dintorni

Minute di testamenti, legati e ultime volontà raccolte dai padri somaschi don Giovanni Calta e don Domenico Caldogno durante la pestilenza del 1629-30 in Somasca, Erve, Rossino, Lorentino e Calolzio.

Il fascicolo contiene anche due testamenti anteriori (1614 e 1623) e uno del 1633 più una lettera inviata, da Bergamo, da Giovanni Battista Benaglio a padre Giovanni Calta.

SOMMARIO

(dopo di cui segue la trascrizione)

1614, 3 SETTEMBRE - SOMASCA 4
Disposizioni testamentarie di Antonio Ondeis di Beseno 4

1623, 10 GENNAIO - SOMASCA 4
Testamento di Domenico Peruzzo dei Benagli fu Girolamo 4

1629, 12 FEBBRAIO - SOMASCA 5
Testamento di Domenico Valsecchi di Somasca 5

1629, 14 FEBBRAIO - SOMASCA 5
Testamento di messer Giovani Peruzzo dei Benagli di Somasca 5

1630, 3 MARZO - SOMASCA 6
Testamento di messer Beltramo Valsecchi fu maestro Paolo di Somasca 6

1630, 27 MARZO - ERVE 7
Testamento di Bartolomeo Amigoni fu Antonio dei Tana di Costaloterio 7

1630, 5 APRILE - ROSSINO 7
Testamento di messer Martino Valsecchi fu Giordano 7

1630, 5 APRILE - ROSSINO 8
Testamento di messer Martino Valsecchi fu Giordano 8

1630, 5 APRILE - ERVE 8
Testamento di Battista Bolis fu Pietro Giovanni detto travaglia di Saina 8

1630, 25 APRILE - SOMASCA 9
Testamento della sig. Maria vedova di Cristoforo Segalini detto falcone di Somasca 9

1630, 29 APRILE - SOMASCA 9
Testamento di messer Antonio Benaglio fu Martino detto della Torre 9

1630, MAGGIO? – SOMASCA? 10
Disposizioni testamentarie di messer Antonio Volpe fu Giorgio 10

1630, 3 MAGGIO - SOMASCA 10
Capitoli del testamento del sig. Giovanni Peruzzo dei Benagli fu Giacomo 10

1630, 9 MAGGIO - CALOLZIO 11
Testamento di messer Francesco Comarda Rota fu Michele 11

1630, 16 MAGGIO - ERVE 11
Disposizioni testamentarie di Antonia Amigoni vedova di Pietro Gazolo 11

1630, 20 MAGGIO - CALOLZIO 11
Testamento di messer Paolo Fontanella fu Ambrogio 11

1630, 20 MAGGIO - SOMASCA 12
Testamento della sig. Caterina moglie di messer Giovanni Battista Ondei fu Agostino di Beseno 12

1630, 22 MAGGIO - SOMASCA 12
Giovanni Antonio Bolis fu Albertino vende una casa posta in Somasca a Giovanni Battista Defendino dei Benagli fu Giovanni 12

1630, 22 MAGGIO - SOMASCA 13
Testamento di Margherita figlia del fu Giovanni Segalini. 13

1630, 24 MAGGIO - LORENTINO 13
Testamento di messer Giovanni Battista Benedetti fu Donato 13

1630, 24 MAGGIO - SOMASCA 14
Testamento di Giovanni Antonio Bolis fu Albertino di Beseno. 14

1630, 24 MAGGIO - SOMASCA 14
Testamento di Giovanni Antonio Bolis fu Albertino de Beseno 14

1630, 24 MAGGIO - SOMASCA 15
Dispositione testamentarie di Lucia fu Albertino Bolis di Beseno 15

1630, 27 MAGGIO – ERVE 16
Disposizioni testamentarie di Onoria vedova di Beltramo Amigoni di Costaloterio 16

1630, 27 MAGGIO – ERVE 16
Disposizioni testamentarie di Lucia moglie di Piero Amigoni di Costaloterio 16

1630, 27 MAGGIO - BERGAMO 17
Lettera di Giovanni Battista Benaglio indirizzata a padre G. Calta 17

1630, 5 GIUGNO - SOMASCA 17
Testamento di Antonio Volpe fu Bernardo di Saina di Erve 17

1630, 8 GIUGNO - SOMASCA 18
Testamento di messser Giovanni Bolis detto il Folla fu Giovanni Battista. 18

1630, 8 GIUGNO - SOMASCA 18
Disposizioni testamentarie di Angelica vedova di Giovanni Battista Bolis e di Caterina sua figlia 18

1630, 9 GIUGNO - SOMASCA 18
Testamento della sig. Giustina Grimoldo fu Andrea da Vercurago 18

1630, 10 GIUGNO - SOMASCA 19
Codicillo di messer Giovanni Bolis fu Giovanni Battista di Beseno 19

1630, 12 GIUGNO - ERVE 19
Testamento di Giovanni Battista Mazoleni fu Alberto di Cereda 19

1630, 14 GIUGNO - ERVE 20
Disposizioni testamentarie di Alessio Cattaneo fu Cataneo 20

1630, 14 GIUGNO - ERVE 20
Disposizioni testamentarie di Caterina vedova di Agostino Cattaneo e di Antonia vedova di Giovanni Pietro Cattaneo 20
Memoria dei testamenti di Caterina Bolis fu Pietro e di Apollonia vedova di Giuseppe Bolis 20

1630, 14 GIUGNO - ERVE 21
Disposizioni testamentarie di Apollonia vedova di Lorenzo Valsecchi 21

1630, 14 GIUGNO - ERVE 21
Testamento di Caterina figlia di Piero Bolis detto Patuffa 21

1630, 22 GIUGNO - ERVE 21
Testamento di Pietro Amigoni figlio del fu Giovanni di Tommaso di Costaloterio 21

1630, 22 GIUGNO - ERVE 22
Disposizioni testamentarie di Giacomina vedova di Cataneo figlio di Alessio 22

1630, 27 GIUGNO – ERVE 22
Testamento di Alberto Bolis figlio del fu Antonio di Prà molon 22

1630, 29 GIUGNO - ERVE 23
Testamento di Gervasio Valsecchi figlio del fu Alberto detto Taegio 23

1630, 29 GIUGNO – ERVE 23
Codicillo testamentario di Alberto Bolis fu Antonio di Cereda 23

1630, 2 LUGLIO - ERVE 24
Testamento di Francesco Amigoni fu Cumino detto fugaccia di Costaloterio 24

1630, 6 LUGLIO - ERVE 25
Codicillo testamentario di Giovanni Battista Mazzoleni fu Alberto di Cereda 25

1630, 7 LUGLIO – ERVE 25
Codicillo testamentario di Giovanni Battista Amigoni fu Bernardo detto Romagnolo di Costaloterio 25

1630, 9 LUGLIO – SOMASCA? 25
Disposizioni testamentarie della sig. Elisabetta Amigoni moglie del sig. Giovanni che fu del sig. Piero 25

1630, 12 LUGLIO - ROSSINO 26
Disposizioni testamentarie di messer Giuseppe Valsecchi fu Gervasio 26

1630, 12 LUGLIO - ROSSINO 27
Testamento di messer Giuseppe Valsecchi fu Gervasio 27

1630, 16 LUGLIO – ERVE 27
Testamento della sig. Angelica moglie di messer Cristoforo Valsecchi fu Pedrino di Cereda 27

1630, 17 LUGLIO – CORNELLO DI CALOLZIO 27
Testamento di Vitale Mazoleni detto Lua fu Domenico di Cereda 27

1630, 31 LUGLIO - CALOLZIO 28
Legato di Antonio Valsecchi detto quaresima di Nesolio di Erve 28

1630, 1 AGOSTO - ROSSINO 28
Disposizioni testamentarie di Giovanni Battista Moscheni fu Alessandro di Gazio 28

1630, 1 AGOSTO – TOVO DI CALOLZIO 28
Disposizioni testamentarie di Francesco Fontanella fu Antonio da Arola 28

1630, 3 AGOSTO - ROSSINO 29
Memoria delle disposizioni testamentarie fatte dalla moglie di messer Giovanni Battista Valsecchi fu Gervasio e figlia di messer Francesco Ratto 29

1630, 14 AGOSTO - ROSSINO 29
Testamento di Lorenzo Rota fu Francesco di Gazio 29

1630, 17 AGOSTO - ROSSINO 29
Testamento di messer Innocente Valsecchi fu Giacomo della Cà 29

1630, 19 AGOSTO - ROSSINO 30
Codicillo di messer Zambello Zambeletti fu Giovanni Giacomo della Cà 30

1630, 1 SETTEMBRE - ROSSINO 30
Testamento di Domenica moglie d’Antonio Moscheni fu Alessandro di Gazio 30

1630, 12 SETTEMBRE - SOMASCA 30
Testamento del sig. Ambrogio Volpe. 30

1630, 15 SETTEMBRE - ROSSINO 31
Memoria del testamento di Gervasio Valsecchi fu Andrea detto taegio 31

1630, 2 OTTOBRE - SOMASCA 31
Testamento di Pietro Benaglio fu Giovanni Giacomo detto di Tognetto 31

1630, 30 OTTOBRE - SOMASCA 32
Testamento di messer Giovanni Battista Amigoni fu Cristoforo 32

1631, 16 MARZO – SOMASCA 32
Donazione di lire 96 alla chiesa di S. Bartolomeo di Somasca fatta da Giuseppe Bonfanti fu Ambrogio 32

1632, 21 MARZO - SOMASCA 32
Bernardo Bolis fu Giovanni Angelo di Saina e fratello della fu Maria Bolis rivede i conti della dote della defunta sorella assieme al fratello del defunto marito della stessa. 32

1633, 19 GIUGNO - SOMASCA 33
Codicilli di messer Pietro Barello detto il Papino 33

TRASCRIZIONE DEGLI ORIGINALI

riordinati cronologicamente


Lasciti e testamenti rogati da Padre Calta CRS (1630)

(Gli originali sono a Somasca: ACM XXL 79)

p. I
Legati e testamenti fatti in tempo di peste l’anno 1630, L. n° 6
Legati Provv. Gen.li 1630

p. II
Alli 20 gennaro 1635
Si diedero al Padre Calta gli instrumenti de gli interessi nostri con il sig.r Giorgio Airoldi da me D. Celio Maffioli Prep. etc. per farli vedere à Bergamo, havendo pensiero de movergli lite per haver egli prima procurato di farli annullare etc.

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(p.1)

Notta di dinari scossi, et di quelli che diccono haver pagato li dinari lasciati alla Casa di S.to Bartolomeo di Somasca.
Prima - Sebastiano q. Antonio Brino de Biffi di Oneta, si dice esser stati pagati per il R.do da Chiuso al M. R.do S.r Padre Calta. L.10
Angelica uxor q. Gio: Angelo Benedetti lascia L. 140 quali si dice haverli sborsati, et pagati al M. R.do S.r Padre Calta.
Pietro Benaglio detto il Tognetto debitore de L. 9 dice haver pagato, dicco L.9

Testamenti consignati a d. Pietro Manzoni sono cioè
Testamento di ms. Gio: Bolis q. Gio: Battista detto il folla L 150
Testamento de Angelica q. Gio: Battista Bolis L 110
Nel sudetto testamento vi si ritrova un legato di Caterina sua figliuola di L300.
Nell’istesso foglio si ritrova il testamento di Justina q. Andrea Grimoldo L150
Testamento di ms. Martino q. Giordano Valsecchi, la selva
Testamento di Giuseppe Valsecchi q. Antonio L 100
Testamento di Antonio Vintilato? L 100
Testamento di Innocente Valsecchi q. Giacomo dalla Cà L 200
Testamento di Dominico Perutio de Benagli q. Girolamo L 7
(in calce da altra mano) - restituiti

1614, 3 settembre - Somasca
Disposizioni testamentarie di Antonio Ondeis di Beseno
(p. 98) Adì 3 setembre 1614 in Besè
Antonio Ondeis de Besè infermo ma in suo sentore temendo di non poter haver tempo di far il suo testamento prega me infrascritto curato di S. Bartolomeo che noti quello che vole lasciare tantanto per l’anima sua quanto per altri.
Lascia prima che morendo sia sepolto in S. Bartolomeo di Somasca nella sepoltura del Corpus Domini e nella mortorio? vole che siano prese L.40, inoltre doppo la morte vole che la detta compagnia habbia pertiche n° cinque e tanto quanta è silvata e boschiva dove si dice in pra ferè con obligo de L.7 soldi 10 ogn’anno alli padri de Somasca per l’anima sua.
Item lascia à Jeronimo e Battista fratelli figli del q. Bartolomeo …? tre per uno in tutto L.6
Lascia a sua sorella Franceschina che possi godere ogni cosa in sua vita, doppo sua vita a Agostino e soi heredi se Battista no haverà heredi in vita.
Doppo la vita delli sudeti lascia alla Scola del Corpus Domini ….? di S. Bartolomeo di Somasca con obligo che li sindaci diano (manca – ndr).
Doppo il fine di tutti li heredi vole che li sindeci diano alli R. P. di Somasca ogni anno L. 35 per 3 offici da morto con messe 7.

1623, 10 gennaio - Somasca
Testamento di Domenico Peruzzo dei Benagli fu Girolamo
(p. 58) In nomine Domini. Amen. Adì 10 genaro 1623
Testamento di Domenico Peruzzo de Benaglij q. Girolamo infermo di corpo, sano di mente per gratia del Signore, volendo accomodare le cose sue. Primo raccomanda l’anima sua all’Altissimo Iddio, e per l’anima sua lascia un scudo alla chiesa parochiale di Somasca aciò li si facia tanto bene per l’anima sua.
E più lascia herede universale de tutto il suo Girolamo suo figliuolo quale ha di propria bocca nominato.
E lascia di dotte alle tre sue figliuole: cioè à Marta, à Santa et à Elisabetta la portione che li verrà secondo la quantità della roba che ci serà al tempo et età legitima di maritarsi.
E non potendo esser con il fratello habino per loro uso vita durante la camera di sopra.
E caso che mora Girolamo suo figliuolo, le tre figliuole cioè Marta, Santa e Elisabetta sijno heredi e morendo l’una herediti l’altra.
E caso che mora Girolamo e Marta, Santa ed Elisabetta senza heredi lascia in questo caso herede il ms. Antonio o vero suoi heredi.
E delli sopra di essi minori instituisce Tutori e Curatori con quella autorità che li conviene, il Sig.r Giorgio Airoldi q. Antonij, e ms. Gio. Peruzzo de Benalij q. Giacomo e ms. Viviano Benagli q. Franceschini.
Al sopradetto testamento furono presenti l’infrascritti testimonij chiamati ed idonei:
Il Sig.r Giorgio Airoldi q. Antonij, ms. Viviano q. Franceschini Benaglio, ms. Gio. Peruzzo de Benalij q. (p. 59) Jacobi, ms. Galdino de Benagli q. Bartolomei, ms. Gio. Battista Amigoni q. Christofori, Pietro Segalini q. Hieronimi, e Martino de Valsecchi q. Bernardino tutti idonei e conosciuti.
Qual testamento per necessità, non ritrovandosi Notaro, l’ho scritto io infrascritto di propria mano, essendo pregato e per fede mi sono soto scritto.
D. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari della Congregatione de Somasca e curato di Somasca, mano propria etc.

1629, 12 febbraio - Somasca
Testamento di Domenico Valsecchi di Somasca
(p.16) In Nomine Domini. Amen. In Somasca etc.
Ritrovandosi Domenico de Valsecchi q. Antonio Paolo in letto amalato, sano di mente per gratia del Signore, volendo fare il suo testamento e non essendovi notaro in queste parti, dubitando della morte, per accomodar le cose sue, ha pregato me infrascritto come persona publica e Curato di Somasca, che alla presenza delli infrascritti testimonij scriva il presente suo testamento.
Et prima ha cassato e cassa qualsivoglia altro testamento qual havesse fatto e vole che il presente sij valido e vaglia per la sua ultima volontà.
E più de tutto li suoi beni, tanto mobili, quanto stabili instituisse heredi li suoi fratelli, cioè Beltramo, Giacomo ed Antonio con gl’infrascritti carichi e oblighi da sodisfarsi etc.
Primo – lascia scudi cinquanta de troni sette l’uno per una volta tanto alla Scola del Santissimo Sacramento di Somasca, questi scudi cinquanta vol sijno inpiegati e detto capitale resti perpetuo a detta Scola.
2° - lascia per sussidio dell’anima sua, alli M. R. P.P. del Collegio de S.to Bartolomeo di Somasca scudi cento de troni sette l’uno aciò detti P.P. dichino tanti officij e Messe per l’anima sua, rimettendosi in questo à dessi P.P.
(p.17) 3° - lascia à sua sorella Barbara scudi cento di troni sette l’uno, de quali possa godere l’uso frutto mentre che vive, e anco possi disporre di detti cento scudi per l’anima sua solamente e non per altra causa.
E questo sij il suo ultimo testamento, quale vole vagli per via di testamento e se non vale per via di testamento vale vagli per via di codicillo, e se non vale per via de codicillo vole vaglia per via di donatione in causa di morte, in ogni miglior modo e conditione che possa fare volendo che in questo testamento le sijno tutte queste conditioni che si ricorano per valida. Perché così è la sua volontà.
Fatto e publicato alla presenza di me d. Giò Calta preposito de Chierici Regolari e curato de S. Bartolomeo de Somasca e delli infrascritti testimonij, nella camera di sopra del detto Domenico giacendo in letto amalato.
Io Giorgio Aijroldo fui presente per testimonio
Io Egidio Aroldo fui presente per testimonio
Andrea Segalini q. Giacomo. Martino q. Bernardo Valsechi, Pietro Borello q. Giacomo, Defendino Benaglio q. Giò et Giò Antonio Bolis q. Albertino tutti jdonei e conosciuti etc.
Adì 12 febraro 1629 in Somasca.
Io d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari de Somasca e curato di Somasca ho scritto il presente testamento e sotoscritto di propria mano etc.

1629, 14 febbraio - Somasca
Testamento di messer Giovani Peruzzo dei Benagli di Somasca
(p.18) In nomine Domini Amen. L’anno del Signore 1629 adì 14 febraro alla presenza di me d. Gio. Calta preposito de Chierici di Somasca e curato di Somasca e delli infrascritti testimonij.
Ritrovandosi ms. Gio. Peruzzo de Benagli gravemente amalato, sano la Dio gratia di mente, dubitando per la sua vita per la gravezza del male, non ritrovandosi in queste parti notaro, ha pregato me infrascritto come persona publica e Curato di Somasca, che vogli distendere il suo testamento e ultima volontà come per charità ho fatto e facio.
Prima ha raccomandato e raccomanda l’anima sua all’Altissimo Iddio pregandolo habbia misericordia e quando piacerà a Sua Divina Maestà riceverlo in gratia sua.
E più ha instituito e instituisce heredi de tutti li suoi beni stabili e mobili li due suoi figliuoli Francesco e Giuseppe Carlo, quali ha nominato di sua propria bocca.
E più lascia sua moglie madonna Anna quale ha con la propria bocca nominata donna e madonna usufruttuaria di tutto il suo, stando però in stato vedovile mentre vive.
E più ad Apolonia sua sorella, quale ha nominato con la propria bocca, volendosi maritare che delli suoi beni, cioè del detto testatore, le sijno dati scudi ducento di dotte di (p. 19) sette troni l’uno ne possi pretendere altro caso anco non si vogli maritare restando in casa sij trattata condecentemente come tutti gli altri di casa.
E più à due suoi figliuole, quali nominò con la propria bocca, Caterina e Giacomina lascia di dote al suo maritare scudi ducento di sette troni l’uno, per ciascheduna di loro, et in caso che ò tutte due ò l’uno di loro non si volessero maritare stijno appresso la madre, e sijno ospitate da detti suoi heredi convenientemente secondo il suo stato e niuno li possi molestare.
E più ordina e comanda ali supra suoi heredi ò vero tutori quali nominerà, pagherà un debito di scudi cinquanta di sette troni l’uno quali danari lasciò avanti? la sua professione al Monasterio di Baccanello, il sig.r prete fra Giuseppe fratello del sudetto testatore etc.
E più havendo li giorni passati fatto un elemosina di libre ducento alla Scola del S.mo Sacramento di Somasca, quali libre ducento sono sopra una pezza di terra in Brugher di ms. Francesco Cola di Vercurato, trenta lire alli R.R. P.P. di Somasca quali sono l’usufrutto di dette 200 lire come per scritto appare fatto da me e infrascritto alla presenza de testimonij, del quale s’habbi ricet.ne de anni tre, e di più alla sudetta Scola ho fatto elemosina di tutte le spese fatte per la recuperatione di dette ducento lire hora comporta di ….?. e voli sij valida, cioè si fosse fatta con tutte quelle solennità che si ricercano in ogni miglior modo e maniera che si può fare.
E più volE che sij e fatto per elemosina al giorno de tutti li Santi 4 stara di pane di frumento, e caso che non se fosse raccolto frumento si facino di miglio, e destribuito à poveri nel detto anno dopo la sua morte, e caso che non si facesse raccolta, da termine due anni dopo la sua morte a far l’elemosina di detto pane.
E più instituisce Tutori e Curatori delli detti suoi figliuoli et heredi minori, l’Ill.mo Sig.r Conte Guido Benaglio, il Sig.r Ambrosio Volpe da Somasca, (p.20) ms. Giuseppe Benaglio da Vercurato e Madonna Anna moglie del detto Testatore, e in caso che moresse detto ms. Giuseppe mentre serà minori li detti suoi heredi, instituisce tutore ms. Francesco figlio di detto ms. Giuseppe.
E più in caso che uno o tutti e due delli sudetti suoi figliuoli ed heredi nominati di sopra moresse senza heredi, ordina e vole che uno herediti l’altro, e morendo tutti due hereditino le figliuole e l’una sij herede dell’altra.
E più alle figliuole sue sudette e nominate da detto testatore cioè Caterina e Giacomina e la sorella Apollonia, non potendo stare con li fratelli, ò nepoti, lascia che li ….? d’una delle sue case per loro uso ed habitatione e mezo l’horto per loro uso, il luogo di Conezza? sino alla strada per loro usufrutto, mentre vivino honestamente, et non vivendo honestamente non possino pretendere cosa alcuna.
E più lascia che li detti suoi tutori e curatori faccino dir per l’anima del sudetto testatore à spese delli sudetti suoi heredi Messe cento, tra quali ve ne sijno due cantate per ogni dieci, quanto prima andando li anni buoni in quanto al racolto, in casi che tempestasse il paese, da termine anni 10 à far le dette Messe.
E questo suo testamento voli che vaglia in questo miglior modo che si può, e se non val per via di testamento che vaglia per via de codicillo, e se non vale per via di codicillo vaglia per via di donatione, in causa di morte, perché così è la sua volontà e non altrimenti.
Fatto nella camera superiore appresso il letto dove giaceva infermo il sudetto ms. Gioanni alla presenza di me d. Gioanni Calta preposito de Chierici Regolari de Somasca e Curato de Somasca e detti infrascritti testimonij.
Ms. Gio. Battista Amigoni q. Christoforo, Gio. Battista Defendino de Benagli q. Giovanni.
(p.21) Francesco Testa figlio de Pietro, Alberto Benaglio di ms. Domenico, Martino Benaglio q. Bartolomeo, Gio. Battista Testa de Pietro, Gio. Tavolta? q. Ambrosio da Chievà, Piero di Sesiano? Ducato di Milano, tutti idonei e conosciuti et per fede etc.
D. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari di S. Bartolomeo di Somasca e Curato pregato ho scritto il soprascritto testamento e sotoscritto di propria mano.

1630, 3 marzo - Somasca
Testamento di messer Beltramo Valsecchi fu maestro Paolo di Somasca
(p. 81) In nomine Domini. Amen
Minuta del testamento fatto da ms. Beltramo de Valsechi q. magistro Paolo de Somasca soto li 3 marzo 1630.
Primieramente raccomanda l’anima sua à Dio e revoca qualsivoglia altro testamento o codicillo che havesse fatto e vole che questo prevaglia à tutti gli altri perché così è l’ultima sua volontà.
Secondariamente lascia et instituisce herede de tutti gli suoi beni così presenti come futuri Domenico suo fratello ò vero suoi heredi con gli infrascritti aggravij, cioè:
Lascia alla Scola del S.mo Sacramento di Somasca lire cinquanta di moneta di Bergamo, per una volta tanto.
E più lascia due messe alla settimana per l’anima sua per un’anno solo dopo la sua morte, quali messe ordina che sijno dette dalli RR. PP. di S. Bartolomeo di Somasca; à quali per li sudette messe vole e ordina che sij dato conveniente elemosina dal suo herede.
Ultimamente lascia à ms. Antonio e Giacomo suoi fratelli lire venticinque per una volta tanto, da dividersi tra loro due fratelli, con questo che non possino pretendere cosa alcuna, ne beni de esso ms. Beltramo testatore, e questa è la sua ultima volontà qual ordina e vole che vaglia in quelli migliori modi e maniere che può valere, come se fosse fatto per via di donatione in caso di morte, testamento o codicillo eò con altre maggiori solennità.
Io d. Gioanni Calta preposito de Clerici Regolari de S. Bartolomeo di Somasca e Curato ho scritto il sudetto testamento pregato dal sudetto ms. Beltramo testatore, e per fede della verità mi sono sotoscritto di propria mano il giorno et anno di sopra.

Adì 19 marzo 1630 in Somasca su la porta del Torchio de PP. de Somasca, chiamato Domenico q. ms. (p.82) Paulo de Valsecchi ad instanza di Antonio e Giacomo fratelli del sudetto Domenico, da me infrascritto fu letto il retroscritto testamento del q. ms. Beltramo loro fratello, alla presenza del sig.r Giorgio Airoldo q. Francesco di Somasca et Gio. Antonio Bolis q. Albertino, e fu riconosciuto il retroscritto testamento dal sudetto Domenico et approvato anco dalli sudetti Antonio e Giacomo fratelli come se fosse fatto per mano di Notaro publico, e con le solite solennità, onde per fede, pregato dalle parti mi sono soto scritto il dì et anno sudetti.
d. Gio. Calta etc., l’istesso di sopra mano propria etc.

1630, 27 marzo - Erve
Testamento di Bartolomeo Amigoni fu Antonio dei Tana di Costaloterio
(p. 40) Adì 27 marzo 1630
In strada dove si dice il ronchetto? a una fenestra in tempo di peste, Bartolomeo q. Antonio Amigoni de Costaloterio delli Tana infermo di peste ma sano etc. Primo raccomanda etc.
Instituisce heredi tre sue figliuole Apollonia, Margarita e Caterina e il ventre di sua moglie Pedrina se maschio herede se femina in ugual portione di tre.
Per l’anima sua un pezza di terra al Campo longo sino a li confini della riva alla Madonna del Rosario di Herve. E più per l’anima sua messe n° 6 all’anno per anni 6
E più sua moglie donna e madonna usufruttuaria sin che la scampa se vivrà in stato vedovile.
Tutori Antonio Volpe q. Bernardo di Saina, Christoforo de Valsecchi q. Pedrino, e donna Pedrina sua moglie q. Christoforo.
E più ad Antonio ..…? e Gio. Battista suoi nipoti lire 100 per ciascheduno per una volta tanto.
Testimoni: Pedro q. Gio. Amigoni, Comino q. Piero Suigo detto …..?, Bernardo q. Gio. Antonio Amigoni, ……….? tutti di Costa Lotero di Herve, testimonij chiamati per un cambio e cessione che haveva fatto Bortolomeo Amigoni q. Antonio delli Tana di Costa Lotero con il sig.r Ambrosio Volpe di Somasca q. Andrea di lire cinquecento, de quali è creditore il sudetto Bartolomeo delli heredi di Beltramo Amigoni delli Ventilà di Somasca, assicurati sopra una pezza di terra arativa, avidata e boschiva nel commune di Somasca dove si dice alla Vite e allo Scontro?. Il sudetto sig.r Ambrosio sì obliga à pagare un debito del sudetto Bartolomeo qual ha con Domenico Amigoni q. Ambrosio da Somasca di lire cento e ottanta sei, e per il resto sino al compimento de lire 500 renoncia parte d’un credito qual ha il sudetto sig. Ambrosio con Antonio Volpe q. Bernardo de Saina, al sudetto Bartolomeo: obligandose l’una parte e l’altra, per mantenimento del sudetto cambio ò cessione de crediti e debiti ….?. e la robba in buona forma etc., fatto alla presenza delli supradetti testimonij e del sudetto Antonio Volpe il di, anno e luogo notato in cima di questo foglio.

1630, 5 aprile - Rossino
Testamento di messer Martino Valsecchi fu Giordano
(p. 37) In nomine Domini. Amen
Testamento di ms. Martino Valsecchi q. Giordano soto il di 5 aprile 1630, scritto da me d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari de S. Bartolomeo di Somasca e confessore del sudetto ms. Martino ricevuto da me soto segillo lo scritto da consegnar à Notaro publico sigillato, non potendo esso ms. Martino scrivere ne consegnarlo per sospetto di peste, per la quale è stato sequestrato in casa, il testamento è del tenore seguente.
Ritrovandosi esso ms. Martino per Dio gratia sano di mente e di corpo volendo disporre delle cose sue presenti raccomanda l’anima sua etc.
Prima instituisce herede de tutti li suoi beni presenti e futuri due suoi figliuoli maschi, quali ha nominato con la propria bocca, Francesco e Carlo. E alle figliuole femine 200 scudi per una di dote, Caterina, Apollonia e Santa. E caso che morissero li heredi senza figliuoli aggionge scudi 50 per una dote.
E più lascia le due selve chiamate in terra Marza per la 1a parte alla Madonna del Lavello, per la 2a alla luminaria del S.to Sacramento di Castello Rossino e la 3a alla Capella del Beato Girolamo di Somasca.
E più lascia una pertica di terra de ronchetti de fighezzi? dalla parte che per coherentia la chiesa, in tre parti alle sudette tre chiese, qual venduta e cavato il prezzo ogniuna delle sudette chiese sijno obligate fare tanti officij e messe per l’anima del testatore e di sua moglie per rata della contenente parte.
(p. 38) E più lascia che sij adempita la volontà del q. suo padre ms. Giordano, che sij data alla luminaria del S. Sacramento de Castello la riva sotto la casa di ms. Gio. Antonio Rosa da mattina e mezzo dì l’herede di ms. Gio. Angelo, l’herede di Giacomo Valsecchi la notte.
E più che sij fatta l’elemosina di lire sessanta per l’anima del q. suo padre ms. Giordano.
E più morendo li suprascritti heredi lascia heredi per la metà li figliuoli di Giuseppe suo fratello.
E caso che non havesse figliuoli suo fratello, lascia à suo cognato Guido della Scola di Moioli con obligo di dare la metà de frutti per elemosina divisa in tre parti uguali, ogni anno in perpetuo al Monasterio di padri Capucini di Pescarenico, la 2a à il monasterio di Montbarco, la 3a à quello di Baccanello.
E più per una volta tanto lascia lire cinquanta à Gio. Battista q. Gervasio de Valsecchi, e à Giuseppe di Antonio Valsecchi suoi cugini, da dividersi fra di loro ad uguale parte.
Una metà alli sudetti Monasterij e morendo Giuseppe senza heredi alla Capella del Beato Girolamo di Somasca per la metà e l’altra metà al Lavello, con obligo de messe et officij che all’anno che piacerà alle parti per l’anima sua e de suoi heredi. E più instituisce e ordina Tutori de suoi figliuoli minori Sig. Padre Evaristo Bolis, Sig.r Domenico Perolla?, Ms. Giacomo Benoli e il Sig.r Conte Guido Benaglio, e per quello che posso me d. Gio. Calta etc.
(p. 39) E più obliga li suoi heredi di dar per elemosina alli sudetti Monasterij di Pescarenico, Montbarco e Bacanello i frutti del Ronco della Stopada per ugual proportione per totius temporibus.
E più al notaro che riceverà questo testamento sij dato per sua mercede dandone à gli heredi copia autentica lire quaranta.

1630, 5 aprile - Rossino
Testamento di messer Martino Valsecchi fu Giordano
(p. 70) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen
Testamento di ms. Martino Valsecchi q. Giordano di Rossino Val di S. Martino distretto di Bergamo, fatto li 5 aprile 1630, fatto sopra un muro avanti la casa del prefatto ms. Martino situata nella sudetta terra di Rossino; nel qual luogo ritrovandosi il sudetto ms. Martino, sano per gratia di Dio di corpo, d’intelletto e di mente, ha fatto l’ultimo suo testamento et ha pregato me d. Gio. Calta preposito de Clerici Regolari di S. Bartolomeo di Somasca e suo confessore, che lo scrivessi e ricevessi soto sigillo di secretto da consegnare ad un Notaro publico sigillato; non potendo esso ms. Martino scrivere ne consegnarlo di propria mano per esser sospetto di peste, per la quale è stato sequestrato in casa, il qual testamento è del tenore seguente cioè.
Primieramente raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, alla Beatis.ma Vergine Madre e a tutta la Corte del Cielo, e poi.
Instituisce hredi universali de tutti li suoi beni, presenti e futuri, due suoi figliuoli maschi quali ha nominato con la sua propria bocca, Francesco e Carlo, et alle sue figliuole femine, cioè Caterina, Apollonia e Santa lascia di dote scudi ducento per ciascheduna di esse, e caso che morissero gli sopra detti suoi heredi senza figliuoli, à ciascheduna delle sudette sue figliuole alle lire ducento sudette ne aggionge altre cinquanta.
E più lascia le due selve chiamate in terra Marza per una terza parte alla Madonna dell’Avello, per la 2a terza parte alla luminaria del S.mo Sacramento di Castello Rossino e la terza parte alla Capella del Beato Girolamo di Somasca.
E più lascia una pertica di terra de Ronchetti chiamata de Lighezzi dalla parte che ha per coherentia la chiesa di Castello Rossino (p. 71) da dividersi in tre parti alle sudette tre Chiese, qual pezza di terra venduta e cavatone il prezzo, sij distribuito ugualmente alle sudette tre Chiese; con obligo di fare tanti officij e messe per l’anima del sudetto testatore e di sua moglie, ogniuno per rata della sua parte che le toccherà.
E più lascia, ordina e comanda che sij adempita la volontà del q. suo padre ms. Giordano, qual è che sij data alla luminaria del S.mo Sacramento de Castello Rossino la Riva soto la casa di ms. Gio. Antonio Rota da Rossino, qual pezza di terra ha per choerenze da matina, e mezo dì gl’heredi del sudetto ms. Gio. Angelo, dall’altra parte gl’heredi di Giacomo Valsecchi e la Valle.
E più lascia, ordina e comanda che sijno date per elemosina lire sessanta per una sol volta per l’anima del q. suo padre ms. Giordano.
E più ordina, vole, e comanda che venendo il caso che li supradetti suoi figliuoli heredi Francesco e Carlo morissero senza figliuoli, all’hora tutti li suoi beni sijno divisi in due parti uguali, l’una delle quali parti lascia à suo cognato Guido della Scola di Moioli, con obligo di dare la metà de frutti della sudetta sua parte divisa ugualmente in tre parti ogni anno in perpetuo al Monasterio di padri Capucini di Pescarenico, al monasterio di Montbarco, la 3a à quello del Baccanello.
L’altra parte lascia de suoi beni alli figliuoli di suo fratello Giuseppe, e morendo Giuseppe senza figliuoli, lascia questa parte da essere divisa in due parti uguali, una de quali lascia alla Capella del Beato Girolamo di Somasca, e l’altra alla Madonna dell’Avello; con obligo alle sudette Chiese di messe et officij all’anno inperpetuo per l’anima del sudetto testatore e de suoi heredi; che parerà alli superiori delle prefate due chiese.
E più obliga gli suoi heredi à dar per elemosina alli sudetti Monasterij di Pescarenico, Montbarco e Baccanello gli frutti del Ronco della Stopada in ugual portione perpetuis futuris temporibus.
(p. 72) E più lascia al Notaro che riceverà questo suo testamento sij dato per sua mercede, dandone à gli heredi copia autentica, lire quaranta per una sol volta.
Instituisce e ordina Tutori de suoi figliuoli minori il M.to R.do Sig. Prete Evaristo Bolis, l’Ill.mo Sig.r Conte Guido Benaglio, il sig.r Domenico Perolla?, Ms. Giacomo Benoli, e me d. Gio. Calta etc. che ho scritto il presente testamento d’ordine di sopra.
Qual testamento il sudetto ms. Martino testatore vole, ordina e comanda che habbi virtù e forza e sij valido tanto in giudicio quanto fuori in ogni luogo, con tutte le sue ragioni, et in quelli modi, vie, forme e maniere che può essere e valere migliori; ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento ò codicillo, ò ultima volontà.
Et io D. Gio. Calta, l’istesso di sopra, affermo esser come s’è scritto di sopra il testamento fatto e ordinato dal sudetto ms. Martino Valsecchi q. Giordano di Rossino, onde per fede della verità l’ho scritto di propria mano e sotoscritto.

Il sopra scritto testamento non fu poi consegnato sigillato à Notaro publico secondo l’intentione del prefatto testatore per esser esso ms. Martino stato assalito dalla peste, della quale poi morse, e non vi fu tempo di consegnarlo.
D. Gio. Calta etc., mano propria.
E più lascia per una sol volta lire cinquanta à Gio. Battista Valsecchi q. Gervasio e à Giuseppe Valsecchi d’Antonio suoi cugini, da dividersi tra di loro in parti uguali. Il sudetto legato non è stato posto al suo luogo per errore nel far questa copia cavata da modello originale.
D. Gio. Calta etc., mano propria.

1630, 5 aprile - Erve
Testamento di Battista Bolis fu Pietro Giovanni detto travaglia di Saina
(p.47) In Nomine Domini
Minuta del testamento di Battista Bolis q. Pietro Gio. detto travaglia di Saina di Herve soto li 5 aprile 1630 in una camera bassa appresso la strada maestra.
Prima raccomanda etc, sano di mente se ben a letto trattenuto dalla età decrepita etc.
Et instituisce heredi generali de tutto il suo presente e futuro Domenica e Marta sorelle e figlie del q. Gio. Pietro Bolis suo fratello, con li infrascritte conditioni, che godino tutti li suoi beni in vita, e dopo morte dette sudette heredi, le figlie del q. Gio. Maria suo nepote, e il ventre della moglie del q. Gio. Maria se maschio herede, se femina in ugual portione de l’altre.
E volendo le sudette heredi far qualche cosa e quello che piacerà per l’anima sua.
E caso che li heredi tutti manchassero, le sudette heredi possino disporre a suo piacere de tutti li beni.
E più per l’anima sua lascia, che alle sue essequie sij dispensate due pesi di sale.
E più per tre anni immediate dopo la sua morte che habiano dette messe n° 6 all’anno, con due pesi di sale dispensati per ciascheduno delli sudetti tre anni.
E più alla Madonna del Rosario di Herve lire venti da pagarsi in anni 4, lire cinque all’anno.
E più lascia alli padri di Somasca un pezzo di prà in prato Morese e Fontanella commun de Herve, con obligo che sudetti padri le dichino tanti officij e tante messe per l’anima sua.
E più instituisce e ordina Curatori e Tutori delli suoi heredi, Domenico Bolis detto testore, Antonio q. Bernardo Valsechi di Saina, et Albertino Amigoni q. Gio. Antonio.
Fatto e publicato alla presenza di quegli due ultimi.

1630, 25 aprile - Somasca
Testamento della sig. Maria vedova di Cristoforo Segalini detto falcone di Somasca
(p. 77) In Nomine Domini. Amen
Testamento di Madonna Maria moglie già di Christoforo falcone de Segalini di Somasca fatto soto il dì 25 aprile 1630, fatto su il pascolo del Comune di Somasca e di Vercurato appresso la Galavesa, ritrovandosi essa Maria in quarantina per suspetto di peste essendole morto il marito di peste nello istesso luogo, et essendo afflitta d’animo e di corpo inferma, sana però per gratia di Dio di mente, dubitando di morire e volendo accomodare le cose sue ha pregato me d. Gio. Calta etc., infrascritto che scrivessi questo suo ultimo testamento a cui per fede della verità mi sotoscriverò in fine.
Primieramente raccomanda l’anima sua alla S.ma Trinità Padre Figlio e Spirito Santo, e a tutta la Corte del Cielo desiderando di morire in gratia de Dio et esser ricevuta in gratia di sua divina Maestà con il perdono de suoi peccati.
E più disse che esso Christoforo suo marito vicino morire le raccomandò che dicesse a me d. Gio. Calta che morendo i suoi figliuoli senza heredi lasciava la sua casa di Somasca à figliuoli del q. Gasparo suo fratello, e alli figliuoli del q. Giacomo suo fratello la parte che esso Christoforo haveva sopra la casa dell’istesso Giacomo, havendola comprata de danari communi.
E più pagati li suoi debiti, morendo suoi figliuoli senza heredi il resto de suoi beni à ms. Alberto Segalini q. Andrea.
E più essa Madonna Maria disponendo della sua dote, qual dice esser lire quatrocento di moneta di Milano, della metà della sua dote sudetta fa heredi due suoi figliuoli legitimi e naturali, nati dal sudetto Christoforo. Dell’altra metà fa heredi li padri di Somasca con obligo che dicano tanti offitij e messe per l’anima sua e de suo marito.
(p. 78) Instituisce Curatori e Tutori de suoi figliuoli minori, ms. Alberto Segalini q. Andrea, e ms. Battista Ondei de Beseno q. Agostino.
E caso che morissero li sudetti suoi figliuoli senza heredi in qual caso lascia anco l’altra metà della sudetta sua dote alli p.p. di Somasca con obligo di celebrare officij e messe e far tanto bene quanto importerà per l’anima della sudetta testatrice e di suo marito e de suoi figliuoli.
E più lascia quella parte di heredità che li ha lasciata la q. Antonia, sua sorella che fu moglie di Gio. Maria Travaglia, alli p.p. di S. Bartolomeo di Somasca con obligo di far tanto bene, officij da morto e messe per l’anima della sudetta testatrice Maria, e per l’anima della q. Antonia sua sorella.
Revocando qual sivoglia altro testamento che habbia fatto, volendo che il presente solo sij valido e habbia forza come se fosse fatto per mano di Notaro publico con tutte le solennità, così in giudicio come fuori e in qualsivoglia luogo, ò per via di donatione in causa di morte, ò di testamento, ò codicillo, ò ultima volontà.
Et io infrascritto per fede del vero ho scritto il presente testamento e soto scritto di propria mano.
Così è; d. Gioanni Calta preposito de Chierici Regolari di S. Bartolomeo di Somasca e Curato, mano propria etc.

1630, 29 aprile - Somasca
Testamento di messer Antonio Benaglio fu Martino detto della Torre
(p.28) In Nomine Domini. Amen
Testamento di ms. Antonio de Benagli q. Martino de Somasca detto della Torre il dì 29 aprile 1630 in S. Bartolomeo de Somasca.
Retrovandosi il sudetto ms. Antonio per gratia del Signore sano di mente e di corpo, e volendo accomodare le cose sue per beneficio dell’anima sua e de suoi heredi essendovi sospetto grande di peste.
Primieramente raccomanda l’anima sua all’Altissimo Iddio e lo prega humilmente à perdonarli li suoi peccati, e riceverlo in gratia sua quando piacerà a Sua Divina Maestà.
E più instituisce heredi universali de tutti li suoi beni presenti e futuri, in quellq miglior forma, modo e maniera che può, ms. Galdino e ms. Martino fratelli figli del q. ms. Bartolomeo suo fratello con gli infrascritti aggravij.
E primo alla compagnia del S.mo Sacramento di Somasca lire cento, dico L.100, per una volta tanto.
E più cento altre lire per una volta tanto, alla Capella della Madonna Sant.ma eretta nella parochiale di Somasca, con patto e conditione che il padre superiore pro tempore del Collegio de S. Bartolomeo di Somasca facia dipingere Santa Caterina Vergine e Martire da una parte della sudetta Madonna e il resto delle sudette 100 lire le spenda a beneficio della sudetta Capella così più esso padre giudicherà ispediente.
E più lascia lire cento per una volta tanto, alli P.P. de S. Bartolomeo di Somasca, con obligo di dire tanti officij da morto con la messa cantata per ciascheduno officio per l’anima del sudetto testatore.
E più revoca qualsivoglia altro testamento ò codicillo che havesse fatto in qual si voglia altro tempo, volendo che questo prevaglia à qualsivoglia altro per esser questi la sua ultima volontà, qual vole che vaglia come se fosse fatta per mano di Notaro publico, e con quelle maggior solennità che si ponno fare, ò per donatione in causa di morte, ò per via di Codicillo, ò ultima volontà, ritrovandosi in queste (p.29) parti di Somasca il suspetto di peste e del sopradetto testatore ne sono stato io infrascritto pregato dal sudetto ms. Antonio testatore che lo scrivesse come l’ho scritto, e mi sotoscriverò di propria mano per fede della verità.
E così è d. Gioanni Calta preposito de Chierici Regolari de S. Bartolomeo di Somasca e Curato della parochiale di S. Bartolomeo, mano propria etc.
1630, maggio? – Somasca?
Disposizioni testamentarie di messer Antonio Volpe fu Giorgio
(p. 83) Testamento di messer Antonio Volpe. Primo - Revoca qualsivoglia testamento fatto etc.
2° - raccomanda l’anima sua all’Altissimo Iddio etc.e lascia lire ducento per l’anima sua da far dir nella chiesa di Somasca per tanto bene, quale lire sijno pagate in anni 4.
3° - Lascia di dote a Giacomina e Maria figlie di Angelina prima sua moglie scudi ducento conputata la dote di Angelina loro madre in detti scudi ducento.
E più à Marta sua figlia e di madonna Antonia scudi 200 di dote.
E più à Caterina sua figlia naturale lascia lire 400 per una volta tanto, e caso che non si mariti oltre alle sudette lire 400 le lascia la casa del fogo in Saina con il camerino appresso detta casa, è più la selva congiunta ad detta casa sin alla valle di Costalotera, da due parti la valle e dall’altra ms. Ambrosio Volpe. E più l’horto de Somasca? usufruttuaria. E le quatrocento lire non possi haverle se non in caso che si mariti.
E più l'oltana? alla parte del prael somasco? purchè si governi bene e viva honoratamente e caso che sia altrimente la priva del tutto, pure abiti in Saina e la casa lasciata, e in caso che vada à servir altri possi havere solamente le 400 lire per dote, se si mariterà caso che non si mariti e non habiti in Saina, ne stij in casa, sij priva del tutto, havendo figli possino godere li beni di Saina.
(p. 84) E più lascia donna Antonia sua moglie donna e madonna usufruttuaria di tutto il suo sino che li due suoi figliuoli sarano in età minori, con questo però che sij obligata render conto ogni anno delle entrate e del speso alli infrascritti sigg. Tutori delli suoi figli minori. E più lascia a suo ……………? scudi quatro.
E più instituisce heredi universali ogni suo havere tanto presente che futuro li due suoi figli minori Carlo e Giorgio.
De quali instituisce Tutori ms. Ambrosio Volpe, Galdino Benaglio e Francesco Benaglio suo genero.
E più lascia che li sudetti suoi figliuoli morendo uno senza heredi herediti l’altro, e caso che tutti due morisero hereditino le figliuole sue legitime nominate di sopra, e l’una in caso di morte senza heredi herediti l’altra.
E più ordina che di suoi beni stabili detti suoi heredi non possino vendere, ne impegnare, ne alienare cosa alcuna se non in età loro di trenta anni, e in caso di permuta si conceda purché sij uguale, e in evidente utilità, sia dichiarata da tutori, e in caso di necessità, giudicato da tutori se possibile, dare per la valuta de scudi cinquanta e non più.
(p. 85) E più ordina che il pezzo di terra in prà Somasco? da detti suoi heredi non possi ne esser venduto, ne impegnato, ne alienato in modo alcuno ma pertenere? detto pra Somasco? in casa de suoi heredi detti de sopra per anni 50 à venire dopo la morte del detto testatore.
E più alla Scola del S.mo Sacramento di Somasca lire ventisette, che non potendo pagare subito dopo la sua morte li paghino in anni tre futuri alla morte.

1630, 3 maggio - Somasca
Capitoli del testamento del sig. Giovanni Peruzzo dei Benagli fu Giacomo
(p. 56) In testamento fatto per d. Joannem q. Jacobi Perutij de Benaleis de Somasca rogato per me notarium die 3 maij 1630 inter alia extat ut infra videlicet:
Item salvis predictis voluit, et ordinavit quod casu quo omnes dicte sorores decederent ante nuptum, vel religionis ingressus, quod medietas dicta hereditatis perveniat in d. Vivianum Benaleum, seu eius filios masculos legiptimos, et naturales pro tertia dictae medietatis. In filios masculos legiptimos et naturales q. Hieronimi Perutij de Benaleis pro alia tertia parte de medietatis; et pro altera tertia parte dictae medietatis in Joseph, Jacobus, Christophorus, Matheum et Baptistam fratres fq. Simoni Benalei, seu eorum omnium respuem filios masculos legiptimos, et naturales equaliter respuem pro dicta tertia partem dictae medietatis. Cum hoc quod solvant R.dis d.d. fratribus congregationis de Somasca scuta quinquaginta et alia scuta quinquaginta R.dis d. fratribus de Bacanello semel tantum pro elemosina salvis infrascriptis.
Item salvis predictis eo casu utsupra venient quo omnes dictae sorores decederet ante nuptum vel religionis ingressum utsupra, quod altera medietas dictae hereditatis deveniat in congregationes Pauperum de Somasca, que vocatum sub titulo protectionis B. Hieronimi, cum hoc quod dicta Congregatio ex fructibus dictae medietatis faciat ellemosinas celebrarem faciat missas et offitia pro anima dicti testatoris ad arbitrium d.d. Gubernatorum dictae Congregationis salvis infrascriptis.
Item salvis predictis legavitur scolae S.mi sacramenti in ecclesia S.ti Bartholomei de Somasca libras trecentum nonaginta exigendas restitutio libras ducentum septuaginta à Martino Volpe et si sunt de pluri una cum fictis, id plus cum (p. 57) fictis condonavitur dicto Martino, et libras centum viginti exigendas ab haeredibus Jo: Mariae Travaliae, quae librae trecentum nonaginta expendantur in faciendo pallium et Planetam pro ellemosinas salvis infrascritptis.
Leonardus Arrigonus notarius etc.

1630, 9 maggio - Calolzio
Testamento di messer Francesco Comarda Rota fu Michele
(p.86) 1630 Adi 9 maggio
Testamento di ms. Francesco Comarda de Rota q. Michel de Calolzo, sano etc.
Instituisce herede ultimo etc. Gio. Giacomo suo unico figliuolo, per l’anima sua due officij all’anno con 12 messe, caso che moia il sudetto suo figliuolo senza heredi sustituisce Giacomo Comarda q. Gioseffo e Lucia sua figliuola moglie di Bastiano Maratello?……..e Gio. Antonio q. Gioseffo Rota de ……? da Calolzo, con obligo di due officij per ciascheduno, con 12 messe, perpetuis temporibus, in caso di morte uno herediti l’altro e Gio. Antonio q. Gioseffo non possa godere de beni del sudetto testatore se non quando serà in età di anni 18 lasciando l’usufrutto à gli altri.
E caso che li sudetti suoi tre heredi morissero senza figliuoli legitimi e naturali, in questo caso instituisce una messa perpetua cotidiana da celebrarsi dalli p.p. di S. Bartolomeo di Somasca e che li sudetti heredi non possino ne vendere, ne impegnare ma solamente usufrutare, perché è la sua volontà.
Nelle partitioni che se farà tra li sudetti suoi heredi il sudetto testatore apretia? il luogo della Sca…? scudi 80 la pertica; e nella partitione sij messo a sorte, e quello che toccherà lo goda, havendo riguardo però agli altri in ugual valore.
E caso che li sudetti heredi per il spatio de anni dui stessero senza far fare li sudetti officij adesso per all’hora, li dichiara decaduti dalla sua heredità e in questo caso andrà alli p.p. di Somasca con obligo delle sudetti officij e messe per ciascheduno.
E per cautarsi delli sudetti officij ordina e comanda che li sudetti suoi heredi sijno obligati a mostrar fede autentica d’haver sodisfato (p. 87) al Superiore pro tempore di S. Bartolomeo di Somasca, e caso che stessero due anni à mostrar la sudetta fede, s’intendino decaduti della sudetta heredità.
E più lascia alla parochiale di Calolzo per una volta tanto lire cinquanta spesi a beneficio della sudetta chiesa dalli più prossimi parenti del sudetto testatore.
E più lascia lire cinquanta ad Antonio Volpe e suoi heredi per una sol volta.
E gl’altri luoghi stimato da dui homini eletti dalle parti e secondo la stima sijano divisi egualmente havendo riguardo all’apezamento di sopra detto della Sca…?

1630, 16 maggio - Erve
Disposizioni testamentarie di Antonia Amigoni vedova di Pietro Gazolo
(p. 55) 1630 16 maggio
Testamento della vidua Gazola Antonia fu moglie del q. Pietro Gazolo.
Herede Vincenzo Amigoni suo fratello e suo nipote Gio. Piero ……?
Lire 10 al R. Curato di Herve, lire 10 a S. Carlo in Herve, e lire 10 al Beato Girolamo di Somasca, lire 10 a Antonio Volpe detto Va…? alli suoi figliuoli fu ….?, e lire 10 alli pp. di Somasca per tante messe per l’anima sua.
Alli heredi obliga di far celebrare officij e messe per l’anima della testatrice alla somma di lire cinquanta nella chiesa di Herve, in termine di due anni dopo la sua morte, et non esseguendo il sudetto ordine sijno privi della heredità, e devoluta alli padri di Somasca con il sudetto obligo.
E più lire cinquanta alli figliuoli di Simona figliuola di Gio. To…? de Costaloterio.
Fu consegnato questo testamento vistato al sig. Leonardo Arrigoni di Caprino.

1630, 20 maggio - Calolzio
Testamento di messer Paolo Fontanella fu Ambrogio
(p. 88) In Nomine Domini. Amen
Testamento di ms. Paulo Fontanella q. Ambrosio da Calolzo fatto il di 20 maggio 1630. Al Cornello di Calolzo appresso la strada maestra vicino alle case di Jacopo Bolis. Ritrovandosi il sudetto ms. Paulo in quarantina nelle case sudette al Cornello per il suspetto di peste, sano per gratia de Dio di corpo e di mente, volendo disporre delle sue cose a beneficio dell’anima sua e de suoi heredi, primo raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio e à tutta la corte del Cielo.
Instituisce herede universale de tutti gli suoi beni così presenti come futuri, in quel modo, via, forma e maniera che può migliore, Gio. Antonio suo figliuolo.
E più lascia madonna Violante sua moglie donna e madonna usufruttuaria durante la sua vita de tutti gli suoi beni servando il stato vedovile, e vivendo honestamente che niuno la possi molestare, ne disturbare circa l’usufrutto sudetto.
E più lascia alla Capella, qual se là da fabricare nella parochiale di Calolzo ad onore de SS. Sebastiano e Rocco, lire cinquanta per una volta tanto.
E più lascia lire cinquanta alla Capella del Beato Girolamo di Somasca per una sol volta.
E caso che il sudetto suo herede morisse senza figliuoli legitimi e naturali, adesso per all’hora, lascia alla sudetta Capella del Beato Girolamo di Somasca lire ducento per una volta tanto.
E il resto de suoi beni lascia alla Chiesa parochiale di Calolzo da far tanti officij e messe per l’anima del sudetto testatore e de suoi morti secondo la quantità dei sudetti suoi beni a giudicio de duoi homini del commune di Calolzo da elegersi per commune.
E questo suo testamento cole che vaglia in quelli modi, vie, forme e maniere migliori che può così in giudicio come fuori e in qualsivoglia altro modo, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento, ò legato ad pias causas, ò per codicillo, ò ultima volontà. Revocando qualsivoglia altro testamento o ultima volontà che havesse fatto o fatti volendo che questo prevaglia a tutti: onde per fede etc. d. Gio. Calta etc.

1630, 20 maggio - Somasca
Testamento della sig. Caterina moglie di messer Giovanni Battista Ondei fu Agostino di Beseno
(p. 50) In Nomine Domini. Amen
Testamento di Madonna Caterina moglie di ms. Gio. Battista Ondei q. Agostino di Beseno della Cura di Somasca fatto soto li 20 maggio 1630 nella hera appresso la casa e habitatione del sudetto ms. Gio. Battista situata in Beseno di sopra.
Essendo in queste parti suspetto grande di peste e volendo la sopradetta m. Caterina disporre della sua heredità e dote, per la facultà concessali dal sudetto ms. Gio. Battista suo marito presente a questo testamento, come appare nel suo testamento fatto il giorno d’hoggi per mano del padre d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari de S. Bartolomeo di Somasca scritto, ha disposto nel modo che segue per beneficio dell’anima sua e de suoi heredi.
Ritrovandosi la supradetta Madonna Caterina moglie del sudetto ms. Gio. Battista Ondei q. Agostino de Beseno, la Dio gratia sana di corpo e di mente, prima raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio dimandandoli humilmente perdono de suoi peccati, e pregandolo che la riceva in gratia sua quando piacerà alla divina Misericordia.
Primieramente, presente il sudetto ms. Gio. Battista suo marito, per la facoltà di esso concessoli e me infrascritto presente, dandoli ampia licenza come di sopra, ha instituito et instituisce heredi de suoi beni della sua dote, compresi delli 100 scudi, de quali può testare in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, e tutti li beni che possono pervenere ad essa donna Caterina testatrice, gli figliuoli del q. Gasparo Segalini suo fratello, cioè Gioanni, Gasparino e Christina in parti uguali tra di loro con le infrascritte conditioni, che seguita la morte della sudetta testatrice.
Sijno pagati alla Scola del S.mo Sacramento di Somasca delli suoi heredi ò a chi spetterà scudi venticinque, di sette lire l’uno, per una volta tanto.
(p. 51) E più lascia alla Capella del Beato Girolamo di Somasca scudi venticinque, dico scudi 25, per una volta tanto, di sette lire l’uno.
E più ordina e comanda che se morissero li sudetti tre suoi heredi nominati di sopra avanti ms. Battista sua marito, in questo caso instituisce et è instituta la Capella del Beato Girolamo di Somasca per beneficio dell’anima della sudetta testatrice.
E più venendo il caso che la sudetta testatrice morisse avanti esso ms. Gio. Battista suo marito, ordina e comanda che non possi esser molestato circa la sua dote, e di quello ha disposto in questo testamento a favore de suoi heredi, il sudetto ms. Gio. Battista suo marito; ma usofrutti durante la sua vita.
E più ordina e comanda che questo suo testamento vaglia in tutti quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori tanto in giudicio quanto fuori e in ogni luogo o per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento, ò codicillo o ultima volontà. E del predetto testamento ne sono stato pregato io infrascritto dalla sudetta testatrice e da esso ms. Gio. Battista suo marito, alla presenza del quale con la autorità di cui consenso è stato fatto, onde per fede etc.
D. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari de S. Bartolomeo de Somasca mano propria etc.

1630, 22 maggio - Somasca
Giovanni Antonio Bolis fu Albertino vende una casa posta in Somasca a Giovanni Battista Defendino dei Benagli fu Giovanni
(p.12) In nomine Domini. Amen
Adì 22 maggio 1630 in Somasca fuori delli restelli incontro alle case delli heredi del q. Domenico Peruzzo de Benagli; Sij noto e chiaro à qual si voglia che leggerà la presente come io infrascritto havendo havuto autorità da Gio. Antonio Bolis q. Albertino alla presenza di Battista Ondei q. Agostino e di Gioanni q. Gio. Battista Bolis detto folla appresso la teza di Beseno, chiamato da testimonij essendo in queste parti sospetto grande di peste.
Ho venduto una casa del sudetto Gio. Antonio q. Albertino con l’autorità sudetta, qual è situata in Somasca appresso le case del Sig.r Ambrosio Volpe, e quelle di Antonio Amigoni q. Battista, di Gio. Testa q. Piero e di Bernardo Bolis di Gio. Angelo di Saina, tante quante sono, à Gio. Battista Defendino de Benagli q. Gioanni: libera et espedita per il pretio di lire trecento, dico lire 300, d’ordine e commissione, et essendo pregato dal sudetto Gio. Antonio per esser esso Gio. Antonio impedito per il sospetto di peste, con patto e conditione che il sudetto Gio. Battista compratore deba relasciare il sudetto Gio. Antonio venditore da un debito che ha con Giacomo Ravizza da Saì, di lire trecento dico 300, assicurate sopra una pezza di terra arativa e avidata nel piano di Beseno del commune di Somasca, con obligo anco di pagare li fitti che corerano per l’avenire per le sudette lire trecento.
E più il sudetto Gio. Battista obliga se stesso e tutti gli suoi beni per mantenere illeso il sudetto Gio. Antonio venditore da tutti li danni e spese che in qual si voglia modo potesse patire per conto delle sudette lire trecento, e all’incontro il sudetto Gio. Antonio s’obliga di mantenere la sudetta casa al sudetto Gio. Battista, e obliga tutti li suoi beni, in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori come il sudetto Battista s’è obligato scambievolmente.
Il sudetto contratto fu fatto alla presenza di ms. Domenico Benaglio di Somasca q. Gio. Maria; e di ms. Francesco Benaglio da Vercurà q. Giacomo chiamati per testimonij, et io infrascritto de contento delle parti ho fatto la presente qual così d’acordo tanto il venditore quanto il compratore, voglion che vaglia tanto in giudicio quanto fuori, e in qual si voglia luogo, come fosse fatta per mano di Notaro publico con tutte quelle solennità quali si ricercano, onde per fede di concerto.
D. Gioanni Calta preposito de Chierici Regolari de Somasca ho fatto la presente e sotoscritta di propria mano il dì et anno di sopra etc.

1630, 22 maggio - Somasca
Testamento di Margherita figlia del fu Giovanni Segalini.
(p. 46) In Nomine Domini Amen. Adì 22 maggio 1630
Testamento di Margherita q. Gio. Segalini da Somasca. Fatto in Beseno soto una portina vicino all’Era di Battista Ondei suo cognato q. Agostino, essendo amalata di peste, ma sana, per gratia di Dio, di mente, volendo disporre della sua dote a beneficio dell’anima sua, prima raccomanda se stessa e l’anima sua à Dio e poi instituisce herede della detta sua dote madonna Caterina sua sorella moglie di ms. Battista Ondei q. Agostino e lascia alla Compagnia del Santiss.mo Sacramento di Somasca per una sol volta lire cento, e più altre lire venti alla Chiesa di S. Bartolomeo di Somasca per isgravio della sua coscienza.
Revoca qual si voglia testamento fatto, e vole che questo vaglia o per via di donatione in causa di morte, ò di testamento, ò codicillo, ò legato ad pias causas, ò ultima volontà, in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori.
Fatto e publicato nel sudetto luogo alla presenza del Sig.r Egidio Airoldi q. Gio. Giacomo e suo figliuolo Antonio, e Gio. Bolis q. Gio. Battista detto folla, e Battista q. Agostino de Ondei de Beseno, del sudetto testamento n’è stato rogato il prete d. Domenico Caldogno della Cong.ne di Somasca e confessore della sudetta testatrice etc.
La dote della sudetta Margherita è di lire ducento, dico 200 fondata sopra l’horto del q. Giacomo Segalini suo fratello situato soto li ronchi di soto Rocca appresso una casa di ms. Viviano Benaglio e sopra un pezzo di selva dietro la Rocca di Somasca.
d. Gio. Calta, mano propria etc.

1630, 24 maggio - Lorentino
Testamento di messer Giovanni Battista Benedetti fu Donato
(p. 48) In Nomine S.mae Trinitatis Patris et filij et Spiritus Sancti. Amen
Testamento di ms. Gio. Battista Benedetti da Lorentino q. Donato fatto in una pezza di terra prativa e selvata nel commune di Lorentino dove si dice in prato basso soto il dì 24 maggio 1630.
Ritrovandosi ms. Gio. Battista in quarantina per il sospetto di peste, sano per gratia del Signore di corpo e di mente. Volendo accomodare le cose sue a beneficio dell’anima sua e de suoi heredi ha fatto il suo testamento nel modo che segue, cioè:
Primieramente raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio e a tutta la corte del Cielo e poi.
Instituisce herede universale de tutti gli suoi beni così presenti come futuri in quel modo, via, forma e maniera che può migliore, ms. Marco Benedetti suo fratello che habita al presente a Venezia, ò vero suoi heredi con le infrascritte conditioni, che immediate dopo sua morte sijno pagate lire quaranta per una sol volta à R.do Sig.r prete Guarisco Curato di S.ta Brigida ò di Lorentino con obligo di celebrar trenta messe per l’anima del sudetto ms. Gio. Battista testatore, ò vero al Curato pro tempore di Lorentino con l’istesso obligo.
E più lire quaranta alli P.P. di Somasca con obligo di celebrare messe trenta per l’anima del sudetto ms. Gi. Battista testatore.
E più che sijno fatte le infrascritte elemosine in rimedio dell’anima sua cioè scudi cinquanta per una volta tanto à Ricadonna ò Margherita sua figliuola.
E più alli due abiadeghi di suo fratello Andrea cioè Francesco e Santino lire cento per ciascheduno di loro per una volta sola. E più à Christoforo suo nepote q. Andrea lire cento per una volta tanto.
E più alla Scola del S.mo Sacramento di S.ta Brigida lire venticinque solamente.
E più lire venticinque a Gio. Soldanello da Rossino per una sol volta.
E più lire venticinque a Gio. Piero suo famiglio q. Antonio Pigazino se scampa dal presente infortunio di peste.
E più per l’anima sua ancora che sijno fatti celebrare le messe de S. Gregorio immediate dopo la sua morte.
A suo fratello Bartolomeo lire cinque lascia per una volta tanto.
Alli heredi di suo fratello Pietro lascia lire dieci solamente.
E più lascia alli P.P. di S. Bartolomeo di Somasca lire quaranta con obligo di celebrare messe n° trenta per l’anima della q. sua moglie e detta q. sua (p. 49) figliuola.
Revoca qualsivoglia altro testamento che havesse fatto per mano di qualsivoglia Notaro publico, e vole che questo prevaglia a tutti, così in giudicio come fuori ò in qualsivoglia luogo, in quelli modi, vie, forme e maniere che può valere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò di legato ad pias causas, ò di testamento ò codicillo, overo ultima volontà.
Fatto e publicato alla presenza de gl’infrascritti testimonij idonei e conosciuti, cioè: Francesco Ratto q. Sebastiano da Caversano, Piero Bolis q. Giacomo da S.ta Brigida, Guido Locatello q. Gio. Angelo, Giuseppe Valsecchi di Martino, Gio. Battista Peruchino q. un altro Gio. Battista, Pompeo Locatello di Stefano, Martino Valsecchi q. Antonio, tutti da Lorentino.
Et io infrascritto confessore del sudetto ms. Gio. Battista Benedetti q. Donato testatore ne sono stato rogato, et per fede etc. propria mano mi sono sotoscritto.
d. Gioanni Calta preposito de Chierici Regolari della Congr.ne de Somasca di S. Bartolomeo di Somasca e Curato mano propria.

1630, 24 maggio - Somasca
Testamento di Giovanni Antonio Bolis fu Albertino di Beseno.
(p. 22) In Dei Omnipotentis nomine Amen
Testamento di Gio. Antonio Bolis q. Albertino di Beseno della Cura di Somasca fatto sotto il di 24 maggio 1630 sul pascolo nel Commun di Somasca.
Ritrovandosi il sudetto Gio. Antonio testatore in quarantena per il sospetto di peste con la sua famiglia nel sudetto luogo, sano la Dio gratia di corpo e di mente, volendo disporre delle cose sue à benefitio dell’anima e de suoi heredi ha fatto il presente testamento nel modo che segue.
Primieramente raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, qual prega humilmente à perdonargli i suoi peccati, et à riceverlo in gratia sua quando piacerà a S. D. M. chiamarlo.
E più lascia il suo horto e tutto il Roncho attacato di sopra in Beseno tanto quanto è alli Padri di Somascha in remedio dell’anima sua.
E più alla Capella del Beato Girolamo scudi cinquanta.
Instituisse herede universale di tutti li suoi beni, così presenti come futuri, Albertino suo figliuolo al qual substuisse in parti uguali tre sue figliuole, cioè Beltramina, Maria et Anania, et queste che una herediti l’altra.
Et caso che morisse il sudetto suo figliuolo Albertino, et le tre sudette sue figliuole senza heredi, adesso per all’hora substuisse Giovanni q. Gio. Battista Bolis detto il Folla de Beseno.
E più lascia alla due sue sorelle, cioè Domenghina e Lucia lire cinquecento per ciascheduna di esse per una volta tanto.
E più lascia alla Madonna del Rosario di Herve per una sol volta lire venti.
E più che immediate doppo la sua morte per l’anima (p.23) sua gli sia fatto un’officio da morto con dieci Messe.
Instituisse poi tutori e curatori de suoi figliuoli minori il Sig.r Ambrosio Volpe q. Andrea, Gioanni Bolis q. Gio. Battista fola, et ms. Gioan Peruzzo de Benagli.
E perché questo suo testamento habbia forza e vigore in giudicio, fuori, e in ogni luogo in quel modi, vie, forme, e maniere che può valer migliori, ò per via de legato ad pias causas, ò di donatione in causa di morte, ò di testamento, ò codicillo, ò ultima voluntà. Revoca qualsivoglia testamento che havesse fatto per mano di qualsivoglia Nodaro publico, et vole che questo prevaglia à tutti li altri fatto, e publicato nel luogo, dì, et anno di sopra.
Et io D. Giovan Calta Preposito de Chierici Regolari di S.to Bartolameo da Somasca, e Curato della Parochiale di Somasca del sudetto testatore ne sono stato rogato il dì et anno di sopra, onde per fede etc. manu propria.
Die vigesima quinto Junij 1630. Mi fu consegnato il prefato testamento per il detto nodaro R.do Padre D. Giovan Calta affermando con suo giuramento tal esser la voluntà del testatore come lui ha sottoscritto di sua propria mano.
Presenti per testimoni d. Ambrosio q. d. Andrea Volpe, Paolino di Antonio Valsecco. Ms. Antonio q. Georgio Volpe da Somasca, et Giacomo di Christoforo Amigoni di Costalotero, omnibus etc.
(1630, 8 luglio – Caprino)
In Christi nomine Amen. Die octavo mensis julij 1630 indictione (p.24) decimatertia Caprini Vallis S.ti Martini distrecti Bergomi in strata publica ante apothecam d. Laurentij fq. D. Jo. Baptista Mazzoleni, et nepot. praesen. testib. predicto d. Laurentio, Jo Jacobo fq. Magistri Baptistae Biatti, d. Jo. Maria de Aluisijs q. Jacobi chirurgo, et Matheo … fq. Francisci Cividini omnibus etc. asserentur et pro secundis notaris D. D. Julio et Jacobo Minottis notaris etc.
Illustris et Ex.mus Dominus Galeatius Ab…. Dignissimus huius Vallis Commisarius et uti delegatus per litteras Ill.mi D.ni Capitani Bergomi, et V. Potestatis diei 5 julij 1630 in actis mei notari regestratas sci … d. Bonetto Arrigone … nomine omnium in testamento interesse habentium vidit hoc testamentum Jo. Antonij Bolis q. Albertini de Beseno sub die 24 Maj prope praeteriti scriptum manu notarium R.di D. Patris Dominici Coldogni, et suscriptum manu notarium R.di D. P. Joannis Caltae Honorando Praepositi Somaschae et ut talem esse testatoris voluntatem cognovit, me, cui consignatum fuerat affirmante propria manu dictis R.dis scriptum, et subscriptum fuisse, et ab eadem R.do d. Preposito talem esse testatoris voluntatem accepisse, cum mihi testamentum consignavit, ut apparet in fine manu mei notari. Ita dictum testamentum sublevavit, et sublevat, ut suum effectum, tanquam validum testatoris sortiatur, et omnia in eo contenta ad suam exitum perduci possint, et ita voluit sublevatum, ut nihil ad infirmandam voluntatem testatoris possit opponi.
Ego Leonardus Arrigonus fq. D. Bonetti notario de Caprino auctoritate veneta notarius publico Bergomi de predictis rogatus fui, et pro fide subscripssi etc.

1630, 24 maggio - Somasca
Testamento di Giovanni Antonio Bolis fu Albertino de Beseno
(p. 62) In Nomine S.ma atque Individuae Trinitatis, patris et filijs et Spiritus Santo Amen.
Testamento di Gio. Antonio Bolis q. Albertino de Beseno della Cura di Somasca fatto soto il dì 24 maggio 1630, su il pascolo nel commune di Somasca. Ritrovandosi il sudetto Gio. Antonio testatore in quarantina per il suspetto di peste con la sua famiglia nel sudetto luogo, sano la Dio gratia di corpo e di mente, volendo disporre delle cose sue a beneficio dell’anima sua e de suoi heredi ha fatto il presente testamento nel modo che segue.
Primieramente raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, che prega humilmente à perdonarli li suoi peccati e à riceverlo in gratia sua quando piacerà à Sua divina Maestà.
E più lascia il suo horto e tutto il ronco attacato di sopra in Beseno, tanto quanto è, alli P.P. de Somasca in rimedio dell’anima sua. E più alla Capella del Beato Girolamo scudi cinquanta.
Insituisce herede universale de tutti li suoi beni così presenti come futuri, Albertino suo figliuolo. Al quale sustituisce in parte uguale tre sue figliuole cioè Beltramina, Maria e Antonia e quante (manca) et una herediti l’altra.
Caso che morisse il sudetto suo figliuolo Albertino e le tre sudette sue figliuole senza heredi adesso per all’hora instituisce Gioanni q. Gio. Battista Bolis detto il folla de Bisseno.
E più lascia alle due sue sorelle cioè Domeneghina e Lucia lire cinquecento per ciascheduna di esse per una volta tanto.
E più lascia alla Madonna del Rosario di Herve per una sol volta lire venti.
E più che immediate dopo la sua morte per l’anima sua li sij fatto un officio da morto con dieci messe.
Instituisce poi Tutori e Curatori de suoi figliuoli minori il Sig.r Ambrosio Volpe, Gioanni Bolis q. Gio. Battista folla e ms. Gio. Peruzzo de Benaglio.
E perché questo suo testamento habbia forza e vigore in giudicio, fuori, e in qualsivoglia luogo, in quelli modi, vie, forme e maniere che può valere migliori, ò per via di legato ad pias causas, ò di donatione in causa di morte, ò di testamento che havesse fatto per mano di qualsivoglia Notaro publico, e vole che questo prevaglia à tutti gli altri. E di questo suo testamento ne sono stato rogato io d. Gioanni Calta preposito de S. Bartolomeo di Somasca e Curato e per fede del vero mi sono sotoscritto di mano propria.
(p. 63) Nota delli debiti di Gio. Antonio Bolis q. Albertino de Beseno del comun de Somasca de quali il sudetto Gio. Antonio ha pregato me infrascritto che ne facessi memoria.
Ha un debito assicurato con ms. Gio. Battista Caisello e fratello de Caprino de scudi cento.
E più con Stefano de Tami molinaro alla Folla lire duecento e cinquanta assicurati.
E più con l’istesso un’altra partita di lire cento e quarantacinque, dice L. 145.
E più con li P.P. de S. Bartolomeo di Somasca per tanti inprestate cioè robbe lavorate lire cento e trenta in circa, L.130.
E più con il sig.r Giorgio Airoldi lire trentasei e soldi quatordici e più un staro di frumento e un quarto di castagne monde.
Et il qual ha credito di opere venti e quatro da pertica, e opera da donne? num.° cinquanta sette.
E più con gli heredi de Guglielmo Cola da Corte lire quaranta.
Con ms. Iseppo Cola da Vercurà lire otto.
Con Galeazzo lire quindeci.
E più con il sig.r Ambrosio Volpe di Somasca per robbe cibarie ricevute, e che tuttora riceve in queste sue necessità quel che si troverà quando si faranno li conti.
d. Gio. Calta etc., mano propria.
li 24 maggio 1630 d. Gio. Calta etc.

Die primo junij 1630 mi fu consegnato il predetto testamento dal detto M. R.do Padre Gio. Calta affermando con suo giuramento tal esser la volontà del testatore come lui ha scritto di sua propria mano.
Presenti per testimoni d. Ambrosio Volpe q. Andrea, ms. Viviano q. Francesco Benaglio, Alberto filio di Domenico Benaglio, Battista q. Christoforo Amigoni per ………d. Giacomo Minotto nodaro etc.
In Christi Nomine Amen. Die tertio? augusti 1630 indictione decimatertia, Caprini Vallis S.ti Martini distr. Bergomi, in strata publica ante ianuam (p. 64) … d. Leonardi Plazzoni presentis testibus R.do d. Clerico Defendo Antonio q. d. Marsilij Plazzoni de Costa, d. Laurentio fq. Domini Jo. Baptista Mazzoleni de Caprino, m.ro Baptista Riatto q. Jacobi calegaro in Caprino et Jo. Jacobo filio suo omnes etc. et pro secundis notarijs d.d. Julio et Jacobo Minottis notarijs etc.
Dominus Leonardus Plazzonus locum tenens Commissarius Valli S.ti Martini, et uti delegatus per litteras Ill.mi Domine Capitanei Bergomi et d. Potestatis datas sub die quinto junij propeprateriti registratas in actis mei notari sci imbreviaturis d. Bonetto Arrigono nomine omnium in testamento interesse habentium vidit hoc testamentum D. Antoni Bolis de Beseno sub die 24 maij preteriti scriptum manu notarius R.di d. Dominici Caldogni Congregationis Somasche et subscriptum manu notarius R.di d. Joannis Caltae dictae Congregationis, et ut talem dicte testatoris voluntatem cognovit, me cui consignationem fecerat affirmante propria manu dictae Rev. scriptum et subscriptum fecisse, et ab eum in talem esse testatoris voluntatem accepisse, cum mihi testamentum consegnavit, ut apparet in fine manu mei notari, itaquem testamentum sublevavit et sublevat ut suum, …..? tamquam validum testamentum sortiatu ec …? in eo contenta ad suum exitum perduci potiunt, et itam voluit sublevatum, ut nihil ad infirmandam testatoris voluntendi possit apponi.
Ego Leonardus Arrigonis f. d. Bonetti notari de Caprino auctoritatem veneta notarius publicus etc. de predictis utsupra rogato feci et subscrippi pro fide.

1630, 24 maggio - Somasca
Dispositione testamentarie di Lucia fu Albertino Bolis di Beseno
(p. 99) In nomine S.mi Trinitatis Pater et filij et Spiritus Sancti. Amen
Testamento ò dispositione de Lucia q. Albertino Bolis di Beseno della Cura di Somasca fatto soto il di 24 di maggio 1630 in tempo di peste, ritrovandosi detta Lucia in quarantina nel pascolo di Somasca appresso la Galavesa, sana di corpo e di mente per gratia del Signore, et essendo creditrice del sig.r Giorgio Airoldo q. Antonio da Somasca di scudi cento di sette lire l’uno, come costa per poliza fatta per mano del q. ms. Beltramo Amigoni procuratore del sudetto sig.r Giorgio, alla presenza de testimonij, alla quale si referisse, e volendo disporne delli sudetti scudi 100 a beneficio dell’anima sua e de suoi infrascritti heredi.
Primieramente raccomanda l’anima sua all’Onnipotente e misericordioso Iddio, quale humilmente prega riceverla in gratia sua quando più piacerà à sua divina Maestà.
E poi lascia alla Capella del Beato Girolamo di Somasca per via di legato ad pias causas lire cento per una sol volta.
E più all’istesso modo lire cento alla Capella della Madonna della parochiale di Somasca.
E più lire trecento alli pp. di S. Bartolomeo di Somasca con carico di far tanto bene per l’anima sua, con conditione che in termine d’un anno dopo la sua morte celebrino per l’anima sua due officij da morto con dodeci messe per officio, e il resto facino con la sua commodità.
Instituisce herede di duecento lire sua sorella Domenichina alla quale, quando non havesse disposto delli dette 200 lire, ò non havesse figliuoli, in questo caso sustituisce li figliuoli di suo fratello Gio. Antonio, e più caso che morissero e la sorella herede (p. 100) e li figliuoli del fratello Gio. Antonio senza heredi, in questo caso vole che le predette lire ducento vadino alli pp. de S. Bartolomeo di Somasca per tanto bene per l’anima sua e de suoi morti.
Volendo che questo suo testamento ò dispositione vaglia in giudicio e fuori in quelli modo, vie, forme e maniere che può valere migliori, ò per via di legato ad pias causas, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento ò codicillo, ò ultima volontà, della quale ne sono stato pregato io infrascritto dalla sudetta Lucia testatrice, onde per fede del vero ho scritto il presente testamento ò dispositione, è soto scritta di propria mano.
Cioè d. Gioanni Calta preposito de C. R. de S. Bartolomeo di Somsca e Curato, mano propria.

1630, 27 maggio – Erve
Disposizioni testamentarie di Onoria vedova di Beltramo Amigoni di Costaloterio
(p.15) Adì 27 maggio 1630 in strada publica fuori di Costaloterio cioè dalle case appresso una selva di Martin Bruao?
Honoria moglie del q. Beltramo Amigoni di Costaloterio di Herve.
Sana etc., racomanda etc, in tempo di pestilenza; della sua dote lire 550 cioè:
Due officij per l’anima sua con dieci messe per officio in termine d’un mese fuori di peste, in la predetta peste quanto prima si potrà.
E più lascia che sij fatta elemosina per l’anima sua lire 50.
E più alla Madonna del Rosario di Herve lire 25, al Beato Girolamo lire dieci.
Heredi: A Benedetta moglie di Paolo di Adda da Olgina, sua sorella, lire 50.
A Prudentia di Benedetta lire 100.
A Angela Suà lire 20.
A ms. Lorenzo Moscheni speziaro a Caprino lire 20
Essecutori di questo testamento li sindici della Chiesa e caso che li suoi heredi non facino il loro per l’anima sua in termine di due anni vada il tutto alla Madonna del Rosario, e caso che li heredi moino li sussegue ms. Gio. Battista Amigoni q. Bernardo, Francesco q. Cumino Amigone, Gio. Amigone q. Alberto, Beltramo di Gio. Amigoni, Martino Amigoni bruao?? q. Antonio (tutti di Costalotero) e Antonio Amigoni q. Gio. Battista di Somasca.
(segue una frase di altra mano – cossa è an….)

1630, 27 maggio – Erve
Disposizioni testamentarie di Lucia moglie di Piero Amigoni di Costaloterio
(p. 41)Adì 27 maggio 1630
Lucia moglie de Piero Amigoni di Costalotero
Sana etc., primo raccomanda etc. dispone della sua dote di lire 900.
25 lire alla Madonna del Rosario di Herve.
Instituisce heredi: A Dorotea moglie di Vitale Mazoleni lire cinquecento in termine de due anni a pagarle li sudetti heredi suoi, passato li due anni comincieranno pagar li fratelli.
E più lascia lire ducento alli figliuoli del Christoforo Amigoni e alli figliuoli de Bartolomeo Amigoni da dividersi tra di loro ugualmente,
Nel resto lascia che morendo d’altro male che di peste sij distribuito tanto sale e fatti tanto officij e messe per l’anima sua nella Chiesa di Herve.
E morendo di peste in termine de sej mesi li sij distribuito pesi sei di sale, e fato un officio con 12 messe e il tutto in termine de due anni, e caso che non facino in detto termine li sudetti officij e che morisse sijno più delle 200 lire e in questo caso vadino alla chiesa di Herve, e li sindici della chiesa li spendino a beneficio della chiesa e tutto ciò per l’anima sua.
Cumino q. Piero Amigoni, …..? q. Antonio Amigoni e Francesco q. Comino Amigoni di Costalotero, Antonio q. Gio. Battista …? de Somasca.

1630, 27 maggio - Bergamo
Lettera di Giovanni Battista Benaglio indirizzata a padre G. Calta
(p. 92) Molto Reverendo Padre nel Signore Oss.mo
Io non mi credevo che V. S. sapesse dir bugie ma veddo che ancor lei ne sa dir de belle havendo io hauto lettera da Brescia dal R.do Padre Don Agostino Frassoni qual mi fa un mare di ringratiamenti che pare che per il nostro Monasterio et per le nostre anime abia fatto gran cose, ma sapendo io che in particolare per lei ne per il suo Convento aver mai fatto cosa di momento per Beneficio loro e per ciò non vorei che V. S. mi presentasse ocasione di cascar nel peccato del vanagloria, e quando pur mi volesse dare delle lodi vorrei che prima mi dasse ocasione di meritarle con havermi favorito di soi comandi, cosa che non mi posso gloriare e però dal detto padre di Brescia mi viè detto che vi mandi formagio e salammi tra tutto per tre scudi come L.42 ma io ho tolto una forma di formagio di monte bono quanto al mio parere qual pesa libre 1 et _ a L. 17 il peso et libbra 10 p.1 di salammi a L. 20 il peso e mi a detto che vi dovessi mandar cento ovi, però se la ne averà bisogno le mandarò et la mi dirà se il padre di Brescia li dona li sei scudi ò no, se li dona li screvirò che me li mandi quando no non voglio che li mandi e però la mi dirà in risposta quello averò a fare, la ringrasio del officio che V.S. a fatto per me con la moglie di ms. Andrea Bonetto e per fine a lei di core mi racomando.
Di Bergomo li 27 maggio 1630
Di V.S. M.to R.da
Servitor Aff.mo
Gio. Battista Benaglio

1630, 5 giugno - Somasca
Testamento di Antonio Volpe fu Bernardo di Saina di Erve
(p.26) In nomine S.mi ac Individ.. Trinitatis et Patris et Filij et Spiritus Sancti. Amen
Testamento di Antonio Volpe q. Bernardo de Saina di Herve fatto fuori di Somasca in strada publica chiamata la Carale soto una pianta di noce delle heredi del q. Piero de Peruzzi de Somasca, soto li cinque giugno 1630 in tempo di peste.
Ritrovandosi il sudetto Antonio Volpe per gratia de Dio sano di corpo e di mente volendo accomodare le cose sue per beneficio dell’anima sua e de suoi heredi, ha fatto il suo testamento nel modo che segue, cioè:
Primeriamente raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio qual humilmente prega le conceda il perdono de suoi peccati, e lo riceva in gratia quando piacerà alla sua divina Maestà.
E più per l’anima sua ordina e comanda che si faccia fare dalli infrascritti suoi heredi due officij da morto con dieci messe per officio, uno nel settimo e l’altro in capo all’anno, e per qual si voglia delli sudetti due officij sij dispensato pesi quatro di sale.
E più lascia alli Padri de S. Bartolomeo di Somasca lire cinquanta per una volta sola con obligo di due officij da morto in due anni con quelle messe che parerà alli sudetti padri per l’anima del sudetto testatore.
E più lascia alla Chiesa di Herve lire cento per una volta tanto, cinquanta delle quali ne vada alla Scola del S.mo Sacramento e l’altre cinquanta alla Madonna del Rosario di Herve.
Stante le cose predette inviolabili instituisce heredi universali de tutti gli suoi beni in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori ugualmente, Carlo suo figliuolo q. Pasina sua prima moglie, Bernardo e Martino pure suoi figliuoli di Simona sua moglie vivente, con conditione però, che Carlo facendo parte e mettendo in fraterna con Bernardo e Martino li suoi guadagni; Bernardo e Martino facino parte mettino in fraterna scudi cento quali ha hereditato il sudetto testatore per parte di Simona sua moglie.
E più lascia Simona sua moglie donna, Madonna e usufruttuaria de tutti gli suoi beni durante la sua vita, vivendo nel stato vedovile e casta e honestamente. E più lascia che per l’anima di sua moglie Simona quando serà morta sijno fatte dire messa trenta in anni tre, e 6 pesi di sale dispensato, due all’anno.
E più ordina e comanda che li sudetti suoi figliuoli heredi in caso di morte senza figli, uno succeda all’altro.
(p.27) E caso che morissero li sudetti suoi figliuoli cioè Carlo, Bernardo e Martino, senza heredi adesso per all’hora, instituisce suo fratello Martino Volpe q. Bernardo suo padre, ò vero gli suoi heredi, con conditione che la casa aquistata e comprata dal testatore dal Sig.r Ambrosio Volpe q. Andrea da Somasca sij del sudetto Sig.r Ambrosio con obligo d’un officio da morto all’anno per anni dieci per l’anima del sudetto Antonio testatore.
E più ordina e comanda che venendo il caso che mora Martino suo fratello ò suoi heredi senza figliuoli, che la metà de suoi beni vadano per beneficio dell’anima sua, ò de suoi morti, in parti uguali alla Madonna del Rosario di Herve, e alla Capella del Beato Girolamo di Somasca e l’altra metà alli heredi del Sig.r Ambrosio Volpe q. Andrea da Somasca.
Instituisce Curatori e Tutori de suoi figliuoli minori, il Sig.r Ambrosio Volpe q. Andrea da Somasca, e ms. Gio. Maria Amigoni q. Martino da Calolzo.
E questo suo testamento perché habbia virtù e forza tanto in giudicio quanto fuori, e in qualsivoglia luogo, vole che vaglia in quelli modi, vie, e forme e maniere che può valere migliori, o per via di donatione in causa di morte, o per via di legato ad pias causas, o per via di testamento, ò codicillo ò ultima volontà. Fatto e publicato alla presenza delli infrascritti testimoni idonei e conosciuti, cioè ms. Domenico Benaglio q. Gio. Maria, e ms. Alberto suo figliuolo, ms. Galdino Benaglio q. Bartolomeo, ms. Gio. Battista Amigoni q. Christoforo, ms. Alberto Segalini q. Andrea, ms. Antonio Amigoni de Ventilà q. Gio. Battista e Pietro Barello q. Giacomo, tutti da Somasca, ed io d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari de S. Bartolomeo de Somasca e Curato ne sono stato rogato e per fede del vero di mano propria mi sono sotoscritto.

1630, 8 giugno - Somasca
Testamento di messser Giovanni Bolis detto il Folla fu Giovanni Battista.
(p. 52) In Dei Nomine. Amen
Testamento di ms. Gioanni Bolis q. Gio. Battista detto il Folla della Cura di Somasca nella Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto soto li 8 giugno 1630 in una pezza di terra arativa vidata e ronchiva situata nella contrada di Beseno del Comun di Somasca proprietà del sudetto ms. Gioanni e de suoi fratelli.
Ritrovandosi il sopradetto ms. Gioanni etc., in tempo di peste sano per gratia di Dio di corpo e di mente e volendo accomodare le cose sue à beneficio dell’anima sua e de suoi heredi ha fatto il suo testamento nel modo che segue, cioè:
Raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio e a tutta la corte del Cielo.
E poi ordina e comanda che per l’anima sua dopo che serà morto in termine de due anni li sijno fatti officij da morto n° venti con dieci messe per officio.
E più lascia che à Madonna Maria sua moglie, hora inferma di peste e gravida, dopo morte della sudetta sua moglie le sijno fatti officij da morto num.o venti con dieci messe per officio in termine di due anni.
E più lascia lire cento per una sol volta al Beato Girolamo di Somasca.
E più lire cinquanta alla Capella della Madonna nella parochiale di Somasca.
E più lire cinquanta lascia al S.to Sacramento della sudetta parochiale di Somasca, e vole che Madonna Maria sua moglie anco vivendo e maritandosi sij partecipe dell’elemosina fatta nelle sudetti tre legati pij.
Instituisce erede universale de tutti gli suoi beni presenti come futuri in quel modo, via, forma e maniera che può migliore, il Ventre di sua moglie M.a Maria, maschio o femina che sij.
E più lascia la sudetta Madonna Maria sua moglie, donna, e madonna usufruttuaria,mentre durerà in vita, vivendo vedova e casta e honestamente, e più che venendo il bisogno d’infirmità o d’altra necessità, vivendo come di sopra possi vendere de suoi beni per aiutarsi a giudicio delli infrascritti suoi Tutori.
E più ordina e comanda che morendo il Ventre di sua moglie senza figliuoli, sijno heredi i suoi fratelli de tutti gli suoi beni, cioè Gio. Antonio e Giuseppe, con obligo di far celebrar in termine de anni tre quaranta officij da morto con dieci messe per officio per l’anima sua e di sua moglie.
E più che sijno spese lire cinquanta in tanto olio d’oliva per la lampada (p. 53) del Beato Girolamo di Somasca.
E più sij distribuita una soma di formento in tanto pane à poveri per l’anima sua e de suoi morti.
E venendo il caso che li sudetti suoi fratelli morissero senza figliuoli, adesso per alhora lascia à Gio. Antonio Bolis q. Albertino ò vero a suoi heredi, scudi sessanta per una sol volta, e del resto de suoi beni instituisce la Chiesa di S. Bartolomeo di Somasca con obligo di far tanto bene ogn’anno secondo la cavata ò entrata de sudetti suoi beni.
Instituisce Tutori de suoi heredi minori, e de sua moglie il Sig.r Ambrosio Volpe, ms. Gio. Peruzzo de Somasca, e ms. Francesco Bolis suo cognato q. Antonio d’Alessandro de Saina di Herve.
E più essecutore delli officij e legati sij il superiore pro tempore de S. Bartolomeo di Somasca.
E più vole che questo suo testamento vaglia tanto in giudicio quanto fuori, e in ogni luogo, in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di legato ad pias causas, ò per via di testamento ò codicillo ò ultima volontà.
Et io d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari de S. Bartolomeo di Somasca, Curato e confessore del sudetto ms. Gioanni ne son stato rogato e onde per fede etc., mano propria.

1630, 8 giugno - Somasca
Disposizioni testamentarie di Angelica vedova di Giovanni Battista Bolis e di Caterina sua figlia
(p. 91) Adì 8 giugno 1630, nella Contrada di Beseno del commune di Somasca, dietro alle case delli heredi del q. Gio. Battista Bolis detto folla, stando ad una fenestra d’una stanza di sopra, madonna Angelica moglie già del q. Gio. Battista Bolis detto di sopra, inferma di corpo e sana di mente per gratia del Signore, in tempo di peste volendo accomodare le cose sue e disporre della sua dote di scudi 100 per l’anima sua e a beneficio de suoi heredi.
Primo, raccomanda etc. e poi instituisce heredi suoi figliuoli nati del q. Gio. Battista Bolis sudetto cioè: Gio. Antonio, Gioanni, Giuseppe, Menghina e Catarina, in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, in parti diseguali cioè: à Caterina lascia scudi cinquanta de quali possa disporre a suo piacere Ana essa madre di Angelica vivente, à Menghina lascia lire 40 per una volta tanto, e gli altri tre figliuoli in parti uguali lire ducento.
E più lascia per l’anima sua e per il q. ms. Gio. Battista suo marito alli padri di Somasca per tanti officij e messe lire cento e dieci.
Revoca etc e vole che vaglia etc.

Dispositioni di Caterina figlia del q. Gio. Battista etc., per la facultà concessali dalla madre supradetta.
Lascia la madonna Angelica usufruttuaria di scudi cento mentre vive e dopo sua morte lascia heredi suoi fratelli Gio. Antonio, Gioanni e Giuseppe, e più per l’anima sua lascia lire cinquanta alla Scola del S.mo Sacramento di Somasca, altre cinquanta alla Capella della Madonna di S. Bartolomeo di Somasca, e altre cinquanta al Beato Girolamo di Somasca, e lire ducento alli padri di Somasca con obligo di dodici officij in termine d’un anno, con quelle messe che poterano per officio le sudette 200 lire etc., vole che vaglia etc.

1630, 9 giugno - Somasca
Testamento della sig. Giustina Grimoldo fu Andrea da Vercurago
(p. 93) In nomine Domini. Amen.
Testamento di Madonna Giustina q. Andrea Grimoldo da Vercurà.
Adì 9 giugno 1630 in Somasca in una camera di sopra delli habitationi di Domenico q. ms. Paolo Valsecchi di Somasca, Valle di S. Martino distretto di Bergamo.
Retrovandosi M.a Giustina sopradetta inferma di corpo ma sana di mente per gratia de Dio, volendo disporre della sua dote e de suoi beni in quello che può à beneficio dell’anima sua, e de suoi heredi ha fatto il suo testamento nel modo che segue cioè (in tempo di peste).
Primieramente raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio e à tutta la corte del Cielo, e poi instituisce herede della sua dote e de suoi beni in quel modo, via, forma e maniera che può migliore, li suoi fratelli cioè: ms. Gioanni, ms. Antonio, ms. Battista in parti uguali tra di loro con le infrascritte conditioni e oblighi, che immediate dopo la sua morte sijno pagate lire cinquanta alla Capella del Beato Girolamo di Somasca e più lascia lire cento a quella chiesa dove serà sepolto il suo corpo con obligo di tante messe e officij da morto quanto importerà le sudette lire cento.
E più lascia a sua sorella Maria moglie di Domenico Valsecchi dopo morto per haverlo servito nella sua infirmità, li suoi mobili che si ritrova havere à Somasca e più lire cento de quali ne sij patrona assoluta, e ne possi disporre per l’anima sua, ò come più le piacerà, senza obligo di renderne conto ne a suo marito ne ad altri.
E più ad Hemilia e Brigida sue sorelle lascia lire cinquanta da dividersi ugualmente tra di loro, e il resto de suoi panni e mobili spettanti alla sua persona.
E questo suo testamento vole che vaglia in quelli migliori modi, vie, forme e maniere che può valer, tanto in giudicio quanto fuori, e in qualsivoglia luogo, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di legato ad pias causas ò per via di testamento ò di codicillo ò ultima volontà. Revoca qual si voglia altro testamento havesse fatto o codicillo, e vole che questo prevaglia a tutti. Ed io infrascritto ne sono stato rogato, onde per fede etc.
d. Gioanni Calta etc., mano propria.

1630, 10 giugno - Somasca
Codicillo di messer Giovanni Bolis fu Giovanni Battista di Beseno
(p. 54) In Dei Nomine. Amen
Codicillo di ms. Gio. Bolis q. Gio. Battista di Beseno di Somasca.
Adì 10 giugno 1630 soto ad un portico coperto di paglia situato in una pezza di terra arativa, vidata e ronchiva chiamata la Stopada in Beseno del Comune di Somasca Val di S. Martino distretto di Bergamo.
Ritrovandosi il sudetto ms. Gio. Bolis q. Gio. Battista amalato di peste, ma sano per gratia de Dio de mente, ha fatto il suo Codicillo nel modo che segue.
Ratifica e conferma quanto ha ordinato nel suo testamento fatto soto li 8 del corrente mese, del quale ne sono stato rogato io d. Gio. Calta etc.
E più ordina e comanda che morendo esso ms. Gioanni dalla presente infermità che il suo cadavero sij sepolto, non potendosi hora per il sospetto di peste sepelirsi in luogo sacro, appresso quello di sua moglie madonna Maria già morta, e a quello della quondam sua sorella Caterina e nell’istesso luogo sij sepolto anco quello di Madonna Angelina sua madre; e che intorno al sudetto luogo si faccia far un muro alto, che sij riguardato dalle bestie, con la sua tribuna in memoria dell’istessi morti, e si facia benedire, e da lì in dietro sij luogo sacro.
E più vole e comanda gli officij che ha ordinato che facino fare gli suoi heredi per l’anima sua e de suoi morti sijno fatti nel tempo d’anni tre alla più longa, e caso che mancassero de farli fare nel sudetto tempo passati li tre anni adesso per all’hora priva li sudetti suoi heredi de tutti gli suoi beni e di quanto s’aspetta detto ms. Gio. testatore, e tutto se intenda devoluto alla Chiesa di Somasca qual in tal caso instituisce herede con obligo delli sudetti officij e messe.
E Curatore di questo suo Codicillo ha ordinato il Sig.r Ambrosio Volpe q. Andrea da Somasca e me D. Gio. Calta etc.
E più ordina e comanda che questo suo codicillo vaglia in giudicio e fuori e in qual sivoglia luogo, in quelli modi, vie, forme e maniere che può valere migliori.
Fatto nel sudetto luogo e publicato alla presenza del sudetto ms. Ambrosio Volpe e di me d. Gio. Calta del quale ne sono stato rogato e per fede etc.
d. Gio. Calta etc., mano propria.

1630, 12 giugno - Erve
Testamento di Giovanni Battista Mazoleni fu Alberto di Cereda
(p. 79) In Dei Omnipotentis nomine. Amen
Testamento di Gio. Battista Mazoleni q. Alberto di Cereda commune di Herve Val di S. Martino distretto di Bergomo, fatto adì 12 giugno 1630 in Prà Molon appresso la Galavesa nel sudetto commune di Herve, ritrovandosi il sudetto Gio. Battista in tempo di peste per gratia di Dio sano di corpo e di mente, ha fatto il suo testamento nel modo che segue, cioè.
Primieramente sopra ogni cosa raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, alla Beatis.ma Vergine Madre e à tutta la Corte del Cielo.
Poi instituisce herede universale di tutti li suoi beni presenti e futuri, in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, Alberto suo figliuolo con obligo di pagare alla Chiesa di Herve pesi quatro d’olio con sua commodità in termine d’anni quatro.
E più che faccia celebrare per l’anima del sudetto testatore due officij da morto con venti messe, e caso che non voglia il sopradetto Alberto herede il sudetto obligo delli sudetto officij e messe, lascia in qual caso alla Chiesa di Herve l’infrascritta pezza di terra con obligo alli sindici della Chiesa in termine d’un anno di far celebrare li sudetti officij e messe. La sudetta pezza di terra situata nel commune di Herve chiamata il Carpen tanta quanta è, quale ha per coherenza da levante la Galavesa, da monte Berto Mazzoleni, da sera il commune di Herve, da mezodì li heredi d’Antonio Mazzoleno.
Lascia Margarita sua moglie donna e madonna e usufruttuaria in modo che nessun la possa molestare; et in caso di necessità possa disporre della robba e beni del sudetto testatore à suo beneplacito per soccorrer à suoi bisogni.
E più lascia a sua figliuola Lucia lire ottocento di dote, ò tanto altro bene stabile per ottocento lire stimato da due huomini del commune. E in caso di morte senza figliuoli heredi di Alberto suo figliuolo sostituisce la sudetta Lucia in quella portione che di ragione li toccarà.
E venendo il caso, che la sudetta Lucia non si mariti, ne possi stare con il sudetto suo fratello Alberto, gli lascia adesso per all’hora alla sudetta Lucia la casa del foco con il camerino picciolino, la metà dell’horto del sudetto testatore e di più la selva chiamata del Capo de Michiele, vivendo però la sudetta Lucia honesta e castamente.
E più morendo il sudetto Alberto senza figliuoli heredi sostituisce Lucia sua figlia usufruttuaria de tutti li suoi beni durante la sua vita e poi ordina e comanda e da auttorità alla sudetta Lucia di disporre delle beni lasciatigli dal sudetto testatore suo padre à suo piacere per l’anima sua e havendo figliuoli il sudetto Alberto e non maritandosi la sudetta Lucia possi disporre di ducento lire per l’anima sua.
E più vuole, ordina e comanda che questo suo testamento vaglia in giudicio e fuori e in ogni luogo, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento ò codicillo, ò ultima volontà. Revoca, cassa et annulla qualsivoglia testamento ò codicillo che habbia fatto per mano di qualsivoglia Notaro publico, e vuole che questo prevaglia à tutti, del quale ne sono io stato rogato d. Domenico Caldogno sacerdote professo della Congregatione di Somasca e Confessore del sudetto testatore. Onde per fede etc., manu propria.

1630, 14 giugno - Erve
Disposizioni testamentarie di Alessio Cattaneo fu Cataneo
(p. 43) Adì 14 giugno 1630 in una pezza di terra prativa nel commune di Herve dove si dice al Besech. Testamento d’Alessio Cataneo q. Cataneo di Herve.
Sano etc., racomanda etc. Instituisce heredi universali etc., Cataneo suo figliuolo e Gio. del q. Agostino suo figliuolo in parti uguali etc.
E più à Margarita e Caterina figliuole del q. Gio. Pietro suo figliuolo lascia scudi 100 per ciascheduna di esse.
E più al S.mo Sacramento di Herve, e alla Madonna del Rosario due pezze di terra prative e selvate, nel commune di Herve dove si dice la Brusada e il Chridasso?, acquistate da Beltramo Bolis q. Pietro di Herve habitante in Arola.
E più lascia due officij di dieci messe per officio per l’anima sua quanto prima potrano.
E più sij dispensata in elemosina una soma di sale in tre volte.
E più mezo peso d’olio alla lampada della Madonna del Rosario all’anno per anni dieci.
E più lascia à Margharita e Caterina del q. Gio. Pietro suo figliuolo quando non potessero stare con li altri habbiano una casa da poter habitare, la casa del fogo aquistata da Bontà.
E più lascia alle sudette una siola detta la sperona da poter fare horto occorrendo che non si maritassero da poterlo godere. E vole che questo vaglia etc., in quelle forme che può valere etc.
Ms. Christoporo Valsecchi q. Piero, Domenico Bolis q. Bernardo Talocco, Antonio q. Andriolo da Cabagio, Cataneo de Gio. Pietro Cataneo tutti di Herve, Piero Cataneo q. Cataneo, Carlo del q. Giacomo? Valsecchi, Antonio de Martino Bolis ed io d. Gio. Calta etc., ne sono stato rogato etc.

1630, 14 giugno - Erve
Disposizioni testamentarie di Caterina vedova di Agostino Cattaneo e di Antonia vedova di Giovanni Pietro Cattaneo
(p. 44) 14 giugno 1630
Testamento di Caterina moglie del q. Agostino Cataneo di Herve.
Lascia lire 200 per l’anima sua, 100 alla Madonna del Rosario e al S. Sacramento in anni 10 e l’altre in pesi di sale e nelle messe.
Alla presenza delli sudetti testimonij.
Heredi suoi figliuoli Gio. e Maria

Testamento di Antonia moglie del q. Gio. Pietro Cataneo de Alessio, raccomanda etc., sana etc.
Lascia lire 50 alla Madonna del Rosario e 50 al S. Sacramento per l’anima sua.
100 lire in una soma di sale, tanti officij e messe in termine d’anni 6.
Heredi sue figliuole Margherita e Caterina.
Alla presenza delli sudetti testimonij.

Memoria dei testamenti di Caterina Bolis fu Pietro e di Apollonia vedova di Giuseppe Bolis
Memoria per li testamenti fatti dal fu ….?
Testamento Caterina de Bolis q. Piero patufa di Herve prà molon appresso la Galavesa. Heredi ……….. del Piero patufa e Cornelia figlia dell’istesso e Cornellia figlia de Ambrosio Bolis la mità della robba in parti uguali tra di loro, l’altra metà per l’anima sua morendo in questo tempo lascia alli padri di Somasca per molto ben e …………….. per l’anima sua alli padri di Somasca per tanto bene.

Apolonia moglie del q. Jsepo Bolis de Somasca ordina che si facesse il suo ben per l’anima sua in termine d’un anno, caso che non facino sijno privi.

1630, 14 giugno - Erve
Disposizioni testamentarie di Apollonia vedova di Lorenzo Valsecchi
(p.45) Adì 14 giugno 1630
Apresso il ponte della Galavesa in Herve per andar alla Chiesa.
Testamento di Apolonia moglie del q. Lorenzo Valsecchi, sana di corpo e di mente, raccomanda etc.
Instituisce herede Maria sua figliuola e del q. Lorenzo suo marito etc.
Lascia per l’anima sua lire 50 al S.mo Sacramento, meza soma di sale per elemosina, che li sijno fatti tre officij con dieci messe termine d’un anno, e il resto di lire ducento al Rosario computate le 50 al S.mo Sacramento nelle 200.
E più alla Madonna del Rosario due tavole de horto apresso la chiesa.
Lire tre d’olio all’anno al S.mo Sacramento per anni trenta.
Testimonij Alessio Cataneo q. Cataneo - Antonio Bolis q. Antonio da Cereda - Antonio Valsecchi q. Maffeo - Carlo Valsecchi q. Giacomo?

1630, 14 giugno - Erve
Testamento di Caterina figlia di Piero Bolis detto Patuffa
(p. 75) In Dei Omnipotenti nomine Amen.
Testamento di Cattarina figliuola di Piero Bolis sopranominato Patuffa di Herve Val di S. Martino distretto di Bergamo, fatto li 14 giugno 1630 in strada publica appresso la Galavesa incontro alle case della Contrada di Prà molon di Herve.
Ritrovandosi la sudetta Cattarina in tempo di peste per gratia di Dio sana di corpo e di mente, ha fatto il suo testamento e disposto della sua dote e de suoi beni a beneficio dell’anima sua e de suoi heredi nel modo che segue, cioè.
Primieramente sopra tutte le cose raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, alla B.ma Vergine Madre e à tutta la Corte del Cielo.
Instituisce heredi in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori suoi Nepoti cioè, Francesco e Cornelia fratelli e figliuoli del q. Giorgio Bolis q. Piero Patuffa e Cornelia anco sua nipote figliuola del q. Ambrosio Bolis suo fratello e figliuola del sudetto Piero Patuffa, della metà della sua dote e de suoi beni in parti uguali tra di loro.
E più dell’altra metà ha disposto per l’anima sua nel modo che segue, cioè che venendo il caso che la predetta Cattarina testatrice moia in questo tempo di peste nel quale in Herve non v’è Curato, ne vi si può fare celebrare Messe ne Officij, vuole che sijno celebrate tante Messe e officij per l’anima sua nella Chiesa di Somasca dalli Padri di S. Bartolomeo di Somasca per quanto comporterà la metà della sua dote e de suoi beni.
E più ordina e comanda che morendo im tempo fuori di peste, e che vi sij la commodità nella Chiesa di Herve, nell’istessa si facino tanti officij e messe quanto importerà la sudetta metà della sua dote e de suoi beni. E questo si facci in termine d’un anno dopo la sua morte e caso che non fosse essequita questa sua determinatione per negligenza de suoi heredi adesso per all’hora li priva della sudetta metà e della sua dote e de suoi beni, e intende e dichiara immediate sij devoluta, et in quel caso herediti la Chiesa di S. Bartolomeo di Somasca con obligo di tanti officij e messe da morto per l’anima della sudetta testatrice.
E più ordina e comanda che morendo li sudetti suoi heredi senza figliuoli legitimi e naturali vole e instituisce heredi di tutta la sua dotte e de suoi beni, li Padri di S. Bartolomeo di Somasca con obligo di tanti offficij e messe et elemosine per l’anima della sudetta Cattarina testatrice.
E vole che questo suo testamento vaglia tanto in giudicio quanto fuori e in ogni luogo in quelli modi, vie, forme e maniere che può valere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di legato ad pias causas ò per via di testamento ò di codicillo, ò ultima volontà. Revoca anco, cassa et annulla qualsivoglia altro testamento ò codicillo che habbia fatto per mano di qualsivoglia Notaro publico, colendo che prevaglia a tuti questo del quale ne sono stato ragato io d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari di S. Bartolomeo di Somasca, onde per fede della verità mi sono sotoscritto di propria mano etc.

1630, 22 giugno - Erve
Testamento di Pietro Amigoni figlio del fu Giovanni di Tommaso di Costaloterio
(p. 34) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen.
Testamento di Pietro Amigoni figliuolo del q. Gioanni de Tomasi de Costalotero di Herve Valle S. Martino distretto di Bergamo, fatto in strada publica fuori delle case di Costalotero all’incontro d’una cascina delli heredi dil q. Battista Amigoni, li 22 giugno 1630.
Retrovandosi il sudetto Pietro Amigoni q. Gioanni etc., in tempo di peste amalato di corpo ma sano di mente per gratia di Dio, volendo disporre della sua roba, ò de suoi beni à beneficio dell’anima sua e de suoi heredi ha fatto il suo testamento nel modo che segue, cioè:
Primieramente sopra tutte le cose raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio alla Beatiss.ma Vergine Madre e à tutta la corte del cielo e poi.
Ordina e comanda che per anni dieci dopo la sua morte le sijno fatti celebrare quindici officij da morto per l’anima sua con dieci messe per ciascheduno officio nella Chiesa di S.ta Maria di Herve.
E più lascia per l’anima sua che sijno distribuiti otto pesi di sale à poveri in termine d’anni quatro dopo la sua morte immediate seguente, e non potendosi ritrovar sale si facia tanta elemosina in farina ò altro al valore delli sudetti pesi otto di sale.
E più lascia per l’anima sua alla Madonna del Rosario di Herve per una sol volta lire cinquanta.
E di più per l’anima sua lascia al Beato Girolamo di Somasca per una volta solamente lire cinquanta con obligo d’un officio da morto per l’anima sua.
Stante le cose predette ordinate di sopra inviolabili e ferme, instituisce herede universale de tutti gli suoi beni così presenti come futuri, in quelli modi, vie, forme, maniere e maniere che può migliori, suo figliuolo Gioanni.
E più lascia a sua figliuola Maria scudi ducento de dote, di sette lire per scudo, e più caso che non possi stare con il fratello ordina e comanda che li sij assegnata una casa commoda da poter habitare con la metà dell’horto da godere sin che campa.
E più ordina e comanda che morendo Gioanni ò suo herede senza figliuoli sua figliuola Maria herediti ducento altri scudi oltre quelli di sopra, de quali ne possa disporre a suo piacere per l’anima sua ò come più le parerà.
In oltre lascia Maria sua moglie donna, Madonna e usufruttuaria durante la sua vita ne possi esser molestata da niuno restando vedova, e vivendo casta e honestamente. E caso che non possi stare con il figliuolo le da’ facultà e autorità d’elegersi una casa di quelle del testatore per sua habitazione qual più le piacerà.
Occorrendo poi che la sudetta Maria sua moglie si mariti, in questo caso le lascio (p.35) lire trecento per una sol volta , ne vole che possi pretendere altro.
E più à Maria Valsecchi q. Simon sua fantescha lascia per una sol volta lire cinquanta.
Instituisce Tutori e Curatori de suoi figliuoli minori Antonio Volpe q. Bernardo de Saina di Herve, e Vincenzo Amigoni q. Giorgio di Costalotero di Herve e ms. Gio. Maria Amigoni q. Martino da Calolzo.
E più ordina, vole e comanda che questo suo testamento habbia virtù e forza tanto in giudicio quanto fuori e in ogni luogo, in quelli modi, vie, forme, maniere e ragioni che può volere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento, ò codicillo ò ultima volontà. Fatto e publicato alla presenza de gl’infrascritti testimonij idonei e conosciuti cioè: Antonio Volpe q. Bernardo di Saina di Herve, e Vincenzo Amigoni q. q. Giorgio di Costalotero di Herve.
Venendo il caso che suo figliuolo Gioanni unico herede e Maria sua figliuola morino senza figliuoli, adesso per all’hora instituisce in parti uguali Vincenzo Amigoni q. Giorgio di Costalotero e Bernardo figliuolo di Martino Volpe q. Bernardo di Saina e della q. Simona sorella del detto testatore, e Gioanni figliuolo d’Antonio Bolis q. Ambrosio da Cereda e altri se mai nasceranno dalla moglie del sudetto Antonio Bolis q. Ambrosio etc.
d. Gio. Calta etc.

1630, 22 giugno - Erve
Disposizioni testamentarie di Giacomina vedova di Cataneo figlio di Alessio
(p. 36) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen
Testamento di Giacomina moglie già del q. Cataneo figliuolo d’Alessio fu un’altro Cataneo di Herve Val di S. Martino distretto di Bergamo, fatto in una pezza di terra prativa e arboriva proprietà del sudetto Alessio nel comun di Herve chiamata il Betochi.
Ritrovandosi la prefata Giacomina in quarantina per il sospetto di peste in una gabanna appresso un arbore nel luogo detto di sopra, sana di corpo e di mente per gratia de Dio, in giorno di sabbato li 22 giugno 1630, ha fatto il suo testamento nel modo che segue, cioè:
Primieramente racomanda l’anima sua sopra tutte le cose all’Onnipotente Iddio, alla Beatiss.ma Vergine Madre e à tutta la Corte del Cielo. E poi intituisce herede della sua dote e de suoi beni in quelli migliori modi, vie, forme, maniere e ragioni che può, Gio. Piero suo unico figliuolo, q. Cataneo suo marito.
E più lascia lire ducento per l’anima sua con le quali sijno comprati pesi sei di sale e dispensate à poveri in termine d’anni 6, e del resto sijno celebrate tante messe per l’anima sua nel sudetto termine.
E vole che questo suo testamento vaglia in giudicio e fuori, e in ogni luogo in quelli modi, vie, forme, maniere e ragioni che può valere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento, ò codicillo ò ultima volontà.

1630, 27 giugno – Erve
Testamento di Alberto Bolis figlio del fu Antonio di Prà molon
(p.2) In Dei Omnipotentis nomine Amen
Testamento di Alberto Bolis fig. del q. Antonio di Prà molon di Herve Valle di S. Martino distretto di Bergamo fatto in strada publica appresso la Galavesa in contro alle case del sudetto Alberto testatore nella contrada di Prà molon il di 27 giugno 1630. Ritrovandosi il sudetto Alberto Bolis q. Antonio sudetto infermo di peste, ma sano per gratia di Dio di mente, volendo accomodare le cose sue à beneficio dell’anima sua, e de suoi heredi, ha fatto il sudetto testamento nel modo, che segue.
Primo – raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, alla Beatissima Vergine Madre e à tutta la Corte del Cielo.
E più lascia per l’anima sua alla SS.ma Madonna del Rosario di Herve tre piante di castagna situate in una pezza di terra prativa nel commune di Herve, dove di dice in cima al prà di Cereda.
E più per l’anima sua lascia al Beato Gierolamo di Somasca sette piante di castagna situate in una pezza di terra nel commune di Herve, dove di dice al campeto.
E più perché dubita di morire della presente infirmità lascia per l’anima sua e de suoi morti lire cento vinticinque in tante doppie, quali ha appresso di se e saranno depositate in mano di Battista Bolis q. Lorenzo con obligo che subito morto il sudetto testatore sijno date, le sopradette lire cento vinticinque, alli Padri di Somasca con obligo di celebrare tanti officij e Messe per l’anime etc. come di sopra.
(Ndr - questo paragrafo è sbarrato con al margine sinistro una annotazione da altra mano che dice: ricevute e sodisfatte )
Instituisce heredi universali di tutti li suoi beni presenti e futuri con quelle ragioni, et in quelli modi, vie, forme, e maniere, quali può migliori Gio. Battista Bolis ed Alberto suo fratello q. Lorenzo di Herve con obligo di sodisfare à legati pij di sopra fatti, e alle cose seguenti.
E più lascia à sua figlia Maria oltre la dote di sua Madre della sudetta Maria che è li lire cinquecento, lire ottocento per sua dote, e di più la casa del fuoco con la metà dell’horto.
Instituisce Tutori e Curatori della sudetta figlia Maria et Essecutori di questo suo testamento Gio: Battista Bolis q. Lorenzo, Simone Valsecchi q. Martino, Antonio Bolis q. Andrea.
E più ordina e comanda, che la sudetta sua figlia Maria stij in compagnia et in casa del sudetto Gio. Battista Bolis q. Lorenzo sino che si marita, se così parerà alla sudetta Maria, e in caso che non li piacesse stare con il sudetto Gio. Battista habiti nella casa paterna.
E più ordino, vuole e comanda, che questo suo testamento habbia virtù e forza tanto in giudicio, quanto fuora, e in ogni luogo in quelli modi, vie, forme e maniere, e ò per via di testamento, ò codicillo, ò altra volontà. Revoca, cassa et annulla qualsivoglia altro testamento, ò codicillo ch’habbia fatto per mano di qualsivoglia Notaro publico, e vole che questo prevaglia à tutti del quale ne sono stato rogato io D. Domenico Caldogno Sacerdote professo della Congregatione Somasca e Confessore del sudetto Testatore. Onde per fede etc. Mano propria.

1630, 29 giugno - Erve
Testamento di Gervasio Valsecchi figlio del fu Alberto detto Taegio
(p.4) In Dei Omnipotentis nomine Amen
Testamento di Gervasio Valsecchi figliolo del q. Alberto sopranominato Taegio di Val d’Herve Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto li 29 giugno giorno di sabbato 1630 sopra una scala di pietra fuori delle habitazioni del sudetto Gervasio situate nella contrada chiamata il Pero di Herve.
Ritrovandosi il sudetto Gervasio etc. in tempo di peste et infermo dell’istesso male, ma sano per gratia di Dio di mente, volendo accomodare le cose sue à beneficio dell’anima sua, e de suoi heredi ha fatto il suo testamento nel modo che segue, cioè.
Primieramente sopra tutte le cose raccomanda l’anima sua all’Altissimo Iddio, alla Beatissima Vergine Madre e à tutta la corte del Cielo.
Poi instituisce heredi universali di tutti i suoi beni presenti e futuri con quelle ragioni e con quei modi, vie, forme, e maniere, che può migliori, Gervasio, Pietro, Maddalena e Anna suoi figlioli in parte uguale tra di loro; et in caso di morte senza figlioli uno herediti l’altro.
E più morendo li sopradetti suoi heredi senza figlioli in quel caso sustituisce Andrea Valsecchi detto Taegio q. Gervasio, ò vero suoi heredi.
E più ordina e comanda che per l’anima sua sijno celebrati 6 Officij da morto con dieci Messe per Officio immediate dopo la morte del sudetto testatore nella Chiesa delli Padri di S. Bartolameo di Somasca, e che li Padri sudetti godino la selva del sudetto testatore situata nel commune di Herve dove si dice al prà del But sino à tanto che saranno sodisfatti dalli sudetti suoi heredi delle sudetti Officij e Messe celebrate per l’anima del sudetto testatore.
E più sij distribuita à poveri una soma di sale, ò l’equivalente per l’anima del sudetto testatore in termine di due anni immediate dopo la sua morte.
E più lascia al S.mo Sacramento di Herve libre dieci d’oglio termine cinque anni.
E più lascia Cattarina sua moglie donna e madonna e usufruttuaria mentre vive.
E più instituisse, ordina Tutori e Curatori de suoi figlioli la sudetta Cattarina sua moglie, e Andrea Valsecchi detto Taegio q. Gervasio da Castello Rossino.
E più ordina e comanda, che questo suo testamento habbia virtù e forza tanto in giudicio, quanto fuori e in ogni luogo con quelle ragioni, et in quei modi, vie, forme, e maniere, che può valere migliori ò per via di donatione in causa di morte, ò di testamento, ò codicillo, ò ultima volontà, cassando, annullando e revocando qualsivoglia testamento, ò codicillo ch’habbia fatto per mano di qualsivoglia notaro publico.
Et io D. Domenico Caldogno Sacerdote professo della Congregatione Somasca, Confessore del sudetto testatore ne sono stato rogato, onde per fede etc. Mano propria.
(p. 5) (segue aggiunta posteriore di mano di P. Calta)
Questi supradetti Prato e Selva gli ha lavorati à nostro nome Battista Furo? sino l’anno passato etc. bisogna vedere se ha datto nulla. Gli alberi streppati dal vento esso gli ha goduti etc.

1630, 29 giugno – Erve
Codicillo testamentario di Alberto Bolis fu Antonio di Cereda
(p. 3) In Dei Omnipotentis nomine Amen
Codicillo d’Alberto Bolis q. Antonio di Cereda di Herve Val di S. Martino distretto di Bergamo fatto il giorno di sabbato in strada publica vicino alla Galavesa incontro alle case di Prà Mòlon contrada di Herve. Ritrovandosi il sudetto Alberto etc. infermo di peste, ma sano di mente per gratia di Dio, ha fatto il suo codicillo nel modo che segue.
Primieramente ratifica, conferma, et approva il suo testamento fatto li 27 giugno di questo anno 1630 del quale io infrascritto ne sono stato rogato.
E più lascia à sua figliola Maria ducento lire oltra quello, che ha assegnato il sudetto codicillante alla sudetta Maria sua figliola nel predetto suo testamento. E più le lascia anco tutto le vesti, e mobili della Madre della sudetta Maria sua figliola. E maritandosi non possi prettendere altro de beni di suo Padre testatore.
Non maritandosi oltre alli sudetti beni li lascia la camera dove dormiva la Madre della sudetta Maria; la stalla di sotto con il luogo chiamato il prà da Rial pezza di terra situata nel commune di Herve.
E vole che al Beato Gierolamo di Somasca per via di legato ad pias causas immediate doppo la morte del sudetto testatore, sijno assegnate le piante nella pezza di terra selvata chiamata à i Toffi nel commune di Herve, e sijno perpetuamente applicate alla Capella del sudetto Beato Gierolamo per particolar devotione del sudetto testatore e per l’anima sua.
E più lascia à ms. Gio: Antonio Caisello e suo fratello Gio. Battista lire trenta per una sol volta.
E più ordina, vole, e comanda, che questo codicillo habbi virtù e forza tanto in giudicio, quanto fuori, e in ogni luogo con quelle ragioni, et in quei modi, vie, forme, e maniere, che può valere migliori.
Et io D. Domenico Coldogni Sacerdote professo della Congregatione Somasca, Confessore del sudetto testatore ne sono stato rogato. Onde per fede etc. manu propria.

1630, 2 luglio - Erve
Testamento di Francesco Amigoni fu Cumino detto fugaccia di Costaloterio
(p. 60) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen
Testamento di Francesco Amigoni q. Cumino detto fugaccia di Costalotero di Herve Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto in tempo di peste li 2 luglio 1630, nella strada maestra di Costalotero dove si divide in due per una delle quali si va alle case della contrada Costalotero e per l’altra per la strada Cavalera nel qual luogo ritrovandosi il sudetto Francesco infermo di peste, ma sano per gratia di Dio d’intelletto e di mente, ha fatto l’ultimo suo testamento nel modo che segue, cioè.
Primieramente sopra tutte le cose con ogni affetto di cuore dopo esssersi confessato de suoi peccati, raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, alla Beatiss.ma Vergine Madre e a tutta la corte del Cielo, e humilmente domanda perdono de sue colpe alla divina Maestà e poi.
Lascia per l’anima sua e fa libera e assoluta cessione o dono al Beato Girolamo di Somasca irrevocabilmente, ò scampi ò more il sudetto testatore, una pezza di prato tutta quanto è nella contrada di pra marchè ne confini dal Bergamasco e Milanese per tanto bene per l’anima sua e de suoi morti, contiguo à quella che ha lasciato alli pp. de Somasca per tanto bene per l’anima sua e de suoi morti ed una stalla e fenile, Beltramo fratello del sudetto testatore.
E più lascia al prefato Beato Girolamo una pezza di prato dove si dice in Fontanella nel commun di Herve con alcune piante di rovere per tanto bene per l’anima sua.
E più lascia alla Madonna del Rosario di Herve una pezuola, cioè una pezza di terra ortiva in Costalotero e ne fa libera et assoluta cessione irrevocabilmente della sudetta pezza di terra, o scampi ò more, situata soto le casa di Costa lotero dove si dice alle Viti.
Instituisce herede de tutti li suoi beni così presenti come futuri con tutte quelle ragioni che ha, et in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, il ventre di Domenica sua moglie maschio ò femina che sij.
E più vole, ordina e comanda che occorrendo che mora il Ventre della sudetta Domenica sua moglie senza figliuoli, hereditino e instituisce heredi sue sorelle, cioè Angelina e Menghina in parti uguali tra di loro, ò vero i figliuoli.
E più lascia ad Apollonia sua nepote e figliuola del q. Beltramo Amigone suo fratello lire cinquanta per una sol volta.
E più à Bartolomeo q. Gio. Valsecchi dal But suo nepote, una pezza di prato con certi arbori di castagna nella Contrada di Costalotero di Herve, tanta quanta è.
E più lascia à Francesco Bolis q. Antonio d’Alessandro di Saina de Herve suo (p. 61) cognato, una pezza di terra arativa nel piano di Beseno del Commun di Somasca, tanta quanta è, da godere per anni cinque immediate dopo la morte del sudetto testatore, con questo però, che il sudetto suo cognato Francesco paghi il debito che ha il prefato testatore con ms. David Cola da Vercurato, e finiti li anni cinque le sudette Angelina e Menghina sijno padrone, ò vero le loro figliuole, con conditione però che le sudette Angelina e Menghina paghino quanto soprapiù che haverà speso il sudetto ms. Francesco Bolis in satisfar à ms. David predetto oltre il suo debito che ha il prefato ms. Francesco con il predetto testatore suo cognato per conto della dote di Domenica, sorella del sudetto Bolis e moglie del sudetto Francesco testatore.
E più lascia Giacomina sua madre e Domenica sua moglie usufruttuarie de tutti gli suoi beni sino che scampano, vivendo però Domenica sua moglie in stato di vedova e vivendo casta e honestamente.
Instituisce e ordina Tutori e Curatori del ventre di sua moglie, Francesco Bolis q. Antonio de Alessandro, e Antonio Volpe q. Bernardo di Saina.
E più vole, ordina e comanda che questo suo testamento habbia virtù e forza e sij valido tanto in giudicio quanto fuori, con tutte quelle ragioni e con quelli modi, vie, forme e maniere che può havere et essere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento ò codicillo, ò ultima volontà.
Fatto e publicato nel sudetto luogo, il giorno e anno di sopra alla presenza di Francesco Bolis q. Antonio d’Alessandro di Saina de Herve, e Giuseppe Gazolo q. Beltramo di Saina di Herve Valle S. Martino, ed io d. Gio. Calta etc., ne sono stato rogato, onde per fede etc., mano propria.

1630, 6 luglio - Erve
Codicillo testamentario di Giovanni Battista Mazzoleni fu Alberto di Cereda
(p. 74) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen.
Codicillo di Gio. Battista Mazoleni q. Alberto di Cereda commune di Herve Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto in una pezza di terra arativa e vidata nella contrada del Cornello del Commune di Calolzo appresso la strada publica li 6 luglio 1630.
Ritrovandosi il sudetto Gio. Battista Mazoleni etc., in tempo di peste et essendoli morto di mal contagioso Alberto suo unico figliuolo et herede, ha fatto il suo codicillo nel modo che segue, cioè.
Primieramente conferma, ratifica e approva il suo testamento fatto li 12 giugno 1630, rogato per il sig.r padre d. Domenico Caldogno Sacerdote professo della Congregatione di Somasca, e confessore del sudetto Gio. Battista codicillante, al quale vole che se habbi relatione.
E più lascia alli padri de S. Bartolomeo di Somasca una pezza di terra arativa e vidata, tutta quanta è, nella contrada del Cornello di Calolzo, questa pezza di terra da matina ha per coherenza strada, da monte li padri de S. Bartolomeo di Somasca e a sera e da mezo dì gli heredi del q. Christoforo Mazoleni suo fratello, salve sempre le più vere coherenze, con obligo di celebrare all’anno in perpetuo quattro messe per l’anima del sudetto codicillante e de suoi morti.
E più vole che li sudetti padri di S. Bartolomeo di Somasca vadino al possesso della sudetta pezza di terra, e cominci l’obligo delle sudette 4 messe dopo la morte del sudetto codicillante, di sua moglie Margherita e di sua figliuola Lucia.
E più vole, ordina e comanda che questo suo codicillo habbia virtù e forza tanto in giudicio quanto fuori e in ogni luogo, con quelle ragioni et in quelli modi, vie, forme e maniere che può havere migliori, et io d. Gio. Calta preposito de S. Bartolomeo di Somasca e Curato, ne sono stato rogato, onde per fede etc., mano propria.

1630, 7 luglio – Erve
Codicillo testamentario di Giovanni Battista Amigoni fu Bernardo detto Romagnolo di Costaloterio
(p.66) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen
Codicillo di Gio. Battista Amigoni q. Bernardo sopranominato Romagnolo di Costalotero Cura di Herve Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto li 7 luglio 1630 in una peza di terra arativa e prativa e avidata chiamata il Donegale nel comun di Somasca proprietà del sig.r Giorgio Airoldo di Somasca.
Ritrovandosi il sudetto Gio. Battista etc., in tempo di peste e dubitando molti della sua vita per esserli morti in casa de presente molte persone, essendo sano per gratia di Dio di corpo e di mente ha fatto il suo codicillo nel modo che segue, cioè:
Ratifica e conferma il suo testamento fatto 40 anni incirca fa del quale ne fu rogato il q. ms. Giuseppe Cola da Corte Nodaro publico, al quale vole che s’habbia relasciare e che habbi forza in giudicio e fuori e in ogni luogo in tutti quelle cose che sono in quello ordinate e che non sono contrarie, e questo ordina e comanda in questo suo ultimo codicillo.
(segue un paragrafo cancellato – ndr)
E più per l’anima sua lascia per via di legato ad pias causas lire dieci all’anno in perpetuo, queste dieci lire s’hanno da cavare da tutti li suoi beni perpetuis futuris temporibus alli padri de S. Bartolomeo di Somasca con obligo d’un officio all’anno da morto con messe quatro da celebrarsi perpetuamente.
E più lascia alla Madonna del Rosario di Herve per una sol volta un peso d’olio.
E più vole, ordina e comanda che solamente li figliuoli maschi legitimi e naturali e di legitimo matrimonio nati delli tri suoi figliuoli et heredi, cioè di Lorenzo, di Gio. Battista e di Bernardo succedino ne suoi beni, e così succesivamente, hereditino solamente li maschi legitimi e naturali e di legitimo matrimonio nati, sino che ve ne sarà, e caso che non ne nascessero dalli sudetti tre cioè di Lorenzo, di Gio. Battista e di Bernardo figliuoli maschi legitimi e naturali e di legitimo matrimonio; ò che mancasse la linea masculina legitima e naturale e di legitimo matrimonio nata, in tal caso adesso per all’hora instituisce li padri de S. Bartolomeo di Somasca in tutti li suoi beni, con obligo di celebrare perpetuamente tanti officij e messe per l’anima del sudetto codicillante e de suoi morti quanto (p. 67) importerà l’entrata de suoi beni, e in caso che nascessero solamente figliuole femine delli tri suoi figliuoli, cioè di Lorenzo, di Gio. Battista e di Bernardo, in questo caso vole, ordina e comanda che essendo anco esse legitime e naturali e di legitimo matrimonio nate e non altrimenti, hereditino la metà de suoi beni solamente, dell’altra metà fa herede la Chiesa di S. Bartolomeo di Somasca con obligo di tanto bene per l’anima sua e de suoi heredi per testamento, quanto comporterà l’entrata della sudetta metà de suoi beni.
E più vole, ordina e comanda che questo suo codicillo habbia virtù e forza tanto in giudicio quanto fuori e in ogni luogo, con quelle ragioni et in quelli modi, vie, forme e maniere che può havere migliori. Et io d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari di S. Bartolomeo di Somasca, Curato e confessore del sudetto Gio. Battista Amigoni etc., codicillante, ne sono stato rogato onde per fede etc., mano propria.

1630, 9 luglio – Somasca?
Disposizioni testamentarie della sig. Elisabetta Amigoni moglie del sig. Giovanni che fu del sig. Piero
(p.6) Adi 9 luglio 1630
La Sig.ra Elisabetta Amigoni moglie del Sig.r Giò che fu del Sig.r Piero, inferma etc,. ma sana etc., raccomanda etc., e lascia d’esser sepolta nella parochiale de Caren; anulla, revoca e vole che sij di niun valore come se non fosse fatto il suo testamento sigillato e consegnato al q. Sig.r Gioanni Facheris quest’anno.
Lascia per l’anima sua scudi 200 da far fare tanto bene per l’anima sua, 100 de quali alli P. de Somasca per tanto bene etc. e le messe de S. Gregorio.
Scudi 100 al Beato Girolamo de Somasca.
Scudi 30 à S. Lorenzo de Russino per l’anima sua.
La sua mobilia à Francesca e ad Elisabetta sue nipoti in parti uguali, e più alla sudetta Francesca per una volta sola scudi quaranta e ad Elisabetta scudi 200 per una sol volta.
E più à ms. Gio. Giacomo Tochis e à suoi figliuoli per segno de omissione? lire 150 per una sol volta.
E più ordina e comanda alle sudette Francesca ed Elisabetta che facino una tovaglia alla Capella del Beato Girolamo da altare di tella ……………? lavorata e ……? quanto sarà possibile. Lascia a sopradette scudi 4, tre camice delle sue, e tre scosali.
Heredi: Antonia fu moglie d’Antonio Brambilla da Merà (Merate?)
Camilla moglie che fu di Camillo Suigo da Milano.
Margarita moglie di Girolamo Appiano da Milano.
Marta moglie del q. Sig.r Girolamo Remilio?, e qual mentre viverà resti usufruttuaria di detta dote e de suoi beni.
Ocorendo che non essequischino quanto ordinato di sopra comanda che sijno privi della parte che tocherà alli sudetti heredi. La setta lirette 19 sij venduta e pagata in debito di L. 50 che ha con il sig. Francesco Ubiali da Bergamo, e il resto sij dispensato a poveri ne la val de San Martino.
Scudi due a ms. Zuanne di Zanelli, a ………..? un manzetto d’anni 4 in 5 anni.
Una lira d’oglio alla Madonna di San Leonardo.
(a margine destro) - peltri a Francesca e Elisabetta e la sotana ... ?, lire 100 a padri de Somasca …..? da Eugenia Tirabosco ricevute in prestito.
(a margine sinistro) - il suo sechielo? d'argento reliquiarij? d'uso e Agnus Dei al Beato Girolamo de Somasca.
(p.8) (Appunti anonimi sull'attuazione del testamento di Elisabetta Amigoni. Sono quasi indecifrabili.)
Danari depositati della sig.ra Eugenia Tirabosco, Margherita Zontila? e Lucrezia Caversegna, depositati in mano ad Alessandra Tirabosco e Luchina Tirabosco, tutti avanzi delle sue entrate.
Vole che sijno dispensati per amore di Dio in mano delle RR.de Madre Orsoline di Bergamo per dispositione della sig.ra Elisabetta Amigoni.
Quelli de Eugenia dispensati parte ….. autorità dela Madre dell'Hospitale a Caprino …………. e parte alli padri di Somasca.
Debito della sig.ra Elisabetta alli padri Capucini di Bergamo per tante messe dette alla sig.ra Eugenia, li denari sono nella cassa della sig.ra Elisabetta in quella della carità?

6 dopie ricevute dalla sig.ra Elisabetta della sig.ra Eugenia da pagar 4 brente di vino da … a conto del quale ms. Iseppo del q. ms. Giordano ha ricevuto una soma di miglio computato lire 50 e non sa che …..

Cassa della biancheria della sig.ra Elisabetta., un …? dietro alla porta della camera sigilla?, e la cesta che è apresso detto …? Lista della biancheria è nella cesta, … d'haver messo sopra da …. …………. che sono lenzole 12 novi e ……, tavaglioli 35 novi …..
La biancheria della quale è stata usufruttuaria è sopra una lista, le parate? le lascia a chi …..

1630, 12 luglio - Rossino
Disposizioni testamentarie di messer Giuseppe Valsecchi fu Gervasio
(p.7) Adì 12 luglio 1630 in Gazio in una pezza di terra prativa e erboriva proprietà di Francesco Moscheni q. Pietro.
Testamento di ms. Gioseppe Valsecchi q. Gervasio da Rossino, infermo etc., sano di mente etc., racomanda etc.
Lascia la sua heredità che li perviene al S.mo Sacramento di Castello con obligo di tre messe all’anno.
Instituisce herede Carlo suo nepote figliuolo del q. ms. Martino suo fratello, con obligo de dare lire 25 à ms. Gio. Battista Valsecchi q. Gervasio.
Ms. Gio. Battista q. Gervasio da Russino
Ms. Guido dalla Scuola q. Lodovico de Moioli.
Antonio Mazoleni q. Battista de Gazio.
Antonio Rosa q. Domenico de Careno
Gio. Battista figliuolo de Antonio Barello da Careno.
Santino figliuolo de Antonio Barca da Careno.
Gio. Maria figliuolo di Francesco Valtorta.
Adì 13 sudetto 1630 mi mandò a chiamare il sudetto ms. Giuseppe e fece gli infrascritti due legati.
All’Hospitale di Bergamo per isgravio della sua coscienza lascia per una sol volta lire centocinquanta.
E più al Beato Girolamo di Somasca tutte le sue arme. Onde per fede etc. d. Gio. Calta etc.

1630, 12 luglio - Rossino
Testamento di messer Giuseppe Valsecchi fu Gervasio
(p. 68) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen
Testamento di ms. Gioseppe Valsecchi q. Giordano di Rossino Val di S. Martino distretto di Bergamo li 12 luglio 1630 fatto in tempo di peste stando il sudetto ms. Giuseppe sopra un muro qual confina con una pezza di terra prativa e arboriva di Francesco Moscheni q. Piero della Contrada de Gazio del Commun di Rossino.
Ritrovandosi il sudetto ms. Giuseppe etc., infermo di peste nel sudetto luogo, sano d’intelletto e di mente, ha fatto l’ultimo suo testamento a beneficio dell’anima sua e de suoi heredi, come segue.
Primieramente sopra tutte le cose raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, alla Beatis.ma Vergine Madre, al suo santo Angelo Custode e a tutta la Corte del cielo e poi.
Per l’anima sua lascia alla Scuola del S.mo Sacramento di Castello Rossino quella parte d’heredità che tocca al sudetto ms. Giuseppe testatore, de beni e dote della q. sua madre con obligo di tre messe all’anno in perpetuo per l’anima sua.
Instituisce herede universale di tutti li suoi beni, così presenti come futuri, con quelle ragioni, et in quello modi, vie, forme e maniere che può migliori, Carlo suo nepote figliuolo del q. ms. Martino Valsecchi fratello del sudetto testatore con agggravio di pagare per una volta sola à ms. Gio. Battista Valsecchi q. Gervasio da Rossino lire venticinque.
E più ordina, vole e comanda che questo suo testamento habbia virtù e forza e sij valido tanto in giudicio quanto fuori, e in ogni luogo con quelle ragioni e in quelli modi che può havere e essere migliori, ò per via di donatione in causa de morte, ò per via di testamento ò codicillo, ò ultima volontà, fatto e publicato nel sudetto luogo alla presenza degli infrascritti testimonij, cioè.
Ms. Gio. Battista Valsecchi q. Gervasio da Rossino, Ms. Guido dalla Scola q. Lodovico de Maioli, Antonio Moscheni q. Gio., Battista de Gazio, Antonio Rosa q. Domenico de Careno, Gio. Battista d’Antonio Borello da Careno, Santino figliuolo de Antonio Bareta da Careno, e (p. 69) Gio. Maria figliuolo di Francesco Valtorta da Careno, tutti testimonij idonei e conosciuti ed io d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari di S. Bartolomeo di Somasca, Curato e confessore del sudetto ms. Giuseppe testatore ne sono stato rogato, onde per fede etc., mano propria.

Adì 13 sudetto 1630 il sudetto ms. Giuseppe Valsecchi q. Giordano da Rossino aggravato dal male, ma sano di intelletto e di mente, sopra un portico d’una casa vicina ad una pezza di terra prativa e arboriva di Francesco Moscheni q. Piero di Gazio del commun di Rossino, pregò me infrascritto che aggiungessi al suo testamento fatto heri li 12 luglio 1630, del quale io d. Gio. Calta etc., ne sono stato rogato, quanto segue, cioè.
Che per isgravio della sua conscienza lascia per una sol volta all’Hospitale di Bergamo lire centocinquanta.
E più lascia tutte le sue arme al Beato Girolamo di Somasca.
Di questi due legati pij ne sono stato rogato io d. Gio. Calta etc., onde per fede del vero etc., mano propria.

1630, 16 luglio – Erve
Testamento della sig. Angelica moglie di messer Cristoforo Valsecchi fu Pedrino di Cereda
(p. 73) In Dei Omnipotentis nomine Amen
Testamento di Madonna Angelica moglie di ms. Christoforo Valsecchi q. Pedrino di Cereda di Herve Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto in Herve sotto una pianta di noce appresso il ponte dela Galavesa, per il quale si va alla Parochiale di Herve li 16 luglio 1630 in tempo di peste.
Nel qual luogo ritrovandosi la sudetta Mad.na Angelica etc. sana per gratia di Dio di corpo, d’intelletto e di mente, ha disposto dell’heredità venutali de beni del q. ms. Gio. Angelo Rota da Rossino suo Padre oltre la sua dote, della quale heredità prettende poter disporre e dispone à suo piacere come patrona assoluta et independente in questo da suo marito, perciò ha fatto il suo ultimo testamento nel modo che segue cioè.
Primieramente adonque sopra tutte le cose raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, alla Beatis.ma Vergine Madre, e à tutta la Corte del Cielo.
E poi instituisce heredi universali de tutti li suoi beni, heredità venutali dal q. suo padre Gio. Angelo etc., e di quanto può disporre con tutte quelle ragioni che ha et in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, Gio. Pietro e Gio. Angelo e Cattarina suoi figliuoli e di ms. Christoforo Valsecchi q. Pedrino di Cereda di Herve suo marito.
E più accadendo che li sudetti suoi figliuoli cioè Gio. Pietro, Gio. Angelo e Cattarina morino senza figliuoli in quel caso adesso per all’hora sustituisce à loro le sue sorelle cioè M.a Laura, M.a Lucretia, M.a Elisabetta, e M.a Santa, figliuole del q. ms. Gio. Angelo Rota da Rossino suo Padre.
Ordina e comanda che sijno fatti per l’anima sua oficij n° sei con dieci messe per officio.
E più al S. Rosario di Herve lascia per una volta sola lire 25. Al Beato Girolamo di Somasca lire otto.
E più vole, che questo suo ultimo testamento habbia virtù e forza e sij valido tanto in giudicio quanto fuori, e in ogni luogo con tutte quelle ragioni, et in quelli modi che può essere et valere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò di testamento ò di codicillo, ò ultima volontà.
Et io d. Gioanni Calta preposito de Chierici Regolari di S. Bartolomeo di Somasca, Curato e confessore della sudetta Madonna Angelica testatrice, ne sono stato rogato onde per fede etc.

1630, 17 luglio – Cornello di Calolzio
Testamento di Vitale Mazoleni detto Lua fu Domenico di Cereda
(p. 89) In Dei Omnipotentis nomine. Amen
Testamento di Vitale Mazoleni detto Lua q. Domenico di Cereda di Herve, Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto in tempo di peste in giorno di mercoledì 17 luglio 1630, sopra un sasso in capo d’un muro qual sera una pezza di terra chiamata la Piazza nella Contrada del Cornello di Calolzo proprietà del sudetto Vitale, quale sedendo sopra il sudetto sasso soto un arbor di castagna, infermo di corpo ma sano per gratia di Dio d’intelletto e di mente, ha fatto il suo ultimo testamento nel modo che segue, cioè.
Primieramente sopra tutte le cose dopo esserli confessato de suoi peccati, de quali ne dimanda humilmente perdono al Signore e lo prega riceverlo in gratia sua, raccomanda l’anima sua a sua divina Maestà, alla Beatiss.ma Vergine Madre, e à tutta la corte del Cielo e poi.
Instituisce heredi universali de tutti gli suoi beni così presenti come futuri, con tutte quelle ragioni et in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, tre suoi figliuoli cioè Giacomo, Domenico e Piero. E a Margherita sua figliuola lascia, maritandosi, cento scudi di dote di lire sette per scudo; e caso che non se mariti, una casa d’habitare, un horto, quello che è appresso Cereda.
E più lascia Dorotea sua moglie donna, Madonna e usufruttuaria de tutti gli suoi beni sino che scampa, servando però il stato di vedova e vivendo casta e honestamente.
E più vole, ordina e comanda che per l’anima sua dalli suoi heredi sijno fatti celebrare tre officij da morto con dieci messe per officio, in termine d’anni tre cioè uno officio con dieci messe all’anno.
E più lascia alla Madonna del Rosario di Herve due scudi per una sol volta.
E più lascia al Beato Girolamo di Somasca una volta solamente due scudi.
(p. 90) E più vole, ordina e comanda che questo suo testamento habbia virtù e forza e sij valido tanto in giudicio quanto fuori, e in ogni luogo, con tutte quelle ragioni e in quelli modi, vie, forme e maniere che può essere et havere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento o codicillo o ultima volontà. E del sudetto testamento ne sono stato rogato io d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari di S. Bartolomeo di Somasca, Curato e Confessore del sudetto testatore Vitale Mazoleni, onde per fede del vero etc. mano propria.

1630, 31 luglio - Calolzio
Legato di Antonio Valsecchi detto quaresima di Nesolio di Erve
All’ultimo di luglio 1630 Antonio Valsecchi sopra nominato quaresima de Nisoli di Herve, Valle etc., dopo essersi confessato e ricomandata l’anima sua all’Altissimo Signore ordinò che fossero fate celebrare 14 messe per l’anima sua, e datto un ducatone alla Madonna del Rosario di Herve per una sol volta dalli suoi heredi.
Il sudetto Antonio è stato netezino in Calolzo in tempo di peste, et è creditore dal Commune di Calolzo de molti soldi per la sua mercede.
Fatto il presente legato fuori delle case del Cosse? del commune di Calolzo appresso il sentiero, soto una pianta de aloro etc., d. Gio. Calta etc.

1630, 1 agosto - Rossino
Disposizioni testamentarie di Giovanni Battista Moscheni fu Alessandro di Gazio
Testamento di Giò Battista Moscheni q. Alessandro de Gazio della Cura di Castelrussino habitatore de Russino Valle S. Martino distretto di Bergamo, fatto il primo d’agosto 1630 sotto un arbore di castagna vicino alla strada maestra passata la fontana per la quale si va nel loco che si dice Gas del Commune di Russino, nel qual luogo essendo infermo di peste il sudetto Giò Battista ha fatto il suo testamento, nel qual fa’ herede suo fratello Antonio figliuolo del q. Alessandro suo padre.
E più lascia al S.mo Sacramento di Castelrussino lire trecento per una sol volta.
E più lire ducento in tanti officij e messe per l’anima sua in termine di due anni.
E più a Pedrina sua sorella q. moglie di Gervasio Valsecchi di Nisoli di Herve detto Baram lire ducento.
E più al Beato Gierolamo di Somasca lire 25 per una sol volta.
Revoca, cassa et annulla qualsivoglia testamento che habbia fatto prima di questo, qual vole che vaglia in quelli migliori modi che può valere.
Io d. Giò Calta ne sono stato rogato etc.

1630, 1 agosto – Tovo di Calolzio
Disposizioni testamentarie di Francesco Fontanella fu Antonio da Arola
(p. 32) Adì 1 agosto 1630
Testamento di Francesco Fontanella q. Antonio da Arola Valle S. Martino e distretto di Bergamo, fatto il primo d’Agosto 1630 nella Contrada del Tovo del commune di Calolzo, sotto una pianta di noce appresso il sentiero per il quale s’entra alle case del Tovo, nel qual luogo era il sopradetto Francesco infermo di peste, sano d’intelletto e di mente, ha fatto il suo testamento, nel quale instituisce herede Giacomo suo fratello maggiore figliuolo del q. Antonio, lascia lire vinticinque à Giò Battista suo fratello.
E più che li siano fatti celebrare immediate dopo la sua morte tre officij da morto con 10 messe per ciascheduno.
E questo suo testamento vole che vaglia in quel miglior modo che può valere.
D. Gio. Calta ne sono stato rogato etc.
Sul margine sinistro sono notati altri paragrafi:
Al Beato Gierolamo lire dieci. D. Gio. Calta etc.
A Cattarina sua sorella un pezzo di terra prativa et arativa con una pianta di noce et alquante di castagne chiamata il pianello tanto quanto è. D. Gio. Calta etc.

1630, 3 agosto - Rossino
Memoria delle disposizioni testamentarie fatte dalla moglie di messer Giovanni Battista Valsecchi fu Gervasio e figlia di messer Francesco Ratto
(p. 33) Adì 3 agosto 1630 in Rossino
Memoria come la moglie di ms. Gio. Battista Valsecchi q. Gervasio da Rossino e figliuola di ms. Francesco Ratto da Moioli essendo inferma di peste, et confessatasi da me d. Gio. Calta etc., fece dimandare il sudetto ms. Gio. Battista suo marito stando essa amalata ad una ferrata d’una finestra d’una camera di sopra desse case del sudetto ms. Gio. Battista, à cui dimandò licenza di lasciare dieci scudi della sua dote al Beato Girolamo di Somasca, esso ms. Gio. Battista suo marito li diede licenza et essa lasciò et ordinò che fossero dati dieci scudi al Beato Girolamo di Somasca, e la sudetta amalata pregò me che ne facessi memoria.
Onde per fede del vero etc. D. Gio. Calta etc. mano propria il di et anno di sopra.
(questa memoria è sbarrata con due sbreghi- ndr)

1630, 14 agosto - Rossino
Testamento di Lorenzo Rota fu Francesco di Gazio
Adì 14 agosto 1630 nella Contrada di Gaxio della Cura di Castello Rossino.
Testamento di Lorenzo Roda q. Francesco di Gazio sudetto, fatto in tempo di peste ad una fenestra d’una stanza di sopra della casa del sudetto Lorenzo che sporge sopra la strada publica, nel qual luogo trovandosi il sudetto Lorenzo infermo di peste, ma sano d’intelletto ed mente per gratia de Dio, raccomanda etc.
Instituisce heredi due suoi figliuoli, il ventre di sua moglie se sarà maschio, alle figliuole lascia lire 400 di dote e al ventre di sua moglie se sarà femina, per ciascheduna di esse.
Per l’anima sua lire ducento e cinquanta della dote di sua madre al Sant.o Sacramento di Rossino con obligo di dieci messe all’anno per anni 7 immediate dopo la sua morte.
Lascia 3 stara di formento a quelli che porterano il suo corpo nel …? alla sepoltura.
Lascia la moglie donna, madonna e usufruttuaria de tutti gli suoi beni così che niuno la possi molestare.
Morendo li suoi figliuoli senza heredi lascia a suo fratello Giuseppe lire 25. Scudi cinquanta al B. Girolamo di Somasca.
Tutori il R.do sig. Curato di Rusino, ms. Gio. Battista Brini di ms. Martino del Castello e suo cugnato Gio. Piero fuatto? de Moioli al quale lascia lire 20 per una volta sola con patto? che li aiuti nella presente infermità.
Visto e publicato nel medemo luogo il dì et anno di sopra, alla presenza del R.do sig. Lodovico Algarotto eletto curato di Castel Russino e ms. Gio. Battista Valsecchi q. Gervasio di Russino et io d. Gio. Calta etc. mi sono sottoscritto.

1630, 17 agosto - Rossino
Testamento di messer Innocente Valsecchi fu Giacomo della Cà
(p. 96) In Dei Omnipotentis nomine. Amen
Testamento di ms. Innocente Valsecchi q. Giacomo della Cà della Cura di Castelrussino Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto in una pezza di terra prativa sotto le case della sudetta contrada della Cà, vicina alla strada publica, proprietà del sudetto ms. Innocente, nel qual luogo ritrovandosi il prefatto ms. Innocente il di 17 agosto 1630, in tempo di peste, con tutta la sua famiglia infermo di male contagioso, ma sano per gratia di Dio d’intelletto e di mente, ha fatto il suo ultimo testamento nel modo che segue.
Primieramente sopra tutte le cose raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Dio, alla B. V. M. e à tutta la Corte del Cielo.
Poi instituisce heredi di tutti li suoi beni così presente come futuri, e di tutte le sue ragioni in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, due suoi figliuoli cioè Antonio e Gio. Battista et à Lucretia sua figliuola assegna ducento scudi di dotte e quello di più che vorano li sopradetti suoi fratelli.
E più vole che morendo li sopradetti Antonio e Gio. Battista senza figliuoli la sudetta Lucretia habbia oltre li ducento scudi si sopra, altri cento e sij usufruttuaria di tutti li suoi beni mentre viverà, dopo la morte della quale ordina e comanda che la sua robba sia divisa in due parti uguali, d’una delle quali parti sustituisce gli heredi del q. Giuseppe Valsecchi dall’Avello; e nell’altra metà i Padri di S. Bartolomeo di Somasca, con obligo di far tanto bene per l’anima sua e de suoi morti; e ciò s’intende le sudette due sustitutioni occorrendo che morissero li sudetti heredi Antonio e Gio. Battista e Lucretia senza figliuoli.
E più lascia per l’anima sua al Beato Girolamo di Somasca lire cento per una sol volta.
E più lascia alli Padri di S. Bartolomeo di Somasca lire cento per tanto bene per l’anima sua.
E più lascia à Cattarina figliuola di Francesco Zainero dalla Cà lire cinquanta per una sol volta per la servitù che ha fatto la sudetta Cattarina e fa di presente al sudetto ms. Innocente testatore e à tutta la sua famiglia inferma di peste, e vole, ordina e comanda che le sudette cinquanta lire sijno sborsate alla prefatta Cattarina immediate dopo la morte del sudetto testatore, cavate dalli frutti del presente anno 1630 delli suoi beni.
E più morendo li sudetti suoi figliuoli Antonio e Gio. Battista senza figliuoli lascia alla Scola del S.mo Sacramento di Castel Rossino lire cinquanta. d. Gio. Calta etc., appone la sudetta aggionta di mia mano.
(p. 97)E più instituisce et ordina essecutori di questo suo ultimo testamento e Tutori de suoi figliuoli minori il Padre Superiore pro tempore di S. Bartolomeo di Somasca, il sig.r Ambrosio Volpe q. Andrea di Somasca, ms. Gio. Piero e ms. Giacomo fratelli Zambelletti di ms. Zambello dalla Cà e ms. Pompeo Locatelli q. Steffano da Lorentino.
E più ordina, vole e comanda che questo suo ultimo testamento habbia virtù e forza e sij valido tanto in giudicio quanto fuori, et in ogni luogo con tutte quelle ragioni, et in quelli modi, vie, forme e maniere che può essere et valere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento ò codicillo ò ultima volontà.
Fatto e publicato nel luogo, giorno et anno di sopra alla presenza de gl’infrascritti testominij idonei e conosciuti cioè ms. Gio. Pietro Zambelletti di ms. Zambello della Cà, Gio. Battista Amigoni q. Antonio, et Carlo Rizzo q. Gasparo tutti e due da Russino.
Et io d. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari de S. Bartolomeo di Somasca e Curato della parochiale di Somasca del sudetto testamento ne sono stato rogato die et anno di sopra; onde per fede etc., mano propria.

1630, 19 agosto - Rossino
Codicillo di messer Zambello Zambeletti fu Giovanni Giacomo della Cà
(p. 30) Adì 19 agosto 1630
Codicillo di ms. Zambello Zambeletti q. Gio. Giacomo dalla Cà della Cura di Castello Rossino Valle S. Martino distretto di Bergamo, fatto il dì e anno di sopra in tempo di peste, in una selva de sotto dalla strada publica soto la Contrada della Cà sudetta appresso una cassina del sudetto ms. Zambello.
Conferma il suo testamento fatto l’ultimo di luglio dell’anno corrente 1630, et approva quanto in esso si contiene, del quale io d. Gio. Calta etc., ne sono stato rogato, et al quale vole si habbia relatione.
E più ordina, vole, e comanda che gli suoi heredi, ò quelli che goderanno gli suoi beni, sijno obligati à far celebrare ogn’anno per anni venticinque immediate futuri dopo la morte del sudetto ms. Zambello etc. codicillante un’officio da morto con dieci messe per ciaschedun officio per l’anima sua.
E più dopo la sua morte immediate sij dispensata à poveri meza soma di sale, ò l’equivalente.
E più lascia al Beato Girolamo di Somasca mezo peso d’olio.
E più ordina, vole e comanda che questo suo ultimo codicillo habbia virtù e forza e sij valido, tanto in giudicio quanto fuori e in ogni luogo, con tutte quelle ragioni et in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori.
Fatto e publicato il dì et anni et nel luogo sopradetto, alla presenza del R.do Sig.r Lodovico Algarotti Curato eletto di Castello Rossino, et io ne sono stato rogato, onde per fede etc.
D. Gio: Calta mano propria.

1630, 1 settembre - Rossino
Testamento di Domenica moglie d’Antonio Moscheni fu Alessandro di Gazio
(p.31) In Dei Omnipotentis nomine Amen
Testamento di Domenica moglie d’Antonio Moscheni q. Alessandro de Gazio della Cura di Castel Russino Valle di S. Martino distretto di Bergamo, fatto in tempo di peste il primo di settembre 1630 nella Contrada di Gazio sudetto sotto ad un portico delle case del sudetto Antonio Moscheni; nel qual luogo ritrovandosi la sudetta Domenica etc. inferma di peste, e sana per gratia di Dio d’intelletto e di mente ha fatto il suo ultimo testamento e disposto della sua heredità venutali dalla già sua Madre nel modo che segue.
Primieramente sopra tutte le cose raccomanda l’anima sua all’onnipotente Dio, alla Beatiss.ma Vergine Madre e a tutta la Corte del Cielo.
E più intituisce herede di tutta la sua heredità, e di quanto può disporre con tutte le sue ragioni in quelli modi, vie, forme e maniere che può migliori, Antonio Moscheni suo marito.
E più per l’anima sua lascia che siano spese in tanti Officij e Messe lire cento per una sol volta.
E più lascia alla Chiesa di Castelrussino lire cinquanta et altre cinquanta alla Madonna del Lavello.
E più lascia vinticinque lire al Beato Gierolamo di Somasca.
E più vole, ordina e comanda che questo suo ultimo testamento, fatto con consenso et approvazione e alla presenza d’Antonio Moscheni sopradetto suo marito, habbi virtù e forza e sij valido con tutte le ragioni et in quelli modi che può essere et volere migliori, ò per via di donatione in causa di morte, ò per via di testamento, ò codicillo ò ultima volontà, fatto e publicato il di et anno di sopra, nel predetto luogo alla presenza de gl’infrascritti testimonij, cioè Antonio Moscheni de Gazio q. Gio. Battista, Giovanni Soldanello q. Alessandro da Russino testimonij idoneij e conosciuti.
Et io D. Gio. Calta etc. ne sono stato rogato onde in fede etc. mano propria.

1630, 12 settembre - Somasca
Testamento del sig. Ambrogio Volpe.
(p. 101) In nomine Domini. Amen
Testamento del sig. Ambrosio Volpe fu Andrea.
Adì 12 settembre 1630 in Somasca Valle di S. Martino distretto di Bergamo in una stanza di sopra dell’habitatione del sig. Ambrosio Volpe quale essendo amalato di peste ma sano etc., per gratia di Dio, ha fatto l’ultimo suo testamento nel modo che segue etc., primo raccomanda etc.
Instituisce heredi li suoi figliuoli maschi cioè Antonio, Francesco e Giacomo.
Lascia di dote alle figliuole femine tanto della prima quanto della 2a moglie scudi cinquecento per ciascheduna di esse con conditione però che maritandosi il marito …………? di peste non possi hereditare la dote se le sudette figliuole ò quelle che si mariteranno non serano state con il marito un’anno.
Lascia Donna Elisabetta sua moglie donna e madonna e usufruttuaria mentre viverà e che niuno la possi molestare serbando però il stato vedovile e vivendo honesta e castamente.
Ordina e comanda che se habbia fede a libri del q. ms. Gio. Battista Recuperati di Bergamo in materia delli debiti del sudetto testatore con il prefato Recuperati.
Ordina, vole e comanda che sij fatta una Capella ad honore di S. Carlo per voto suo fatto, alla Croce de Vecchiarola di Herve, e quando con la dovuta dispensa se possa tramutare il voto sudetto io comando sij speso il danaro che si doveria spendere nella sudetta Capella di S. Carlo in quella del Beato Girolamo di Somasca e del sudetto………………?, il voto suo era di spendere nella sudetta Capella da cinquecento lire in seicento.
Ordina, vole e comanda che sijno fatti celebrare ogni anno in perpetuo un’officio da morto con 6 messe per officio per l’anima del q. donna Caterina sua madre, un altro per l’anima della q. prima sua moglie, e un’altro per donna Elisabetta sua moglie, hora vivente, quando serà morta, se viverà in stato vedova, et uno per quelle anime che sono vicine alla gloria ma non hanno chi prega per loro.
(p. 102) Lascia Tutori e Curatori dei suoi figliuoli minori e con ogni riverenza prega de accettare il carico per charità l’Ill.mi sig.ri Conti Guido e Girolamo Benaglio e suo nepote Lorenzo Frigerio q. Giacomo suo cognato.
E più supplica l’Ill.mo sig.r Conte Guido a voler terminare la differenza del Ronco di Pontita che il sudetto testatore ha con suo cognato. E più il sig.r Giacomo da Fin? e il sig.r Leonardo Arrigoni a à quali è stata rimessa la causa che verte tra il sudetto sig.r Testatore e Masetto si compiacino di terminarla quanto prima. Facendo poi alla sucessione de suoi figliuoli se venisse il caso che morissero senza heredi si rimette in tutto al testamento del q. suo padre Andrea.
E più ordina, vole e comanda che questo suo ultimo testamento habbia virtù e forza e sij valido tanto in giudicio quanto fuori, et in ogni luogo, con tutte quelle ragioni, et in quelli modi, vie, forme e maniere che può essere et valere migliori, ò per via di testamento ò donatione in causa di morte, ò per via di codicillo ò ultima volontà.
Fatto nel luogo predetto il di et anno di sopra in tempo di peste, et io d. Gio. Calta etc., ne sono stato rogato etc., onde etc., mano propria.

1630, 15 settembre - Rossino
Memoria del testamento di Gervasio Valsecchi fu Andrea detto taegio
(p. 103) In Nomine Domini. Amen
Adì 15 settembre 1630 in un pezzo di Ronco soto la chiesa di Castello Rossino.
Appresso una capanna, soto una pianta de aloro, Gervasio q. Andrea Valsecchi detto taegio di Castello Rossino sudetto infermo di peste etc. Ha fatto l’ultimo suo testamento nel quale lascia herede una sua unica figliuola.
Per testimonio il sig.r et R.do Lodovico Algarotto Curato eletto di Castel Rossino.
d. Gio. Calta etc., ne sono stato rogato etc.
1630, 2 ottobre - Somasca
Testamento di Pietro Benaglio fu Giovanni Giacomo detto di Tognetto
(p.42) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen
Testamento di Pietro Benaglio q. Gio. Iacopo detto de Tognetto di Somasca fatto in tempo di peste in una pezza di terra arativa dove si dice al prà delle pobbie ò delle pioppe nel comun di Somasca proprietà del sudetto Pietro soto il dì 2 ottobre 1630; nel qual luogo ritrovandosi il sudetto Pietro in quarantina per il suspetto di peste, sano per gratia de Dio di corpo e d’intelletto e di mente, ha fatto il suo ultimo testamento nel modo che segue, cioè:
Primieramente sopra tutte le cose raccomanda l’anima sua all’Onnipotente Iddio, alla Beatiss.ma Vergine Madre, e à tutta la corte del Cielo.
E poi lascia per l’anima sua per tanto bene da farlo, una pezza di terra arativa et avidata alla Scola del S.mo Sacramento di S. Maria dove si dice alla pianeta.
Instituisce herede de tutti li suoi beni così presenti come futuri con tutte le sue ragioni in quelli modi, forme, vie e maniere che può migliori, Carlo suo unico figliuolo, e caso che questo suo herede mora senza figliuoli, lascia la sudetta pezza di terra arativa et avidata del prà delle piobbe nel comun di Somasca appresso la Galavesa alla Scola del S.mo Sacramento di Vercurago.
E più una casa et una selva chiamata la Veglias nel comune di Magianico nel territorio di Lecco, alla Madonna della sudetta terra di Magianico.
E più morendo il sudetto Carlo herede senza figliuoli intituisce herede la Chiesa di Somasca con obligo di tanto bene per l’anima del sudetto testatore e de suoi morti all’anno perpetuamente rimettendosi in questo al guidicio del prete superiore de S. Bartolomeo di Somasca pro tempore.
E più morendo come di sopra Carlo suo herede senza figliuoli lascia al R.do Sig.r Gio. Battista Benaglio da Bergamo suo cugino scudi cinquanta per una sol volta di sette lire l’uno.
E più morendo come di sopra il sudetto herede senza figliuoli lascia scudi cinquanta di sette lire l’uno à ms. Domenico Benaglio q. Gio. Maria di Somasca, suo zio, da usufruttuare ……….? ò dopo la morte del sudetto ms. Domenico à ms. Alberto suo figliuolo ò suoi heredi.
Instituisce Tutori e Curatori del suo herede Carlo minore il R.do Sig.r Gio. Battista Benaglio di Bergamo suo cugino, ms. Galdino Benaglio da Somasca, il Sig.r Antonio Airoldo figliuolo del Sig.r Egidio da Somasca.
E più vole, ordina e comanda che questo testamento sij valido, habbia virtù e forza tanto in giudicio quanto fuori, e in ogni luogo, con tutte le sue ragioni etc., e questi modi etc., o per via di donatione in causa di morte, ò di testamento ò di codicillo ò ultime volontà etc.
Fatto e publicato alla presenza delli infrascritti testimonij Sig.r Antonio Airoldo del Sig.r Egidio e Martino Volpe q. Bernardo di Saina di Herve.
d. Gio. Calta etc.

1630, 30 ottobre - Somasca
Testamento di messer Giovanni Battista Amigoni fu Cristoforo
(p.25) In Dei Omnipotentis Nomine. Amen
Testamento di ms. Gio. Battista Amigoni q. Christoforo da Somasca fatto li 30 ottobre 1630 in tempo di peste, nella sua casa in una stanza terrena ritrovandosi il sudetto ms. Gio. Battista infermo di corpo ma sano per gratia di Dio d’intelletto, ò di mente, ha fatto l’ultimo suo testamento nel modo che segue, cioè:
Primieramente racomanda l’anima sua etc., confortato de suo perdono.
E più instituisce herede suo figliuolo Giuseppe in quello miglior modo etc.
Lascia donna, madonna e usufruttuaria sua moglie vivendo il stato di vedova honesta et honorata.
Lascia a tre sue figliuole cioè N. N. N. scudi ducento di dote per ciascheduna di esse.
E più venendo il caso che il suo herede Giuseppe moia senza figliuoli, adesso per all’hora, instituisce d. Giuseppe suo fratello che habita a Venezia, e morendo il fratello senza heredi e figliuoli instituisce le figliuole in parti uguali tra di loro, con conditione che morendo una o più de loro, una herediti l’altra, e l’ultima à diviso per tutte l’altre.
Lascia per via di legato ad pias causas lire ducento di credito di lui con Gio. Amigoni di Somasca q. Gio. Battista alla Scola del S.mo Sacramento di Somasca.
E più per via di legato ad pias causas lire ducento e sessanta di credito di lui con ms. Galdino Benaglio e fratello alla Capella del Beato Gerolamo.
Instituisce tutori suo fratello ms. Giuseppe, ms. Jo…? Benaglio di ms. Davide, e suo cugnato Andrea.
D. Gio. Calta etc., mano propria.

1631, 16 marzo – Somasca
Donazione di lire 96 alla chiesa di S. Bartolomeo di Somasca fatta da Giuseppe Bonfanti fu Ambrogio
(p.13) Adì 16 marzo 1631 nel Collegio de S. Bartolomeo di Somasca nella camera del presente infrascritto.
Sij noto, chiaro e manifesto à qualsivoglia che leggerà la presente, come hoggi alla presenza di me infrascritto Pietro Barello q. Giacomo di Somasca confesso haver ricevuto in più volte, e si chiama, vero, liquido e reale debitore di Giuseppe Bonfante q. Ambrosio da Barco, qual al presente habita in Somasca, dal quale ho ricevuto in prestito gratis et amore, zechini n° tre à lire 14 e meza per ciascheduno, dopie una à lire 25 e meza, ducatoni due à lire nove e meza per ducatone, et un crosone di lire otto, tutte monete al corrente di presente che fano in tutto lire novantasei, dico L. 96, delle quali lire 96 il sudetto Barello si chiama debitore del sudetto Bonfante, qual Bonfante fa termine un anno al prefato Barello à restituire le sudette lire 96, et io d. Gio. Calta etc. ho fatta la presente di concerto pregato e alla presenza di tutti due li predetti, qual vogliono che vagli in giudicio fuori e in ogni luogo come se fosse fatta per mano di Notaro publico, con tutte le solennità che si ricercano in simili scritture. Onde per fede del vero ho fatto la presente, e sotoscritta di propria mano.
Il sudetto Giuseppe Bonfanti q. Ambrosio alla presenza del sudetto Pietro Barello, e me d. Gio. Calta etc. delle soprascritte lire 96, dico novantasei, fa et ha fatto libera et assoluta donatione alla (p.14) chiesa di S. Bartolomeo di Somasca, occorrendo che non disponga altro delle prefate lire novantasei prima della sua morte.
d. Gio. Calta idem per supra etc. mano propria.

1632, 21 marzo - Somasca
Bernardo Bolis fu Giovanni Angelo di Saina e fratello della fu Maria Bolis rivede i conti della dote assieme al fratello del defunto marito della stessa.
(p.10) Adì 21marzo 1632 in S. Bartolomeo di Somasca
Sij noto, manifesto e chiaro à qualsivoglia che legerà li presenti come hoggi alla presenza di me D. Gio. Calta etc. Bernardo de Bolis q. Gio. Angelo de Saina e Francesco Amigoni di Costalotero q. Cumino à fatto li conti della dote della q. Maria sorella del sudetto Bernardo di Gio. Angelo e moglie del q. Bernardo Amigoni fratello del sudetto Francesco, la qual dote ariva alla somma di lire seicentodieci e soldi 9, dico L. 610,9 ricevuti parte dal sudetto Bernardo marito dalla prefata Maria, e parte del sudetto Francesco computata una …? et un ….? de quali ha disposto la sudetta Maria valutati lire trenta quatro e lire cento, per tanto bene per l’anima della sudetta Maria sposa del prefato Francesco.
Restano neti lire 476 quali presente il sudetto Bernardo e per fede del vero de concerto delle parti io infrascritto ho fatto le presenti quali hano de valere et haverà forza tanto in giudicio quanto fuori in ogni luogo.
D. Gio. Calta preposito de Chierici Regolari de S. Bartolomeo de Somasca mano propria.

1633, 19 giugno - Somasca
Codicilli di messer Pietro Barello detto il Papino
(p.9) In nomine Domine
19 giugno 1633 in camera sua in letto senza febre ma debole per l’infirmità alla presenza delli sottoscritti testimoni.
Ms. Pietro Barello detto il Papino etc.
Item lascia per 8 anni alla lampada del B. Girolamo mezo peso d’olio da darcegli di anno in anno per sin al fine degli 8.
Item lascia che se gli dichino 4 messe all’anno per 8 anni seguenti con limosina di lire 8 all’anno, cioè lire 2 per messa.
Di più lascia herede Giacomo suo figlio con obligo di maritare Caterina sua sorella.
Et instituisce tutori di detti suoi figli ms. Alberto Benaglio suo cognato et ms. Francesco d’Alessandro suo genero, quali due anco sono testimonij di detto testamento essendosi alla presenza loro fatto, et da me d. Celio Maffioli Preposito et Curato notati etc.

(Fine della trascrizione)